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martedì 8 agosto 2023

Canyoning nel torrente Bitonto

Con l’arrivo dell’estate e del gran caldo non c’è di meglio che cimentarsi in attività come il torrentismo e il canyoning. Così martedì 18 luglio diamo il via al primo appuntamento acquatico nel torrente Bitonto, rinviato l’anno scorso per secca.



 

 

 

 

 

 

 

 

“Il torrente Bitonto nasce dalle pendici del Monte Sirino e prosegue il suo corso nel comune di Rivello fino ad intercettare il fiume Noce. La prima discesa in questa forra è stata percorsa nel maggio del 2016 da Pasquale Larocca e da Emanuele Sileo ed è stata censita e inserita da Giuseppe Antonini, uno tra i più grandi esperti al mondo di questa disciplina, nel Catasto Italiano Forre. Inoltre è il primo torrente in Basilicata ad essere stato attrezzato con le tecniche del progetto “Pro Canyon” (con materiale inox inamovibile, utilizzando chiodi resinati e fix cosiddetti inviolabili) e presenta 5 verticali importanti, di cui la maggiore di 17 m.” (Ivy tour Basilicata)




La difficoltà tecnica è V3 A3 II che tradotto significa verticalità poco difficile con portata debole e calate inferiori ai 30 m, nuotate non più lunghe di 30 m in acque calme e presenza di salti semplici dai 3 ai 5 m con tempi di percorrenza dalle due alle quattro ore.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con me c’è appunto Pasquale La Rocca e un’allegra famigliola proveniente da Venezia, mamma Sara con le due impavide figliuole. Pasquale è un tecnico di soccorso in Forra ed elisoccorso all’interno del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e anche un bravissimo maestro di sci e istruttore di mountain bike. Meglio di così….



Il punto di ritrovo per tutti è il bar Nives, presso le sponde dell’incantevole lago Sirino. Dopo un caffè ci dirigiamo con le auto nei pressi dell’uscita della gola lungo la SP lagonegrese superiore parcheggiando in una piazzola. Con il pickup di Pasquale saliamo poi in contrada Vignale di Rivello e dopo aver completato la vestizione con mute, imbraghi, caschi e discensori prendiamo l’evidente sentiero CAI segnalato da una tabella che subito dopo si inoltra nella fitta macchia. Il percorso è molto ripido e scivoloso a causa della presenza di terriccio friabile e pietrisco, ma in 15 minuti con un po’ di attenzione e qualche scivolone raggiungiamo l’argine del torrente.



Giunti all’ingresso della gola finalmente si comincia la discesa in acqua dove incontriamo i primi saltini e un piccolo toboga. Più avanti ecco la prima breve verticale di quattro cinque metri che superiamo con un plastico tuffo.Proseguiamo la bellissima discesa nel canyon tra marmitte e toboga divertenti. Le pareti laterali sono ricoperte in più punti da muschio verde che conferiscono all’ambiente un aspetto incantevole e allo stesso tempo selvaggio. Le rocce nell’alveo, di colore scuro, che possiedono una bella grip sono composte per lo più da calcareniti e detriti argillosi, caratteristiche peculiari appartenenti al bacino geologico lagonegrese. Ad un certo punto il torrente si inforra e si incontra un passaggio obbligato sotto un grosso tronco con scivolo sottostante. Di lato osserviamo una curiosa lastra rocciosa verdastra simile all’ofiolite con delle strane concrezioni calcaree di colore giallo e argento.



Subito dopo affrontiamo un tuffo di quattro metri e superiamo un altro tronco incastrato. In questa zona del torrente giacciono molti alberi abbattuti perché trattandosi di un vallone, raccoglie le acque piovane provenienti dall’alto e spesso è soggetto a piene importanti.La gola alterna tratti aperti e soleggiati ad altri più oscuri e meandriformi. In destra idrografica compaiono a questo punto rocce a franapoggio di colore marrone scuro. Dopo una breve disarrampicata in un salto percorriamo tratti orizzontali in cui si cammina e pozze nuotabili.



Ora siamo dinnanzi ad un’altra verticale interrotta più o meno nella sua metà da una vasca più piccola. Attrezzata la sosta mi calo per primo e vado ad ancorare la corda con il moschettone ad un fix posto all’altra estremità. Allestiamo in tal modo una teleferica che servirà alle ragazze di bypassare i due salti. Per ultimo si cala anche Pasquale che recupera il materiale. Qualche difficoltà ad estrarre il moschettone che si è bloccato per la tensione esercitata sulla corda e andiamo subito dopo ad affrontare il tratto finale. 



La gola si inforra ulteriormente presentando pareti strette e levigate molto suggestive. Dopo uno scivolo e alcuni successivi saltini ci troviamo a ridosso della cascata finale di 17 metri. Nel preparare il momento più adrenalinico di tutta la discesa sfruttiamo l’ancoraggio in destra idrografica con catena. Questa si usa in condizioni normali di scorrimento idrico. In caso di scorrimento sostenuto si utilizza invece la sosta di sinistra su tronco, che evita di esporre il torrentista ad un elevato rischio nel caso in cui si dovesse trovare sotto il getto diretto della cascata. Con l’ausilio di un corrimano di sicurezza e opportunamente collegati ad esso a mezzo doppia longe ci caliamo uno per volta, io in autonomia utilizzando il discensore a otto con vertaco. Le ragazze invece vengono calate da Pasquale il quale scende da ultimo sguizzando come un pesce alla velocità della luce. Dopo quest’ultimo salto l’escursione può ritenersi conclusa. Poco più avanti rintracciamo infatti un sentiero che pare proiettarci direttamente nel Borneo e che in dieci minuti ci riporta sulla provinciale dove sono presenti le auto staffetta.



Questa forra è davvero molto suggestiva e divertente. Il periodo migliore per percorrerla è la tarda primavera dove vi è una portata d’acqua maggiore: maggiore portata, maggiore divertimento. Se si indugia, il torrente rischia di andare in secca come accadde l’anno scorso.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In conclusione vorrei ricordare che il canyoning è un’attività molto divertente e di grande soddisfazione che consente di accedere ad ambienti proibitivi e sconosciuti alle persone comuni ma tuttavia non è da sottovalutare. Non si tratta assolutamente di un parco avventura o un acquapark, ma di un ambiente pericoloso da affrontare con le dovute precauzioni. Come per tutte le attività di montagna, soprattutto per questa disciplina è richiesta una buona preparazione fisica e tecnica. Pertanto è d’obbligo affrontare le forre con attrezzatura adeguata e senza improvvisazioni.



Non posso esimermi infine dal ringraziare l’ottimo Pasquale per averci guidato in questa avvincente e adrenalinica avventura.


  

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