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sabato 17 dicembre 2016

Monte Ciagola



Dando un’occhiata alla descrizione dell’itinerario per raggiungere il Ciagola da Papasidero salta all’occhio la sua quota abbastanza modesta di 1463 m. pensando che alla fine non sia niente di che. Non lasciatevi ingannare perché bisognerà colmare un dislivello complessivo di circa 1350 metri se si sale anche sul Timpone Sirio in una distanza di 8 chilometri. Non per niente le indicazioni in paese danno ben 6 ore di marcia fino alla vetta, una salita davvero impegnativa e lunga.



Localmente il Monte Ciagola è chiamato “U Cuppunu”(grossa coppa) proprio per la sua forma di perfetta piramide mentre dal punto di vista della sua posizione geografica è considerato“l’Osservatorio sul Parco” perché dal suo culmine sono visibili tutti i gruppi montuosi del Pollino, dal Monte La Caccia al Monte Alpi, tutte le cime fatta eccezione del settore delle Timpe, Serra Ciavole, Sparviere e Sellaro. Il panorama spazia e si allarga ulteriormente anche dal Sirino alle vette cilentane del Bulgheria, Gelbison e Cervati. Inoltre, anche se il Ciagola è la montagna di Papasidero e Aieta, si riescono a scorgere ben trentasei comuni. Ecco perché la sua ascensione ha tutti gli ingredienti per essere considerata appagante e di tutto rispetto.



Le giornate terse di questi giorni hanno suscitato in me il desiderio e la voglia di fare un itinerario nuovo ed eccezionalmente panoramico allo stesso tempo, qualcosa che mi mancava, e il Monte Ciagola è arrivato al momento giusto. Penso anche che sono trascorsi quasi venti anni da quando cercai di raggiungerlo senza successo perchè ingannato dalla quota non eccelsa lo presi un po’ sottogamba.


Ricordo che con il mio compagno, partimmo troppo tardi raggiungendo soltanto il Timpone Sirio alto appena 1090 metri in quanto cominciava già ad imbrunire. A quel punto alla vista di quel “gran piramidone” che si stagliava maestoso e lontano davanti a noi realizzammo che dovevamo fare dietro front considerata la distanza ancora notevole da coprire senza calcolare il ritorno. Erano altri tempi è vero, però rimane sempre la consapevolezza che non è un’escursione da sottovalutare.



Luogo di partenza è il piccolo borgo di Papasidero, un vero gioiello ricco di storia incastonato nella Valle del fiume Lao. Nei pressi sorge la grotta del Romito appartenente al Paleolitico superiore, famosa per il ritrovamento di luoghi di sepoltura contenenti ciascuno una coppia di individui disposti secondo un rituale ben definito.



All’ingresso vi è un masso sul quale vi è inciso uno stupendo graffito di Bos Primigenius dalle proporzioni perfette. Il nome deriva dal greco Papas Isidoros, un monaco bizantino basiliano di un monastero greco ortodosso della zona. Si pensa che Papasidero sia sorto sull’antica città di Skidros, una delle colonie di Sibari che faceva da collegamento tra Sibari e Laos.




Quando arriviamo alle 7.30 circa fa un freddo micidiale, che ti entra nelle ossa e dopo aver lasciato l’auto in una piccola area parcheggio, con Pasquale ci dirigiamo verso la chiesa di S.Maria di Costantinopoli, appoggiata ad una parete rocciosa del fiume Lao. Raggiungibile attraverso un ponte a doppia arcata essa è meta prediletta della devozione dei papasideresi.



Dopo aver osservato il luogo immerso in una cornice suggestiva e fascinosa iniziamo la lunga marcia risalendo una bella gradinata in pietra e successivamente la tortuosa mulattiera che arrampicandosi in destra idrografica del Lao ci condurrà all’attacco vero e proprio del sentiero. La pista guadagnando quota progressivamente ci immette nell’alveo dello spettacolare Canale Cassisi, caratterizzato dalla presenza di maestosi calanchi sulla destra con formazione di fine sabbia grigia fino a raggiungere la sua testata.




Già da questo punto il panorama diventa interessante verso est con il Monte La Destra che comincia a farsi vedere, poi il contrafforte centrale del Pollino con ben in evidenza il viadotto Italia dell’autostrada. Verso Nord Ovest sorge invece il Timpone Sirio che a guardarlo così non gli attribuiremmo mai la modesta quota di 1090 metri e la parte sommitale del Ciagola che emerge dal Piano delle Fosse.




In questa prima parte condividiamo la salita con un pastore che conduce e si fa condurre dal suo mulo accompagnato da due cuccioli di pittbull. Il sentiero che serpeggia fra questi sottili calcari grigi gradualmente porta ad una casetta con una tabella che indica “Schiena del Fellaro”e invece di proseguire lo abbandoniamo puntando dritto verso la parte più bassa del crinale del Timpone Sirio con l’obiettivo di attaccarlo e percorrerlo interamente.



Purtroppo incappiamo in un fitto boschetto di ginestre, felci e rovi che ci farà penare una buona mezz’ora finchè usciti allo scoperto guadagniamo in breve il crinale pietroso del Sirio risalendone il culmine. Una coppia di cavalli a brado nel frattempo ci osserva stupita pensando probabilmente da dove siano sbucati e cosa ci facciano questi due qua.




Da questo punto di osservazione il panorama comincia ad aprirsi grandioso in tutte le direzioni con un mare di nubi che progressivamente va a condensarsi lasciando emergere le vette circostanti come isole. Verso Ovest e Sud Ovest si mettono in bella evidenza la Serra Ummara, il Cozzo Petrara e Serra La Limpida, tre vette minori che superano di poco i mille metri ma anch’esse estremamente panoramiche, dei fantastici balconi naturali sul Tirreno e il litorale di Praia a Mare.




Dalla vetta del Timpone Sirio ecco apparire la piramide perfetta del Ciagola, il cui crinale pietroso dovremmo risalire ripidamente colmando 500 metri di dislivello dalla sua base. Ma prima di ciò occorrerà scendere dal versante Nord del Timpone Sirio perdendo un centinaio di metri di quota fino a raggiungere la sella posta tra le due montagne che segna la testata del Piano delle Fosse.



Adesso comincia la parte più faticosa del percorso in quanto si sale sempre ripidamente il crinale su massi di roccia dalle forme più bizzarre di ogni foggia e dimensione mentre in alto si nota un castello roccioso con una crestina che pare segnare la vetta ma è pura illusione. Arrivati in quel punto un'altra bastionata rocciosa da superare si staglia davanti maestosa. Il mio altimetro satellitare mi dice che mancano ancora 150 metri di dislivello e quindi si va dritto per dritto fino a guadagnare finalmente l’agognata cima.




Sulla vetta del Ciagola il tempo e lo spazio sembrano fermarsi perché il panorama e le condizioni ambientali sono davvero eccezionali, tra i più belli e grandiosi che abbia mai visto. L’orizzonte da Nord a Sud Est è coperto da un ovattato mare di nubi che nasconde alla nostra vista il Tirreno ma che, come dicevo prima lascia emergere le vette circostanti. Il maestoso Monte Sirino proprio davanti a noi a Nord con i monti La Spina, Zaccana e Alpi; ben nitidi come se fossero vicinissimi appaiono i monti del Cilento, il Cervati, il Gelbison e la piramide del Bulgheria che gioca a nascondino con le nuvole.




Verso sud entra in scena la sfilata della catena sud occidentale dei monti di Orsomarso, il gruppo della Montea con La Caccia e il Petricelle, La Mula e i paurosi canaloni del Cozzo del Pellegrino e de La Calvia. Andando verso sud est ecco le cime più arrotondate del gruppo del Caramolo con lo Scifarello, la Serra Lupara e Timpone Magara. Ad Est sgombero di nubi l’intero blocco centrale del Massiccio del Pollino, i Colli dell’Anticristo, Coppola di Paola, Monte Pollino, Dolcedorme, Serra del Prete, la Manfriana con Timpa del Principe e la Serra di Crispo. A completare il quadro fa capolino anche una splendida e argentea luna che domina su tutto.


Restiamo molto tempo a contemplare cotanta bellezza mentre gli scatti con le nostre macchine non si sprecano e i nostri occhi non si saziano, ma è ora di tornare purtroppo, a malincuore perché non vorremmo mai lasciare un luogo così bello. Durante la discesa per la medesima cresta folate di nubi ci avvolgono nascondendo il paesaggio circostante. 


Poi invece di dirigerci verso la sella prendiamo a sinistra verso un valloncello invaso da felci bruciate rintracciando una pista che porta ad un rudere. Il sentiero risulta segnato con segni di vernice sbiaditi bianco-rossi che ci porta dritti per la via del ritorno, attraversando dapprima il Piano delle Fosse e successivamente Schiena del Fellaro fino alla testata del canale Cassisi. Raggiungiamo finalmente il borgo di Papasidero praticamente al tramonto dopo nove ore di duro cammino ma di grande soddisfazione.