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domenica 13 ottobre 2019

Ferrate Arenazzo Belvedere e Salemm



































Nel sud Italia le vie ferrate si contano sulla punta delle dita, anche se la natura del territorio ne consentirebbe la realizzazione di molte altre. Alludo in particolare al versante orientale del parco del Pollino, scenario incredibile di pareti verticali e creste rocciose senza soluzione di continuità. In Calabria vi sono soltanto la ferrata della Gravina o Caldanello a Cerchiara e il sentiero attrezzato della via delle Capre, una cengia vertiginosa che corre a strapiombo sulle gole del Raganello, per giunta interdetto perché sito di nidificazione del capovaccaio, specie protetta. 

In Campania vi è un altro sentiero attrezzato che si sviluppa lungo l'aguzza cresta del Varco del Paradiso sull'Acellica e in Basilicata ne abbiamo quattro, due a Pietrapertosa e Castelmezzano e infine le uniche due che ancora mi mancavano, quelle di Sasso di Castalda, nel parco nazionale dell’Appennino lucano Val d'Agri.

Così giorno 28 di uno splendido sabato di fine settembre con il socio Pasquale decidiamo di andarle a fare. Sasso di Castalda è nota soprattutto per l’impressionante Ponte alla luna, con una campata unica di 300 metri e sospeso nel vuoto a 102 metri di altezza.

Le due ferrate si chiamano Arenazzo e Belvedere e si sviluppano lungo la stretta valle del fosso Arenazzo. Parcheggiata l'auto ci dirigiamo verso l’attacco attraversando i vicoletti del caratteristico borgo. Si scende per un sentiero fino al primo ponte sportivo tibetano. Esso ha una lunghezza di 15 metri, il camminamento su unica fune a 7 metri di altezza. Dopo aver attraversato il ponte parte la ferrata sulle pareti rocciose del versante opposto al fosso. Si guadagna quota fino a passare sotto il primo ponte sospeso parallelo al ponte della luna, sul quale molto timidamente e lentamente attraversano alcuni turisti. 

Così giungiamo al secondo ponte sportivo che conclude la via ferrata. Questi è più impegnativo e adrenalinico perché lungo 45 metri e sospeso a 20 metri di altezza. Si affronta lungo un unico cavo con piede fermo e assenza di vertigini perché soggetto ad oscillazioni non indifferenti che mettono alla prova l’equilibrio dell'escursionista. Avanzare con gli scarponi di traverso mentre il cavo fa questo gioco mette sicuramente un po' di pepe all’attraversata.
 













Ritornati al centro storico e intrapreso il sentiero beneventano in cinque minuti raggiungiamo l'attacco dell'altra ferrata, la Belvedere. Si trova in prossimità della prima parete rocciosa che si innalza fin su la stazione di arrivo del ponte alla luna. Il percorso è stato attrezzato lungo le balze rocciose dapprima verticali, poi meno accentuate. Un’ultima placca verticale ci conduce sotto la sky-walk del ponte alla luna. Ci passiamo sotto facendo un piccolo traverso e concludendo infine sulla sommità dove sorgono i ruderi dell’antico castello. Si tratta di due ferrate mediamente difficili, brevi ma divertenti.













































Considerata l'ora che è ancora presto quale migliore occasione trasferirsi in auto a Castelmezzano per andare a percorrere la bellissima ferrata Salemm. In realtà ci eravamo già stati un paio d'anni fa ma l'avevamo attaccata più in alto perché il nuovo ponte nepalese e il tratto iniziale attrezzato sulla parete verticale che lo sovrasta non erano ancora stati ultimati.

Castelmezzano, incastonato nello scenario del Parco regionale delle Piccole dolomiti lucane è uno splendido borgo dominato da protuberanze rocciose di arenaria composta da quarzo, miche e feldspate cementate da calcaree, uniche nel loro genere. Il posto è meraviglioso e i panorami sono da urlo.

Parcheggiata l'auto scendiamo lungo il sentiero delle Sette pietre, raggiungendo l'antro delle streghe e il ponte romano nella valle attraversata dal torrente Caperrino. Il percorso visivo sonoro ivi realizzato trae ispirazione dai racconti tramandati oralmente tra generazioni e dall’immaginario collettivo su cui si fonda il testo “Vito ballava con le streghe” di Mimmo Sammartino.

 Dopo circa quindici minuti di cammino si arriva in un valloncello, dov’è posta una struttura alle cui spalle vi è un bivio che divide l’inizio di due ferrate: Ferrata Marcirosa a destra e Ferrata Salemm a sinistra. Il comodo sentiero ci porta dritti al nuovo ponte nepalese. E’ lungo 72 metri e si trova a 35 metri di altezza. Comunque rispetto al ponte sportivo dell’Arenazzo, attreversarlo è una bazzecola. Subito dopo attacca la ferrata Salemm. La difficoltà complessiva è PD.


Il segmento iniziale permette di superare una parete strapiombante fino alla radura dove parte l'attacco alto, quello che si intraprendeva prima di realizzare il ponte nepalese. La parte centrale presenta passaggi più elementari con ferramenta superflua mentre altri passaggi seguono un itinerario non logico cercando di collegare le varie paretine, attraverso canalini e placche inclinate. Sotto questo aspetto a mio parere si poteva far meglio, ovvero far passare il cavo sulle placche rocciose e non dentro i canalini.

Per i due terzi del percorso fino al belvedere della chiesetta del Santo Sepolcro” Madonna dell’Ascensione” patiamo un caldo allucinante, reso ancor più penoso dal sole forte che picchia e riflette sulle pareti. Rinfrescatici un po' all'ombra riprendiamo per affrontare il tratto più interessante, passaggi in forte esposizione lungo pareti a strapiombo. E mentre a Sasso di Castalda assistevamo al lento incedere dei turisti sul ponte alla luna, qui sulle nostre teste, molto più in alto vediamo sfrecciare a 120 chilometri orari gruppi di impavidi sul volo dell’Angelo, ulteriore richiamo turistico dei borghi di Pietrapertosa e Castelmezzano.


Le numerose staffe metalliche poste sotto il cavo in questo settore sono giustificate dal fatto che la parete è praticamente liscia e non vi sono appoggi per i piedi. Infine usciamo da tutte le difficoltà affrontando le ultime placche poco inclinate fino alla stradina che a breve ci conduce verso il centro storico del paese.











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Che dire, abbiamo trascorso una bella e intensa giornata tra ferrate, ponti tibetani e ponti nepalesi in complessi ambientali di eccezionale bellezza quali sono gli areali che circondano i pittoreschi borghi di Sasso di Castalda e Castelmezzano. Per quanto mi riguarda non mi resta, la prossima volta che o se ci ritornerò, di andare a provare il Ponte alla luna e il volo dell’Angelo anche se a detta di qualcuno queste attrazioni paiono avere più un carattere circense che altro, una sorta di nuova moda invece che una vera e propria attività di montagna. In ogni caso si vedrà.