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sabato 18 agosto 2018

Gran Sasso L'anello delle Tre ferrate parte 1 la Brizio



Saputo che tutte le ferrate del Gran Sasso erano state rifatte ex novo mi sono prontamente attivato per organizzare un'uscita al fine di fare le due che ancora non conoscevo. Si tratta della Guido Brizio che corre lungo il fianco nord della vetta Occidentale, parallelamente e molto più in basso rispetto la via normale e la nuova ferrata che scende dalla vetta orientale del Corno Grande proprio a fianco della via normale. 


Avrei incluso chiaramente anche la Ferrata Ricci per chiudere un fantastico ed impegnativo anello partendo dal Piazzale di Campo Imperatore. Al bivio della Sella del Brecciaio sarei sceso sulla sinistra per andare ad intercettare la Brizio percorsa la quale avrei raggiunto la Sella dei due Corni e il rifugio Franchetti. In successione avrei facilmente attaccato la ferrata Ricci fino in vetta all'Orientale con discesa lungo la nuova ferrata. Infine, dalla base sul Calderone mi sarei ricongiunto alla sella del Brecciaio lungo il sentiero per il Passo del Cannone. Già il progetto si sarebbe potuto attuare l'anno scorso ma allora preferii fare la via dei Laghetti al Prena che ancora mi mancava. 




Contatto alcuni amici della zona e come al solito Gianluca da Ortona che non mi dice mai di no accoglie con entusiasmo l'invito. Con lui c'è una coppia di amici, Matteo e Simona pronti ad aggregarsi. Quando chiedo notizie sulla condizione della Brizio però sorge un problema. Sembra che ad ostacolare la riuscita del tutto ci sia un nevaio che attraversa la ferrata ricoprendo il segmento di cavo. Questi inoltre avrebbe danneggiato seriamente la scala lunga rendendola a detta di alcuni pericolante. 



Dal gestore del rifugio Franchetti vengo a sapere anche che ufficialmente la Brizio è chiusa per i motivi suddetti e qualcun altro mi dice invece che con corda, ramponi e piccozza l'ostacolo si può superare. Siccome Gianluca è un tipo tosto mi dice senza esitare: "e allora ci portiamo ramponi e piccozze!". Alla situazione della coppia che verrebbe con noi che dispone soltanto del set da ferrata si sarebbe ovviato proponendo loro di separarci alla sella del Brecciaio per raggiungere il Franchetti dove ci saremmo ritrovati. Da quel punto avremmo proseguito per la via Ricci completando il nostro iter insieme. 





Un altro fattore di rischio era dato dal meteo che in questo periodo pseudo-estivo portava temporali dal pomeriggio e sinceramente trovarsi attaccati ai cavi metallici durante le scariche di fulmini non sarebbe stata la situazione migliore. In effetti i timori erano giustificati perché il giorno prima giungendo all'Aquila ero stato colto per strada da poderosi acquazzoni e in lontananza verso il Velino i fulmini si erano fatti vedere e sentire in sequenza.




Mi rincuorava però scorgere che verso il Gran Sasso vi erano ampie aperture che lasciavano sperare al meglio per il giorno dopo. Lo stesso giorno diversi componenti della mia sezione cai erano saliti sulla vetta Occidentale per la normale trovando tempo perturbato il pomeriggio e beccando l'acqua sulla via del ritorno.




Fatte tutte le considerazioni decidiamo in ogni caso di rispettare il programma anche se per me e Gianluca significherà partire con zaini pesanti tipo "invernale" solo per non correre il rischio di tornare indietro al punto critico della ferrata. Dopo aver ammirato l'alba sul Prena e preso qualcosa all'ostello alle 8.30 partiamo da Campo Imperatore risalendo lungo il classico sentiero che porta verso la prima Sella mentre il rifugio Duca degli Abruzzi occhieggia dall'alto del colle. 



La giornata è splendida e mentre noi e una marea di gente si avvia per la Sella del Brecciaio approfittando del bel tempo ammiriamo gli altri giganti del Gran Sasso che imperano ad Ovest, quali il Pizzo Cefalone, l'Intermesoli e il Corvo. Giungiamo così alla Sella del Brecciaio invasa da molti escursionisti e dopo una meritata pausa io e Gianluca ci separiamo da Matteo e Simona che invece proseguono verso la Sella dei due Corni. 




Occorrono dieci minuti per attaccare la Brizio che nel primo tratto è da considerarsi più un sentiero attrezzato che una ferrata vera e propria. Abbiamo però modo di apprezzare i cavi di acciaio e i fittoni nuovi di zecca e rilucenti. La progressione continua assumendo un andamento a tratti verticale e a tratti su cenge in parete. Incontriamo in alto un estetico nevaio mentre più su una immensa processione di gente sta salendo verso l'Occidentale tra cui Matteo e Simona che ci salutano da lontano. Davanti a noi si staglia il versante Nord del Corno Piccolo, con le sue spalle e i suoi torrioni aguzzi. 





Dopo un tratto verticale servito da una scaletta metallica verso il basso scorgiamo il nostro nevaio che appare molto vicino ma solo in apparenza. Dobbiamo avanzare ancora di parecchio manovrando sul cavo per giungere alla "famigerata" scala. Osserviamo la situazione e constatiamo che non è "tragica" come invece era stata dipinta. La scala è ben fissata su quattro fittoni, due in testa e due al centro, mentre risultano spezzati di netto i due alla base. Nonostante sia piegata assumendo un andamento sinuoso a causa della pressione esercitata dal peso della neve dell'inverno risulta sicura e solida. 




La discesa ci porta in tal modo all'interno del crepaccio alto un paio di metri, ovvero nella spaccatura tra il nevaio e la parete. Qui Gianluca lo risale verso l'alto per vedere se è aggirabile. Una corda fissa invece suggerisce di scendere verso il basso. Io non ci penso due volte e calzo i ramponi, impugno le mie picche e aggredisco atleticamente il muretto di neve dura uscendo in alto. Nel frattempo noto che il compagno lo ha aggirato agevolmente dall'alto e contemporaneamente un gruppo proveniente dalla parte opposta, presumibilmente del Veneto sta passando un po' a fatica dal basso.





Morale della favola, non ci sarebbe stato bisogno né di attrezzatura invernale quantomeno di corde. Purtroppo per non aver voluto rischiare un dietrofront dovrò sobbarcarmi il peso dello zaino per il resto dell'escursione. Dal mio punto di vista la ferrata non è male. L'unica considerazione che faccio è che siccome il suo percorso è stato modificato si sarebbe potuto evitare di farla passare per quel nevaio che pare investa la scala ogni inverno rischiando di renderla inagibile perennemente e con essa l'intera ferrata. 




Dispiace anche di esserci separati da Matteo e Simona quando invece sarebbero potuti venire con noi tranquillamente. Pazienza, è andata così, si consoleranno con la Ricci e l'altra ferrata. Usciti dal sentiero attrezzato ci dirigiamo verso la Sella dei due Corni e in fondo scorgiamo un bel branco di camosci, forse una trentina che scorrazzano lungo il pendio a valle, davvero mai visti così tanti insieme. Infine, dopo una pettata tremenda raggiungiamo la Sella dei due Corni scendendo successivamente al rifugio Franchetti gremito di gente come formiche dove ci aspettano i nostri amici. Pausa meritata con panino e via ad attaccare la via Ricci alla vetta Orientale.....to be continued