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lunedì 7 febbraio 2022

Monte Alpi "Solco Dritto" accesso alto e vetta di Pizzo Falcone


Oggi 15 gennaio ritorno con grande piacere su Monte Alpi dopo tre anni da che in tempi di pandemia le zone gialle, arancioni e rosse limitavano inesorabilmente gli spostamenti. La cordata è molto agguerrita e ben assortita. Oltre me dalla Calabria giungono Ludovico e Mino dalla Puglia, Gigi dalla Basilicata e Francesca dalla Campania.





Appuntamento per tutti al Rifugio Armizzone o Tellus Mater, chiuso ormai da tempo, lo scenario quello della parete Nord di Santa Croce e l’itinerario una delle vie alpinistiche sull’avancorpo orientale.La giornata è soleggiata e fredda quanto basta ma si teme che la nevicata di due giorni fa possa mutare una bella salita alpinistica in una ravanata su neve morbida non trasformata. Per sicurezza mi porto dietro le ciaspole da riporre eventualmente in un punto strategico prima di attaccare la parete, per recuperarle al ritorno.





Si parte dopo le 9.30, un po’tardi rispetto alle mie abitudini, ma sappiamo che l’avvicinamento sarà relativamente breve. Dopo un briefing sintetico ma esauriente ci avviamo lungo il sentiero che porta alla Neviera. Io con le ciaspole batto traccia e i compagni seguono. Con una ventina di centimetri di neve fresca in questo tratto le racchette non dispiacciono.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al bivio per la Neviera prendiamo la traccia a sinistra in salita e lascio le ciaspole ben celate all’interno di una fessura tra le rocce prima di buttarci nel fosso Neviera e attaccare la parete. Nel bosco in pendenza vi sono purtroppo accumuli importanti e si ravana un po’. Qualcuno del gruppo già propone di abbandonare per mancanza di condizioni ma io resto fiducioso, sicuro che al di fuori della faggeta le cose miglioreranno. 





Raggiunta una radura scoperta, ancora si affonda ma di meno rispetto alla neve molle nel bosco. Dobbiamo però rinunciare alla via che avevamo programmato perché lungo il passaggio vi sono notevoli accumuli e pericolo di distacchi. Sulle rocce e sul misto inoltre compare soltanto uno strato esiguo di ghiacciolino inconsistente che si sfalda facilmente.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Francesca che oggi è inarrestabile va così in avanscoperta a saggiare il terreno di un canale laterale. In effetti vi è neve più assestata e l'azione del vento forte che spazza quella morbida ci permette di procedere su uno strato più portante. Non ci metto molto a capire che siamo su un’altra via già fatta da me due volte, “Solco Dritto”, forse il più bel canale del comprensorio perché si sviluppa lungo il più ampio e spettacolare anfiteatro della parete nord del Santa Croce racchiuso da poderose pareti rocciose imbiancate. La via fu aperta da Luigi Ferranti e Rocco Caldarola il 15 marzo 2005. Sul lato sinistro parte anche un’altra via che aprii nel 2017, “Surprise” e che mi piacerebbe ripetere appena possibile. In ogni caso davanti ad uno scenario incredibile che si spiega davanti procediamo abbastanza spediti. Nel frattempo si sono uniti alla combriccola altri due salitori, Massimiliano e Roberto che partiti dopo di noi hanno sfruttato le nostre tracce.





La pendenza del canalone che risaliamo aumenta progressivamente toccando i 55° fino al passaggio chiave, un bel risalto roccioso di trenta metri con inclinazione massima di 75° su misto. Anche se il passo originale si sviluppa sulla sinistra, un salto di 20 metri che permette di approdare al pendio superiore, preferiamo affrontare il muro nonostante le condizioni non siano ottimali e anche slegati. A volte questo accade quando si va in autonomia e ci si distanzia uno dall’altro. In ogni caso siamo tutti preparati a questo tipo di difficoltà.





La parete si presenta con neve molle e ghiacciolino inconsistente che si disintegra al colpo delle piccozze. Provvidenziali ciuffi d’erba affioranti tra roccette e neve molle che aggrediamo con le piccozze, ci permettono di superare l’ostacolo. La linea di passaggio però si sporca sempre di più diventando infine quasi spoglia.





Adesso rimane da risalire il paginone ghiacciato della parete, reso tale dal vento teso da nord. Dopo una impegnativa pettata dove qualcuno accusa anche crampi,ci depositiamo in cresta, sotto la cima di Santa Croce. Ci spostiamo però lato sud sotto vento lasciandoci scaldare dal tepore del sole prima di affrontare la cresta est della piramide ombrosa di Pizzo Falcone che con i suoi 1901 m. è la cima più alta di monte Alpi.





Essendo una montagna isolata essa gode di una posizione privilegiata dal punto di vista panoramico. Dal suo culmine aguzzo è un piacere contemplare i vasti paesaggi che si aprono in tutte le direzioni. Su tutti giganteggia il massiccio del Sirino ad ovest, il placido Raparo a nord e poi le vette del Cilento dove spicca addirittura la cima del Panormo in lontananza. Favolose infine le quinte di monti di tutto l’Orsomarso con il Tirreno e i giganti del Pollino. Ai nostri piedi, sul fondovalle invece occhieggia inconfondibile il lago di Cogliandrino.




Dopo aver consumato il nostro pranzo decidiamo di scendere in direttissima dalla cima di Pizzo Falcone lungo la parete nord ghiacciata per guadagnare la faggeta più in basso. Nel bosco affrontando due, tre canalini in discesa stracolmi di neve, incrociamo il sentiero del Belvedere. Raggiunto il quadrivio devo però ripercorrere in salita un bel tratto di pista fatto la mattina per andare a recuperare le ciaspole. Infine giungo stanco ma soddisfatto all’auto dove mi accoglie un infuocato tramonto con la siluette di monte Armizzone di fronte e ormai l’immancabile luna quasi piena alta nel cielo che illumina la Val Sinni.



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