domenica 28 aprile 2024

Gran Sasso Corno Piccolo Canale Sivitilli e discesa per il Centrale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per questa nuova trasferta invernale avevo messo in programma una salita sul Matese, massiccio che ancora non conosco, ma per mancanza di condizioni ho preferito ripiegare infine per il Gran Sasso che dà sempre le garanzie migliori. Così domenica 14 aprile si va sul Corno Piccolo salito l'ultima volta ben 14 anni fa, il 23 maggio 2010 lungo la via del Canalone.

Ricordo la neve abbondante, notevole per il periodo, niente a che vedere con ciò che abbiamo vissuto in questo "non inverno". Come dimenticare poi l'allegra compagnia capeggiata dal mitico Remo da Sulmona, colorito personaggio "pre social" molto popolare e conosciuto in zona, e dall'amico Carlo da Roma.

Per questa sortita faccio però fatica a trovare compagni, probabilmente scoraggiati dalle temperature troppo elevate per il periodo, un anticipo d'estate che si protrae da inizio aprile. Infine, nonostante lo zero termico sia schizzato intorno ai 4000 metri riesco a convincere l'amico Falk ad unirsi a me anche perché dal Gran Sasso mi giungono notizie incoraggianti circa le condizioni generali delle vie, accettabili in tutti i versanti eccetto forse quelli esposti a sud. L'unico consiglio è quello di partire molto presto la mattina.



Così dopo una levataccia memorabile muovo da Assergi direzione Prati di Tivo che raggiungo poco dopo le sei. Ad attendermi ci sono Falk, Michele e Daniela giunti il giorno precedente dalla Puglia, accompagnati da Francesco, un ragazzo di origine pugliese ma residente a L'Aquila. La giornata è perfetta e l'imponente mole del Corno Piccolo pare voglia accoglierci a braccia aperte. Il programma accattivante prevede infatti l'ascensione del Canale Sivitilli e la successiva discesa per il Centrale.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con una sola auto ci spostiamo verso Cima Alta o "Valico del Laghetto", alcuni chilometri ad est dei Prati di Tivo nei pressi di un rifugio ristorante. Questa località di partenza situata a quota 1635 m. consente di guadagnare circa 200 m di dislivello e un avvicinamento più dolce e graduale rispetto alla pettata tremenda che imporrebbe la partenza dai Prati di Tivo. Oggi da qui partono diverse cordate, quasi tutte dirette verso il Ghiacciaio del Calderone, mentre sembra che solo il mio gruppo andrà sul Corno Piccolo.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Velocemente raggiungiamo l'albergo diruto dell'Arapietra. Costruito nel 1935 sorge a quota 1896 m. su una cresta quasi pianeggiante che fa parte della dorsale del Corno Piccolo. Mai completato fu saccheggiato nel dopoguerra, divelte porte e finestre, rubato il ferro e altro materiale, danneggiato il tetto. Ben presto divenne il simbolo di quella bellissima cresta che guarda il mare, la Val Vomano e i due Corni separati dalla Valle delle Cornacchie. Una storia tribolata dunque. Chissà in futuro si possa pensare a un suo recupero.



In ogni caso dopo circa cinquanta minuti dalla partenza raggiungiamo la stazione a monte della funivia proveniente dai Prati di Tivo naturalmente chiusa, e subito dopo oltrepassiamo la "Madonnina". Poco prima del Passo delle Scalette deviamo a destra per intraprendere il traverso che costeggia la parete nord del Corno Piccolo. Da questo punto di osservazione è impressionante la vista dell'immane “Paretone” della vetta orientale del Corno Grande.



Inizialmente la traccia è scoperta ma subito dopo, a quota 2100 metri incontriamo la neve e a questo punto tiriamo fuori casco, ramponi e piccozze. Nonostante il rigelo notturno non sia stato sufficiente a ghiacciare completamente la neve, essa risulta comunque portante quanto basta.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

Infine raggiungiamo la verticale dell'evidente canalone che fiancheggia le placche inclinate del versante nordest della Prima Spalla. La risaliamo in dura erta fino all'imbocco del Sivitilli, comune al Canale Centrale e alla via normale da nord. Mentre questi ultimi piegano verso sinistra, il Sivitilli sale diretto a destra di un evidente sperone. Il canale, un estetico e suggestivo coloir si presenta da subito piuttosto incassato, in ambiente freddo sempre in ombra. La temperatura all'interno non supera infatti i tre, quattro gradi nonostante la giornata mite.



Procediamo su una pendenza media ma sostenuta di 50° gradi continui che raggiunge i 55° nel canalino di uscita diretta. Anche se non vi è ghiaccio, a parte qualche breve tratto, la neve lungo la traccia ben scalinata è compatta permettendoci un notevole risparmio di energie. Sotto di me Daniela, la meno esperta della cordata viene assistita in maniera eccellente da Francesco e Michele che di tanto in tanto provvede a scavare nella neve piccole piazzole che le permettono ogni tanto di tirare il fiato. E’ proprio vero che il gioco di squadra paga sempre. In ogni caso la nostra ascensione prosegue spedita e riusciamo a tenere un buon ritmo anche se ad un certo punto i polpacci cominciano a reclamare. Ma si va avanti, rampone, rampone, picca, picca senza un attimo di tregua fino ad affrontare l'uscita di destra dove la pendenza raggiungerà i 55° abbondanti.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli ultimi metri sono baciati dal sole che finalmente comincia a scaldare i nostri animi ma che purtroppo ci costringe a superare l'ultimo tratto in maniera disagevole su neve molle. Ma ormai è fatta, solo pochi metri e siamo sulla prima Spalla del Corno Piccolo alla ragguardevole quota di 2585 m.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il panorama che si apre da qui è assolutamente fantastico con il lago di Campotosto sullo sfondo, poi il monte Corvo, l'Intermesoli e il Pizzo Cefalone con l'imponente cresta ovest della vetta occidentale del Corno Grande che degrada infine verso la profonda val Maone sotto di noi. Verso est l'ultimo tratto di cresta ci separa dai 2655 m del Corno Piccolo che dopo quanto affrontato, è quasi una formalità. Con tutta calma mentre godiamo della magnifica vista raggiungiamo l'agognata vetta. A parte noi e un signore di Roma che ci ha preceduti in solitaria non c'è anima viva. Non c'è l'affollamento tipico della più facile ed accessibile Vetta Occidentale del Corno Grande.



Dalla cima è un privilegio contemplare lo spettacolo delle quattro vette del Corno Grande, con il Vallone delle Cornacchie che sale ripido verso il Calderone a noi nascosto. Poi aggrappato sopra uno sperone roccioso sorge il rifugio Franchetti, estremamente strategico per salite estive e invernali ai Corni. Ma non è per nulla finita perché adesso dobbiamo continuare a tenere alta la concentrazione sulla discesa che avverrà lungo la via del Canalone poco meno ripido rispetto al Sivitilli. Non ci sarà da stare troppo allegri perché bisognerà scendere faccia a monte non sapendo bene in che condizioni lo troveremo.



Mentre io e il signore di Roma ci avviamo, Michele e Francesco provvedono a legarsi con Daniela per metterla in sicurezza. Così prima di raggiungere la Prima Spalla del Corno Piccolo svoltiamo a destra, iniziando a scendere per l'ampio pendio che sovrasta il canale di discesa. All'inizio la pendenza non è eccessiva e la neve sfondosa, ma non appena il canale inizia a restringersi essa si accentua assestandosi intorno ai 45°ed è qui che dobbiamo mantenere alta l'attenzione per via delle condizioni mutevoli della neve. Seppur scalinato, si alterna neve inconsistente con altra assestata, poi crostosa e fondo di ghiaccio vivo, direi un po' malmesso.



Ogni gesto deve essere sempre ben misurato: rampone, rampone, picca, picca, con la differenza che ora stiamo scendendo faccia a monte, lungo questo canale che risulta maledettamente infinito. Il mio compagno del momento continua a nutrire delle riserve sul fatto che forse saremmo dovuti scendere di nuovo per il Sivitilli ben tracciato durante la salita, ma ormai siamo qua' e non si torna indietro. Dopo due strettoie ghiacciate non banali finalmente ci portiamo fuori da ogni difficoltà, ma la pessima neve che troviamo sotto ci obbliga a scendere ancora faccia a monte fino in fondo alla base della verticale dove arrivo con i polpacci scoppiati. Sostiamo così in uno spiazzo erboso scoperto dove leviamo l'imbrago. Qui l’amico romano mi saluta e se ne torna direzione Prati di Tivo. Poco dopo mi raggiunge il resto del gruppo con Daniela piuttosto provata. In effetti anche se i canali sono classificati PD+ richiedono un impegno fisico e mentale continuo e prolungato senza possibilità di tregua.



Dopo aver preso fiato e mandato giù qualche barretta decidiamo di tornare per la stessa via dell'andata, evitando così la discesa ripida e diretta spacca gambe per i Prati di Tivo. Superato il traverso, il resto sarà una passeggiata e il quadretto del prato ricoperto di crochi con i due Corni sullo sfondo sancisce di fatto la fine di questa splendida escursione.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giunti alle nostre auto finalmente stacchiamo la spina. In definitiva è stata un'esperienza molto appagante ma altrettanto spossante, una via da non sottovalutare nel modo più assoluto. Salire il Corno Piccolo in inverno non è affatto banale: 1115 m di dislivello per una distanza di circa otto chilometri e mezzo andata e ritorno, con una neve che non era delle migliori.



Al termine giunti al piazzale molto soddisfatti ci concediamo un terzo tempo allo Chalet dei Prati di Tivo tra birra, arrosticini e cheesecake al pistacchio. Ringrazio personalmente Falk per aver accolto il mio invito, insieme a Michele, Daniela e Francesco per la loro preziosa partecipazione.



 

 

 

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