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lunedì 30 agosto 2021

Gran Sasso Corno Grande Vetta Occidentale Via Normale var. Aerea

 

Trasferta di fine luglio sul Gran Sasso nel tentativo di un’attraversata alpinistica sul Corno Grande, ma ecco che un vento inviperito e rabbioso ci rovina la festa. Purtroppo anche la discriminante vento a volte diventa fondamentale per la riuscita della gita o la tipologia di attività che si vuole svolgere. Dagli 80 km/h previsti qualche giorno prima dal meteo si passa ai 40 la sera prima dell’escursione, ma le previsioni non essendo una scienza esatta a volte ti fregano.



La data, per una serie di incastri insindacabili non può essere spostata, il viaggio di sei ore dalla Calabria è programmato e quindi non si rimanda, si parte e si va. L’Aquila mi accoglie con temperature implacabili,36 gradi nel tardo pomeriggio e per essere una delle città più fredde d’Italia la dice lunga sulla potenza di questi assurdi anticicloni africani che stanno mettendo a ferro e fuoco la nostra penisola.



Ad aspettarmi c’è Gianluca con il quale abbiamo appuntamento il giorno successivo “zona” piazzale Campo Imperatore. Cosa vuol dire “zona Campo Imperatore”? E qui viene il bello. Dalla scorsa estate imperversa la “sindrome da dopo lockdown”che sta causando un’invasione incontrollata di gente nei luoghi di montagna più gettonati. Gia’ la scorsa estate Colle dell’Impiso, località di partenza più frequentata del Pollino era praticamente un ammasso di auto e camper parcheggiati selvaggiamente tanto che non riuscivi quasi a passare a piedi. Campo imperatore peggio.



Nei mesi estivi è già un carnaio ed ora per arginare la calca fanno pagare il parcheggio al piazzale ed è stata attrezzata un’area parcheggio più in basso costringendoti a salire poi con la seggiovia. Lo scorso 16 agosto il lago di Pietranzoni, caratterizzato dalla presenza di rarissime praterie d’alta quota, habitat costituito da molte specie protette, era circondato da decine di camper tanto che Campo Imperatore è stato soprannominato “Camper imperatore”. Inoltre lungo il sentiero che conduce a Sella di Monte Aquila si sono formate code di escursionisti ferme per centinaia di metri tipo autostrada bloccata. Assurdo! Questo non è turismo, è sottosviluppo. Il Parco faccia il parco inteso come area di tutela ambientale e fruizione rispettosa, senza trasformarsi in parco gioco.


Montagna 360 nel numero di agosto faceva una bella riflessione su ciò che sta avvenendo. In parte dice:”…è anche il momento per domandarsi quali limiti dobbiamo porci per evitare lo snaturamento del nostro andare per monti. Abbiamo davanti agli occhi le code sui sentieri, i parcheggi strapieni e le folle nei luoghi di maggior pregio. Di riflesso questo significa aumentare le infrastrutture di supporto al turismo, maggiori rifiuti, disturbo persistente a vegetazione e fauna e più rischi di sicurezza (com’è accaduto l’anno scorso sul Pollino). Non si tratta di porre nuove regole e nuovi limiti, ma di crescere nella comprensione dei problemi che può creare all’ambiente naturale e di prendere coscienza delle nostre personali responsabilità. Per fare le scelte giuste per il nostro ambiente preferito basta un po’di buon senso e molta ragionevolezza”.


Basterebbe guardarsi un po’ attorno, allargare i propri orizzonti e aprirsi a soluzioni diverse e variegate. Comprendere in altre parole che nel programmare le gite non esistono solo “Campo Imperatore”o “Colle Impiso” per dirne due, e che non esistono soltanto i mesi estivi. Il flusso degli escursionisti diverrebbe in tal modo più omogeneo e distribuito più uniformemente.



Detto questo ci diamo appuntamento alla località di partenza per il Brancastello, o Centenario se vogliamo. Lasciamo un’auto e con l’altra raggiungiamo il piazzale. Per trovare un posto in effetti abbiamo qualche difficoltà ma alla fine ci avviamo per la sella di Monte Aquila. Stranamente incontriamo molti gruppi che stanno scendendo dal Corno Grande, probabilmente fatto in notturna viste le temperature. Purtroppo però il vento è molto sostenuto e l’eventualità di rinunciare al concatenamento delle vette comincia a concretizzarsi.


Il paesaggio,percorrendo la strafrequentata strada per il Corno Grande è sempre grandioso. Svettano ad ovest gli altri giganti del Gran Sasso che si chiamano Intermesoli, Corvo e Cefalone. Nel frattempo e abbastanza velocemente dopo aver risalito una ostica rampa inclinata raggiungiamo la Sella del Brecciaio.




Mentre cerchiamo di valutare intensità e direzione del vento che non dà tregua e pare rinforzarsi ulteriormente ecco apparire maestoso il Corno Piccolo. Dopo la pausa di rito attraversiamo la Conca degli Invalidi direzione Passo del Cannone per andare ad attaccare infine la nuova ferrata del Calderone, ma a questo punto e a malincuore dobbiamo fermarci. Il vento è troppo forte; stimiamo una velocità di 70,80 km/h. Troppo pericoloso salire su una cresta esposta ed aerea in queste condizioni intenti ad armeggiare con le corde.Incontriamo anche una guida alpina con dei clienti in ritirata, nel tentativo di fare la nostra stessa via. A questo punto la decisione è definitiva, si rinuncia.



L’unica alternativa a questo punto è la via normale per la vetta Occidentale. Anche se aleggia un po’di amarezza non voglio considerarlo un premio di consolazione. Dopotutto è più sconfortante tornare a casa senza nulla in mano. Nel nostro caso invece la vetta la portiamo a casa, per la via normale che non avevo mai fatto. Ma soprattutto è imperativo non sfidare le condizioni meteo avverse. La sicurezza prima di tutto.



Si sale in mezzo alla carovana di gente e ad una diramazione prendiamo a sinistra quella che su alcune mappe è chiamata “Variante aerea”. Il panorama che si apre lungo questo tratto è superbo sull’intera cresta delle quattro vette del Corno e sul nevaio del Calderone, vista parzialmente preclusa salendo per il percorso classico più battuto. In vetta fortunatamente non troviamo molta gente, una ventina di persone in tutto. Sicuramente il forte vento ha fatto da cernita e considerato il periodo è una grande fortuna.



Indescrivibile il panorama dal re dell’Appennino a trecentosessanta gradi, anche se la foschia e lo scirocco offuscano purtroppo la vista all’orizzonte. Consumato il nostro panino riparati alla meno peggio dal vento in un anfratto roccioso sotto la croce di vetta, scendiamo per la Via delle Creste, molto aerea, in alcuni tratti affilata, panoramica e deserta che ci deposita direttamente alla Sella del Brecciaio.


Essendo ancora presto valutiamo la possibilità di raggiungere il bivacco Bafile lungo la ferrata che corre sul fianco sud del Corno Grande. Giunti però ad un centinaio di metri dal Sassone il vento diventa talmente forte da non stare in piedi e non riuscire neanche a parlarci. Di sicuro non avrebbe senso andare a combattere contro la forza del vento attaccati ad un cavo metallico. Anche un gruppo di escursionisti della mia sezione CAI la mattina ha rinunciato al Bafile. Niente da fare, oggi ha vinto Eolo.



Non rimane che ritornare al marasma del piazzale di Campo Imperatore. Gianluca tornerà ad Ortona, io il mattino successivo ripartirò per la Calabria. L’appuntamento con l’attraversata delle quattro cime è solo rinviata a tempi migliori sperando stavolta di trovare condizioni favorevoli.