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lunedì 21 marzo 2022

Monte Sirino e tentativo a Monte Papa

Obiettivo Monte Sirino raggiunto. La vetta di 1907 che dà il nome all’intero massiccio ancora mi mancava. Il percorso più diretto per l'ascensione, a differenza delle altre cime del comprensorio, si sviluppa lungo il versante occidentale, quello della valle del Noce e del Vaieto, lato Lagonegrese se vogliamo. Venerdì 4 marzo sulle nostre montagne non sussistono condizioni accettabili per salite tecniche e ne approfittiamo dunque per esplorare una zona che non conoscevo. 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche il meteo purtroppo è molto incerto e non sappiamo neanche se completeremo l’intero giro programmato. Infatti con Pasquale, una volta giunti sul Sirino, vorremmo realizzare l’attraversata fino a monte Papa percorrendo l’esile crestina che unisce le due vette. Così in un’atmosfera grigia e qualche fiocco di neve raggiungiamo in auto la Madonna del Brusco.




Questa chiesetta del XVIII sec. situata a 1060 m in un’incantevole radura è la tappa intermedia della processione della Madonna del Sirino, considerata dai credenti la protettrice di Lagonegro. Il sentiero, inizialmente largo e agevole si stacca sulla destra e viene intrapreso dai fedeli nel mese di giugno che portando in spalla la statua raggiungono i 1907 m della vetta dove sorge appunto il santuario della Madonna del Sirino, il più elevato della Basilicata. A settembre la stessa viene riportata in paese rifacendo il percorso a ritroso.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal basso si erge l'erta pendice boscosa che dovremo risalire il cui camminamento è reso più agevole grazie a una serie infinita di tornanti che si susseguono fino a raggiungere la faggeta alta. Lungo il sentiero, panoramico e ben tenuto attraversiamo una zona geologicamente molto interessante per la presenza di lastroni levigati, squadrati e stratificati.




Si tratta di rocce sedimentarie, formazioni carbonatiche con calcari, calcari marnosi e calcareniti. Nello specifico argilliti di colore verde giallastro e argilliti ossidate marrone rossastro. Perfettamente squadrate i locali ne hanno ricavato parallelepipedi e cubi per la posa in opera di muretti a secco e tavolini in pietra di una perfezione strabiliante. Inoltre la natura geologica del luogo presupporrebbe la presenza di fossili.




Laddove il bosco si apre la vista corre sui monti di Maratea, in particolare il Coccovello e il monte Crivo con i loro satelliti meno elevati, la cui quota si aggira mediamente intorno ai mille metri. Salendo ancora il panorama si amplia anche sulle vette del Cilento, in particolare sul Gelbison il quale si pone in bella evidenza nonostante le nubi portatrici di neve che incombono da ovest.




A 1350 m. incontriamo la neve che diviene abbondante man mano si prosegue nella parte alta della faggeta. Giungiamo ad un tornante dove è stata posta una targhetta in ricordo di Fabio Limongi, la guida di Lauria che su questi monti perse la vita lo scorso inverno. A questo punto indossiamo le ghette e proseguiamo fino ad uscire definitivamente dal bosco allo scoperto dopo una breve ravanata.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La parete nuda, tra roccette ed erba appare chiazzata di neve molle con brevi tratti di neve più compatta. Proseguiamo fino ad incrociare il sentiero ufficiale di pellegrinaggio delimitato da paletti di legno, comodo a percorrerlo senza neve ma assolutamente spaccagambe in ambiente innevato perché ti costringe ad una camminata scomoda su lunghi traversi con accumuli di neve. La parete è davvero infida e a vederla di persona ti rendi conto di come qui possa aver perso la vita Fabio, probabilmente perdendo aderenza con gli sci su una lastra completamente ghiacciata rovinando precipitosamente trecento metri più in basso. A lui è stata anche intitolata una cima di 2000 m poco vicino alla vetta di Monte Papa, decisamente la sua montagna.




Dopo questo tratto alquanto fastidioso raggiungiamo la chiesa rifugio Madonna del Sirino avvolto dalla nebbia, dal ghiaccio e dalla desolazione totale. Anche il cielo si chiude del tutto e comincia a nevicare copiosamente. Dopo un breve consulto decidiamo di tentare la prosecuzione verso il Papa sperando che le condizioni migliorino. Calzati i ramponi e indossato il caschetto scendiamo lungo la parete est ghiacciata e raggiungiamo in breve la Schiena dell’Asino dalla quale attacca l’esile crestina che collega il Sirino a Monte Papa.



Dopo un paio di saliscendi su passaggi un po’esposti in parte innevati e in parte scoperti ci addentriamo in un fitto boschetto fino ad uscirne, ma dopo aver percorso due terzi della cresta purtroppo il tempo peggiora, nevica più fittamente e la visibilità quasi si azzera. Proseguire con queste condizioni meteo non avrebbe senso. Decidiamo così di rinunciare a monte Papa e tornare sui nostri passi ripercorrendo a ritroso il sentiero fatto all’andata. Tornati alla macchina ricomincia a piovere. In ogni caso, anche se abbiamo rinunciato al monte Papa, il Sirino è stato fatto, e va bene così, magari sarà per la prossima volta.




 

 

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