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domenica 11 giugno 2023

Pollino Cresta sud ovest parte bassa

Archiviata definitivamente la stagione invernale ritorno per monti dopo oltre un mese di stop, bloccato da uno snervante lockdown meteorologico che ha messo a dura prova la mia sanità mentale. Vorrei poter dimenticare questo terribile mese di maggio, ma non si può. Dolore e sgomento per Denise, la cui giovane vita viene spezzata durante una battuta di rafting nel fiume Lao lo scorso 30 maggio inserita nel contesto di una gita scolastica. Anche se le circostanze e le dinamiche sono diverse, l'evento richiama inevitabilmente alla mente il tragico ricordo del Raganello del 2018, ma quello fu tutt’altra cosa.




In realtà anche giugno non comincia con i giusti auspici per via dei fenomeni temporaleschi talvolta improvvisi e violenti che scoppiano quasi ogni pomeriggio nelle zone di montagna e che si esauriscono in tarda serata. Per aggirare l'ostacolo provo ad organizzare con il socio una notturna per immortalare l'alba e rientrare in tarda mattinata, prima che l'ira di Zeus si scateni per l'ennesima volta e ci sorprenda nelle ore centrali del giorno.




Stabiliamo di uscire tra il due e il tre giugno obiettivo una montagna dell'Orsomarso mai salita prima. Qualche ora prima però mi ritrovo da solo causa rinuncia forzata del compagno e piani saltati. Visto che ormai lo zaino è bello che pronto decido di andare ugualmente in solitaria la mattina del 3 giugno zona Pollino per una esplorativa messa in cantiere da qualche tempo. Il meteo dice temporali da mezzogiorno e quindi è d’obbligo essere veloce.




Partenza da Colle dell'Impiso alle 7.30 direzione Gaudolino. I sentieri sono estremamente fangosi e l'erba ancora verde per le continue piogge ma nonostante tutto in poco più di un’ora raggiungo il soleggiato pianoro, tappezzato da un'incantevole fioritura di gialli ranuncoli montani. Lo attraverso per imboccare il sentiero della Tagliata che aggirando il fianco occidentale di Monte Pollino incrocia prima il sentiero del Patriarca e raggiunge poi il Pollinello.




Al belvedere di quota 1760 allorché si incontrano i primi loricati abbandono il sentiero e prendo a salire in libera la cresta sud ovest seguendone il filo. Si tratta di un percorso inusuale, al di fuori dei soliti circuiti escursionistici che si identifica con la parte bassa della cresta sudovest e che in alto a quota 2000 si collega con la cresta alta e si innesta con la via normale o sentiero del Pollino. Nel frattempo è meglio che mi dia una mossa perché cominciano a comparire le prime nuvole dall'aspetto poco rassicurante.




Il luogo è decisamente selvaggio, per gli amanti della wilderness più autentica, oltre che di grande interesse naturalistico e paesaggistico. Costeggiando dirupi e pareti rocciose si incontrano numerosissimi pini loricati per la maggior parte secchi, alcuni monumentali e slanciati, altri abbattuti, prostrati e contorti, bersagliati dai fulmini che in questo versante vengono evidentemente attirati con facilità. In alcuni tratti bisogna mettere le mani sulla roccia nel superare passaggi di primo grado, altrimenti evitabili tenendosi un po' all'interno.




Il panorama mozzafiato guarda la dirimpettaia Serra del Prete e il vallone del Colloreto fino al borgo di Morano Calabro sovrastato dall'autostrada. Versante sud si scorge il patriarca del Pollino che emerge dalla faggeta con la sua chioma ampia e piatta e altri loricati che svettano sulla Serra del Pollinello che comincia ad essere avvolta dalle nubi.




A questo punto vorrei salire verso la cima ma non appena giungo nei pressi della grande dolina il Pollino diventa improvvisamente nero e comincia a piovere copiosamente. Lungo il sentiero e in cima ci sono diversi escursionisti che farebbero bene a battere i tacchi perché non appena imbocco il sentiero in discesa all'altezza dei loricati un primo secco boato squarcia la quiete di questo luogo e si scatena un improvviso e violento nubifragio seguito da altre saette che trasforma velocemente i sentieri in ruscelli.











Dispiace per un gruppo di escursionisti abruzzesi appena incontrati giunti per la prima volta sul Pollino, costretti a malincuore ad abbandonare l'idea della cima. La pioggia è così battente da impedirmi di usare addirittura il cellulare, riposto nello zaino per non rovinarlo, e sarà così fino a Colle Impiso dove arrivo fradicio fino alle mutande. Meno male che alle prime gocce per sicurezza ho inviato a casa un SMS per avvisare del mio rientro. Penso nel frattempo a quelli che sono nei pressi della cima, colti improvvisamente dal temporale, giunto con due ore di anticipo rispetto alle previsioni, augurandomi che non accada nulla di spiacevole. A parte in un'altra occasione su Montea molti anni fa, credo di non aver mai preso tanta acqua in vita mia. Questa volta Zeus con la complicità di Apollo mi ha letteralmente rimandato a casa a calci nel sedere. Almeno sono riuscito a portare a termine questa esplorativa, che tutto sommato avevo programmato. Il resto era già noto.




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