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lunedì 10 aprile 2023

Serra del Prete Via della Slavina

Sgambata veloce sabato primo aprile su Serra del Prete, che con i suoi 2181 m. è la terza elevazione del Pollino. In realtà con Pasquale avevamo progetti più ambiziosi frustrati ancora una volta dal meteo avverso che ci ha costretti a cambiare i nostri piani. In quota infatti soffiavano venti burrascosi fino a 80 km orari portatori di nubi cariche di umidità provenienti da ovest.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Così si va sulla “Via della Slavina” aperta nell’inverno del 2020 che segnò l’ultima uscita prima del lockdown. In quell’occasione salimmo in un freddo pomeriggio di fine febbraio per catturare un fantastico tramonto in un’atmosfera quasi surreale per le preoccupanti notizie che provenivano dal nord Italia sull’emergenza coronavirus. Stavolta vedremo anche se questa montagna non difficile ci respingerà di nuovo come accadde nel 2019 allorché incontrammo condizioni climatiche simili.



Con i monti avvolti da minacciosi “nembi oscuri” e un accenno di pioggia percorriamo senza tanta convinzione il tratto di autostrada tra Frascineto e Campotenese. Lungo la strada montana che porta a Piano Ruggio ci accoglie anche una nebbia densa e fitta ma in compenso non piove e infine raggiungiamo Colle Impiso, nostra località di partenza nella desolazione più totale. A parte noi vi è soltanto un’altra auto parcheggiata. Decidiamo di lasciare corda e ferraglia nel baule della macchina e ci avviamo verso i piani alti di Vacquarro.



Appena prima del piano tagliamo a destra lungo la pista di esbosco che dopo qualche tornante conduce in breve alla base della valanga, dove la sua potenza distruttiva si è arrestata. Il fenomeno si verificò nel febbraio del 2010 provocando una slavina lunga 500 m e larga 25. Lungo tale scia ogni albero fu raso al suolo, ma non si registrarono incidenti ai danni di escursionisti data l’assenza di sentieri lungo la traiettoria. Tutt’ora questa ferita che ha le sembianze di un sinuoso canale è ben visibile guardando da est nord-est.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo aver calzato i ramponi affrontiamo una rampa che impone da subito 50° buoni di inclinazione per un centinaio di metri di sviluppo su neve quantitativamente sufficiente. Dopo questo primo strappo la pendenza si addolcisce, si entra all’interno del “canale” e il percorso descrive un’ampia curva verso sinistra. Notiamo che dopo diversi anni i nuovi faggi stanno cominciando a ripopolare questa fascia, ma ci vorrà ancora molto tempo prima che ritorni alle condizioni originali.



Usciti dalla faggeta ci immergiamo in un biancore assoluto dove la visibilità si riduce a qualche metro e noi sembriamo due spettri che vagano nel nulla. Guadagnata la cresta un vento impetuoso e ululante da ovest ci sferza lungo tutta la ripida pettata finale fino a raggiungere l’omino di pietra della vetta.



Tempo per qualche selfie soltanto visto che il panorama è completamente azzerato cominciamo a scendere velocemente lungo la cresta nord tormentata da fortissime folate di vento e nebbia ma con sprazzi d'azzurro fino a Colle dell’Impiso. 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Più tardi il cielo comincia ad aprirsi mostrando qualche vetta come Serra delle Ciavole e un mezzo Pollino investito dalla bufera. Infine ripresa l’auto ci concediamo il meritato panino ad un piano Ruggio completamente fuori dal nebbione della mattina e baciato da un fulgido sole. Almeno questa volta Serra del Prete non ci ha respinti.



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