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lunedì 12 luglio 2021

Maratea Via Ferrata del Redentore

 

Dalla splendida penisola sorrentina con i suoi panorami sconfinati ai meravigliosi affacci costieri di Maratea, perla del Tirreno lucano, incastonata tra la rocciosa scogliera fatta di ripide pareti e intervallata da calette e spiagge assolate. Il toponimo deriverebbe da “Dea del mare”, o “città dei grandi Etei”, popolo che stabilitosi sulle rive del Mar Nero migrò verso l’occidente stabilendosi anche su questo territorio.





Alle varie attività che si possono praticare come quelle acquatiche, l’escursionismo, il parapendio ecc.se ne sono aggiunte di recente due, l’arrampicata sportiva e la via ferrata, ”ampliando in tal modo l’offerta turistica di un posto che già brilla di per sé e di offrire un’ulteriore opportunità di destagionalizzare”. (potenzanews.net).




Lo scorso febbraio facendo qualche ricerca su internet ho scoperto che erano in corso d’opera alcune vie d’arrampicata a Lauria, Trecchina e Maratea. Sempre a Maratea stava venendo alla luce anche una nuovissima via ferrata su monte San Biagio lungo il suo crinale Nord Ovest fino al piazzale della statua del Redentore. 





Accertatomi del suo avvenuto collaudo, ci organizziamo per farla sabato 26 giugno, anticipando di un giorno la sua inaugurazione. Stiamo però attraversando un periodo arroventato e anche se oggi le temperature sono calate leggermente di qualche grado la sostanza non cambia granché. Il nostro obiettivo è di salire la ferrata di primo mattino e proseguire poi per un improbabile monte Crivo. Si tratta infatti di un milledue pressoché brullo e dalla cresta scoperta, e sotto il sole cocente oggi potrebbe essere off limits.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con me ci sono Pasquale e Damiano alla prima esperienza su una via ferrata con il suo kit nuovo di zecca da collaudare. Raggiunta la serie di stretti tornanti fuori paese in contrada Santa Caterina parcheggiamo e imbocchiamo l’accesso gradinato del Sentiero religioso al Cristo Redentore tra cespi di campanule napoletane abbarbicati sulle pareti e qualche orchidea. Dopo un breve avvicinamento siamo alla deviazione per la via ferrata.





La cresta Nord lungo la quale si snoda la ferrata permette di spaziare con lo sguardo sia verso il mare sia verso l’entroterra, con il borgo di Maratea ai nostri piedi. All’ampia piazzola dove ci imbrachiamo vi è una tabella indicativa sulle caratteristiche della ferrata e sulle vie d’arrampicata attrezzate presso le pareti di monte san Biagio e nei comuni di Trecchina e Lauria. Vi è anche una skywolk nelle vicinanze chiamata “Apprezzami l’asino”.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I primi risalti della ferrata piuttosto verticali anche se serviti da scalini metallici, sono un filtro per scoraggiare eventuali “avventori” che volessero affrontarla senza dispositivi di sicurezza. Si mantiene a sinistra del filo di cresta fino a quota 500.La roccia in questo tratto si presenta articolata e ben gradinata.



Da quota 500 segue il filo di cresta e per buona parte si sposta sul versante ovest passando in parete. Si ha la sensazione di essere in tal modo sospesi tra cielo e mare. Prima di incontrare il ponte tibetano vi è un sentiero che serve da via di fuga per chi non se la sentisse di proseguire o per emergenza. I due ponti sportivi monofune costituiti da tre funi a V attraversano due profondi crepacci che interrompono la cresta.





Al termine del secondo ponte bisogna vincere una breve placca strapiombante a forza di braccia, ma ormai siamo all'uscita. Il percorso attrezzato termina direttamente alla terrazza del Redentore al quale si accede tramite un breve sentierino al cospetto di una serie di ripetitori installati a ridosso della statua che imbruttiscono terribilmente questo luogo incredibile. La difficoltà complessiva della ferrata è valutata PD anche se i due ponti sportivi e la parte finale verticale suggerirebbero un AD -.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In ogni caso lo scenario è semplicemente fantastico. Lato mare si domina per intero il golfo di Policastro con il piramidale monte Bulgheria in bella mostra. E poi lo sguardo corre lungo tutta la costa di Maratea verso sud, Tortora marina e Praia a Mare con l'isola di Dino separata da un esile diaframma dalla costa e il piccolo oblungo isolotto di Santo Ianni che occhieggia sotto di noi. Lato montagna si staglia il monte Crivo con la sua lunga ed estetica cresta che corre da sud a nord. Poi vi è la cima più alta del comprensorio,il Coccovello, poco più di 1500,e le cime secondarie di Serra del Tuono e Serra Pollino, elevazioni che non superano i 1200 m ma ugualmente panoramiche.





Dopo esserci un attimo rinfrescati all'ombra del boschetto, abbandoniamo l'idea di proseguire per monte Crivo. Ma va bene così, sarà per un’altra volta. Chiudiamo l'anello percorrendo a ritroso il sentiero religioso al Redentore continuando a godere di panorami mozzafiato fino a guadagnare l’auto. Di ritorno facciamo sosta alla villetta di Trecchina. Dopo tutta la calura della mattinata non c’è modo migliore per celebrare la nostra prima alla ferrata del Redentore sorseggiando una bella birra artigianale prodotta dal prode Damiano all'ombra dei pini prima di rientrare a casa.

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