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mercoledì 22 marzo 2006

Dolcedorme Via Luzzo



Sul mare di nubi ( prima parte) Da qualche tempo è in atto una polemica riguardo il nominare le vie escursionistiche-alpinistiche nel Parco del Pollino.Da una parte c’è chi sostiene sia giusto chiamare una via col proprio nome qualora venga percorsa e documentata per primo.Dall’altra c’è chi pensa che questa sia pura presunzione e che magari bisognerebbe fare delle ricerche storiche antropologiche per stabilire come veniva chiamata anticamente quella via, sentiero o zona dalla gente locale,pastori ecc.Per ora preferisco non schierarmi,ma per comodità personale chiamerò la via che io e Massimo abbiamo fatto l’altra volta per salire il Dolcedorme ,col nome di colui che per primo l’ha percorsa e documentata:Vittorio Luzzo (ritrovato tralaltro in cima col gruppo CAI di Catanzaro). Sembrava una giornata persa già in partenza,come al solito tempo inclemente,nebbia e minaccia di pioggia.A ciò si aggiunga da parte nostra estrema indecisione su dove andare e cosa fare.Un barlume di cielo leggermente più chiaro fanno dirottare i nostri pensieri alla vetta del Dolcedorme,il tetto del parco.Ma da dove?Da nord,pensiamo,l’avvicinamento sarebbe stato lungo;da sud avremmo avuto neve alta e farinosa con temperature relativamente alte (pericolo di slavine in quota). Decidiamo per quest’ultima ipotesi intravedendo la possibilità di salire per la via Luzzo (via di salita posta trà la “via Pietra Colonna”,fatta già il 26 dicembre scorso e la “via del Campanaro”,anch’essa risalita qualche anno fa).L’idea di non ripetere gli stessi itinerari ci fanno decidere infine per la “Luzzo”. Località di partenza :Cozzo Palumbo (m.830),dislivello da colmare 1437 m.,niente male.Appena scesi dall’auto giunge purtroppo una chiamata per Massimo;c’è da effettuare un soccorso.Visto che ci siamo, con la Panda iniziamo a perlustrare la zona per scorgere qualche segno della sua presenza. Fortunatamente,dopo una mezz’ora l’allarme rientra.Tutto ok! Finalmente si parte.Risaliamo Valle Cupa alla ricerca del sentiero che staccandosi di lato permette di ricongiungersi con la pista proveniente dall’altra località classica per il versante sud del Dolcedorme,Valle Piana (di nome ma non di fatto).Questo è il versante per i “duri”della montagna,che lascia poco spazio alle comode passeggiate,ma che offre a chi lo affronta gli itinerari più grandiosi e panoramici dell’intero Massiccio.Dopo non molto tempo ecco la neve,che si fa sempre più alta facendoci capire che oggi sarebbe stata una faticaccia,sempre se saremmo riusciti ad andare in alto.La nebbia è sempre lì e non c’è un alito di vento.E giusto che mancava ,ci sorprende anche un copioso acquazzone. La fatica maggiore comunque deriva dalla neve che diventa sempre più alta;purtroppo affondiamo alle ginocchia.Per non affaticarci eccessivamente ci alterniamo in testa nel tracciare la pista.Lungo il cammino incrociamo uno sciatore che scende trascinando i suoi sci con le mani lamentandosi che questa neve oggi non permette di fare niente.Siamo piuttosto scoraggiati e decidiamo di proseguire almeno fino alla fine della faggeta;forse,pensiamo,fuori dal bosco la neve sarà più compatta!Ma abbiamo i nostri dubbi. Al limite del bosco ci arriviamo ma la neve è sempre quella,anzi peggiora.Comunque,sembra che la nebbia ce la stiamo lasciando alle spalle.Davanti a noi l’anfiteatro di vetta di questa stupenda montagna.In montagna l’aspetto psicologico conta molto,e dallo scoraggiamento totale di qualche minuto prima,alla vista di questo spettacolo ripartiamo con nuove forze.Ma se davanti sua maestà ci lascia senza fiato,dietro di noi la scena che si presenta rapisce completamente i nostri sensi ,siamo sospesi su di un immenso mare di nubi, un oceano dal quale emergono come isole lontane i monti di Orsomarso.E’ una visione d’incanto che solo chi ha la perseveranza di crederci può avere.