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lunedì 4 aprile 2022

Monte Alpi Titanic

 

Il versante nord di monte Alpi è tra le mie mete invernali preferite, montagna dal “taglio” insolito, ambiente severo e verticale che non lascia alcuna possibilità di salirlo attraverso percorsi escursionistici. Esiste in realtà una rete di sentieri realizzati dalla comunità montana locale ma si mantengono tutti bassi. Collegano tra essi i rifugi Favino e Tellus Mater con la località Niviera arrivando fino ai Frusci sul versante occidentale. Vi è incluso il “Sentiero della Pietra” che insinuandosi nel bosco Lupara si ferma soltanto al Belvedere di quota 1500 m. 





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Unica eccezione dunque per raggiungere le cime di Santa Croce e Pizzo Falcone attraverso una via normale in questo versante è il sentiero Italia T04 Latronico Castelsaraceno che parte dal rifugio Favino. D’inverno però se vi è ghiaccio in cresta anche questo assume caratteristiche alpinistiche e pertanto va affrontato in sicurezza e con attrezzatura adeguata.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il versante settentrionale dell’Alpi è pertanto appannaggio degli alpinisti invernali che ogni anno giungono qui’ da tutto il sud Italia ad affrontare con ramponi e piccozza le vie di ghiaccio e misto che solcano la parete del Santa Croce. Tra le tante aperte di questo variegato ventaglio di linee mi mancava Titanic messa in programma ad inizio inverno e organizzata soltanto per sabato 26 marzo, quindi a fine stagione in una giornata mite seguita purtroppo da tre giorni di caldo. Confidiamo che le ultime abbondanti nevicate e l’esposizione a nord possano aver preservato condizioni accettabili. Infine possiamo dire che l’abbiamo presa per i capelli, sempre meglio tardi che mai.





Dalla webcam del giorno prima, posizionata nei pressi di monte Armizzone non riusciamo a cogliere bene i dettagli della montagna e al nostro arrivo temiamo di trovare la parete piuttosto magra. Invece con nostra sorpresa, a parte radi affioramenti notiamo che è bella pienotta, le vie ci sono tutte e questo è di buon auspicio per una salita soddisfacente.





Così dopo aver parcheggiato al rifugio Tellus Mater (chiuso), senza indugiare oltre con l’amico Falk ci avviamo per l’ampia sterrata che da esso si dipana e che più in là diventa sentiero ben segnato e conduce in un’oretta al Fosso della Niviera. Mentre da lontano il percorso a vista è ben chiaro, giunti sotto, in un dedalo di rocce e canalini non è semplice individuare l’attacco preciso. Abbiamo però come riferimento un roccione di forma triangolare molto evidente e riconoscibile che si erge appena fuori dal bosco e che si raggiunge attraversando il fosso e risalendo sulla sponda opposta una linea di canale interessato da frequenti slavine.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci insinuiamo in tal modo nel canalino su pendenze iniziali di 40° fino ai 50° dell’uscita. Procediamo sciolti per un breve tratto ma poi ci imbrachiamo e andando in sicurezza con i tiri. Apro io il primo sfruttando quasi l’intera lunghezza di corda fino ad arrivare di fronte ad uno scalino da superare a sinistra attraverso un canale sinuoso che risaliamo nel secondo tiro. Nel terzo tiro invece ci portiamo alla base del passo più impegnativo che affrontiamo nel quarto tiro, un passaggio di misto da vincere a sinistra su un'inclinazione che tocca quasi i 60°con pessima neve e ciuffi d’erba affioranti. Seguendo la linea più logica giungiamo all’ultimo tiro anche evitabile procedendo su roccette e poi di nuovo in libera per la soleggiata rampetta finale a guadagnare la cresta.





Su tutti i tiri proteggiamo utilizzando fittoni, friend e nuts dove è possibile infilarli, grappette da ghiaccio nei pochi punti ghiacciati e qualche chiodo da roccia nell’allestire le soste. Le condizioni della neve sono tipiche primaverili, quindi non eccezionali. A volte è morbida, a volte più portante, poi crostosa dov’è baciata dal sole e solo in alcuni tratti in ombra è ghiacciata. Infine seguendo i segnavia del sentiero Italia che risale la cresta raggiungiamo prima Timpa del Corvo e infine i 1893 m di Santa Croce.





Eravamo partiti con cielo sereno e siamo giunti in vetta con ampie velature, preludio del cattivo tempo che sarebbe arrivato il giorno dopo a rendere piuttosto grigio e schermato da una patina di foschia il paesaggio che si apre da questo superbo balcone naturale. E così i giganti del Pollino e le vette del Cilento appaiono poco visibili, meglio il Sirino molto più vicino a noi. La perfetta piramide di Pizzo Falcone è decisamente tagliata in due, innevata a nord, completamente asciutta e scoperta a sud. In ogni caso dopo l’autoscatto di rito in vetta e dopo aver riposto l’attrezzatura negli zaini ci avviamo per il ritorno andando ad intercettare le tracce lasciate da un salitore che procedono lungo l’anfiteatro della Neviera. 





Quando l’innevamento è cospicuo la discesa lungo la Neviera è disagevole e insidiosa perché si tratta di un notevole accumulatore di neve, un imbuto che all’altezza del fosso, allorché si restringe diventa una vera e propria trappola dove si può affondare tranquillamente fino alla vita. In altri casi la parte alta, molto ripida è talmente ghiacciata da richiedere la massima attenzione. Sarebbe preferibile operare la discesa lungo la cresta nord, anche se gli accumuli più in basso non mancano, o meglio ancora prendere la normale per il rifugio Favino, allungando il percorso. Ma oggi tutto sommato con un innevamento normale possiamo scendere abbastanza agevolmente e con tranquillità.





Devo dire in conclusione che Titanic è una via divertente, non particolarmente difficile, e a mio avviso la più logica ed elegante dell’avancorpo di sinistra della parete nord del Santa Croce. Intanto, tornando al rifugio un grazioso croco sul ciglio del sentiero ci dice che l’inverno cede ormai lentamente il passo alla primavera.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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