Dopo diversi rinvii riesco a partire per un’altra avventura in montagna,destinazione Parco Nazionale della Maiella la cui vetta ,Monte Amaro ,con i suoi 2798 m. risulta essere la seconda cima dell’Appennino,dopo il Corno Grande nel Gran Sasso .Come è rievocato dall’etimo,la Maiella ,montagna madre appunto,è considerata dai locali un luogo,un ambiente religioso sacro,l’origine di ogni cosa.Ma veniamo all’escursione.
Ascendere su Monte Amaro non è cosa semplice.A dire il vero lo avevo un pò snobbato.Visto sulla carta,i 980 m. di dislivello si colmerebbero gradualmente,una lunga passeggiata.Nulla di tutto ciò. Amaro di nome e di fatto.Si dovrebbe raggiungere in macchina il Blockhaus,ove la strada termina nei pressi di una edicola religiosa,ma l’ente Parco,non si sa per quale assurdo motivo blocca l’accesso alla strada due chilometri e mezzo prima,all’altezza di numerosi e paurosi ripetitori radiotelevisivi.Ciò vuol dire che dovremmo aggiungere alla nostra già faticosa marcia cinque chilometri in più,del tutto gratuiti.Comunque,dopo le considerazioni del caso io,Sergio(che guida il gruppo)e gli altri cinque componenti ci avviamo.Primo tratto,tra boschi di pino mugo,piuttosto pianeggiante, ma lungo(risulteranno tra andata e ritorno 26 i km da percorrere).Dopo il fontanino si fa sul serio,inizia un infinito saliscendi che ci porterà sulla vetta dell’Amaro.Si risale l’aderta pendice di Monte Cavallo(2171 m).Discesa e nuova risalita sul Focalone(2676 m)Alla nostra sinistra l’alpestre cresta della Cima delle Murelle.
Nuova discesa e nuova risalita sulla Cima Pomilio (2656 m).Un pò di stanchezza si fa sentire.Comunque siamo allietati dal volo dei gracchi corallini che nidificano sotto le rocce di Monte Amaro.Durante il cammino notiamo la presenza di numerosi resti fossili.Molte di queste creste risultano il sollevamento della barriera corallina.Dalla Cima Pomilio ci ritocca scendere ancora verso i Tre Portoni,tre selle e tre cime.Ne facciamo uno e poi tagliamo verso uno spettacolare inghiottitoio.A destra la paurosa Rava della Sfischia e del Ferro(presenza di bauxite nei contrafforti montuosi),a sinistra i Valloni Cannella e delle Mandrelle,spettacolari avvallamenti carsici.
Il paesaggio è grandioso,le cime maestose.In Sergio vedo tutto l’entusiasmo nel descrivermi i luoghi che incontriamo.Monte Amaro si staglia di fronte in tutta la sua fierezza,è lì,di fronte a noi,ma ancora tanto lontano.Ci facciamo coraggio e affrontiamo la direttissima,e,con la nebbia che ci avvolge raggiungiamo dopo cinque ore di duro cammino la sua cima e il bivacco Pelino,caratteristica cupola geodetica in metallo.La temperatura si abbassa di molto.Decidiamo di rifocillarci per mezz’ora e poi via,si riparte.Piccolo inconveniente all’altro Sergio,caduta e storta ad una caviglia.Sarà per lui una sofferenza fino al ritorno.Dopo dieci ore(poche escursioni di un giorno così lunghe riesco a ricordare)siamo di nuovo all’auto.
Ormai è il tramonto.Monte Amaro è fatto.Un grazie sincero a Sergio,al tosto Lelio,all’altro Sergio e alla reduce del campo base del K2,Gabriella.
Ascendere su Monte Amaro non è cosa semplice.A dire il vero lo avevo un pò snobbato.Visto sulla carta,i 980 m. di dislivello si colmerebbero gradualmente,una lunga passeggiata.Nulla di tutto ciò. Amaro di nome e di fatto.Si dovrebbe raggiungere in macchina il Blockhaus,ove la strada termina nei pressi di una edicola religiosa,ma l’ente Parco,non si sa per quale assurdo motivo blocca l’accesso alla strada due chilometri e mezzo prima,all’altezza di numerosi e paurosi ripetitori radiotelevisivi.Ciò vuol dire che dovremmo aggiungere alla nostra già faticosa marcia cinque chilometri in più,del tutto gratuiti.Comunque,dopo le considerazioni del caso io,Sergio(che guida il gruppo)e gli altri cinque componenti ci avviamo.Primo tratto,tra boschi di pino mugo,piuttosto pianeggiante, ma lungo(risulteranno tra andata e ritorno 26 i km da percorrere).Dopo il fontanino si fa sul serio,inizia un infinito saliscendi che ci porterà sulla vetta dell’Amaro.Si risale l’aderta pendice di Monte Cavallo(2171 m).Discesa e nuova risalita sul Focalone(2676 m)Alla nostra sinistra l’alpestre cresta della Cima delle Murelle.
Nuova discesa e nuova risalita sulla Cima Pomilio (2656 m).Un pò di stanchezza si fa sentire.Comunque siamo allietati dal volo dei gracchi corallini che nidificano sotto le rocce di Monte Amaro.Durante il cammino notiamo la presenza di numerosi resti fossili.Molte di queste creste risultano il sollevamento della barriera corallina.Dalla Cima Pomilio ci ritocca scendere ancora verso i Tre Portoni,tre selle e tre cime.Ne facciamo uno e poi tagliamo verso uno spettacolare inghiottitoio.A destra la paurosa Rava della Sfischia e del Ferro(presenza di bauxite nei contrafforti montuosi),a sinistra i Valloni Cannella e delle Mandrelle,spettacolari avvallamenti carsici.
Il paesaggio è grandioso,le cime maestose.In Sergio vedo tutto l’entusiasmo nel descrivermi i luoghi che incontriamo.Monte Amaro si staglia di fronte in tutta la sua fierezza,è lì,di fronte a noi,ma ancora tanto lontano.Ci facciamo coraggio e affrontiamo la direttissima,e,con la nebbia che ci avvolge raggiungiamo dopo cinque ore di duro cammino la sua cima e il bivacco Pelino,caratteristica cupola geodetica in metallo.La temperatura si abbassa di molto.Decidiamo di rifocillarci per mezz’ora e poi via,si riparte.Piccolo inconveniente all’altro Sergio,caduta e storta ad una caviglia.Sarà per lui una sofferenza fino al ritorno.Dopo dieci ore(poche escursioni di un giorno così lunghe riesco a ricordare)siamo di nuovo all’auto.
Ormai è il tramonto.Monte Amaro è fatto.Un grazie sincero a Sergio,al tosto Lelio,all’altro Sergio e alla reduce del campo base del K2,Gabriella.