Emblematica l’osservazione del “massaro”
,una volta sbucati attraverso non poche difficoltà alla sua fattoria dopo la
discesa dalla Timpa di S.Anna districandoci nella fitta macchia della valle del Raganello. Descrivendo per sommi capi l’itinerario
appena compiuto avrebbe domandato: “ma vuj siti just’i capa?”Traduzione: “ma
voi,siete a posto con la testa?”La risposta scontata la lascio a voi. Un
percorso estremamente difficile in un ambiente severo,primordiale,selvaggio
come solo la zona del Raganello – Timpa di S.Lorenzo sa offrire. L’idea era
quella di ripetere un itinerario per la Timpa di S.Lorenzo fatto molti anni fa
con Francesco di Morano.Questa volta a seguirmi con il suo inesauribile
entusiasmo è Gianni che non si tira mai indietro ad’ogni chiamata.
Poco dopo l’alba,in auto
raggiungiamo e superiamo Colle Marcione fino alla masseria Francomano dove
termina l’asfalto ( più “sfatto” che asfalto. Chissà quando e chi rinnoverà il
manto stradale di questa bellissima e panoramica stradina).Qualche decina di
metri oltre si stacca una sterrata che dai 1050 m. di quota porta in basso
verso un’altra masseria e poi,ricercando la labile traccia di un sentiero
giunge agli 800 m. del greto del Raganello,alla base della straordinaria parete
Ovest della Timpa di S.Lorenzo,impressionante monoclinale calcarea,fra le più
imponenti di tutti gli Appennini.In questo punto la parete a strapiombo si
innalza per 800 m. Siamo alla “Lamia”,una ripidissima conoide detritica
parzialmente cementata dal calcare posta proprio sulla verticale della vetta
della Timpa. Almeno così la ricordavo diversi anni fa. Ora quasi completamente
ricoperta di fitta macchia impenetrabile , molto erosa e franata nelle parti
scoperte. Difficile la scalata fino all’attacco del “cengione” per via del
pietrisco scivoloso che rende il terreno estremamente instabile e pericoloso. Spettacolare
poi il “liscione” che fiancheggia la Lamia.Ne percorriamo un tratto con estrema
cautela,da farsi tutto in “aderenza” e guai scivolare.
Ritroviamo i segni rossi e
bianco-rossi del sentiero che si sviluppa verso sinistra “in concordanza con l’inclinazione
degli strati rocciosi lungo la linea di contatto tra il lastrone su cui poggia
S.Anna,e il resto della sovrastante immensa parete rocciosa”(G.Braschi). Anche
la cengia appena descritta la ricordavo piuttosto spoglia,ora ricoperta di
rigogliosa vegetazione. Quasi alla fine d’essa rinveniamo dapprima la grotta di
“Tozze” e subito dopo il caratteristico arco naturale detto “Occhio di S.Anna”.Spettacolare
colpo d’occhio(scusate il gioco di parole)affacciandovisi per ammirare gli
strapiombi di S.Anna. Da qui il sentiero
risale verso il Fosso di S.Anna nei pressi del quale vi è la Masseria Armentano.
Una bella fatica,ma siamo solo a
metà. Guardando di fronte vi è una evidente spaccatura nel crinale N. della
Timpa.E’ li in mezzo che bisogna passare senza percorso obbligato risalendo
dapprima un ripido canalone che termina nei pressi di un “Sassone”. Qui incrociamo
il sentiero della normale proveniente da Colle di Conca dove nel frattempo
sopraggiunge un gruppetto di escursionisti pugliesi. Questo è l’itinerario più
frequentato e facile per la Timpa perché il Colle di Conca è facilmente raggiungibile
in fuoristrada da S.Lorenzo Bellizzi o da Terranova del Pollino. Il
sentiero,molto bello e ben sistemato pazientemente con pietre ai lati porta ad
un belvedere che permette di ammirare in tutta la sua bellezza la
lussureggiante Valle del Raganello,l’immenso bosco della Fagosa con il
Dolcedorme che si staglia su tutto.
Da questo punto,il
sentiero,accidentato ma divertente zigzaga tra le rocce fino alla crestina
finale di vetta. Panorama indimenticabile dalla cima della Timpa,sull’anfiteatro
di vetta e su tutte le cime che compongono la mitica “Attraversata dell’Infinito”.Puntando
lo sguardo di fronte rinveniamo quel minuscolo puntolino che è la mia auto. Servirebbe
adesso un bel parapendio per raggiungerla in qualche minuto,ma aimè dobbiamo
rifare tutto a piedi puntando il Fosso di Anna verso la chiesetta. Da questa
rustica ed isolata cappella edificata a 1268 m.,la domenica successiva al 26
Luglio muove una processione sul Piano di S.Anna,”relitto folklorico di rara
autenticità”(L.Troccoli).Discendiamo così il fianco sinistro della Timpa di
S.Anna rintracciando una stradaccia realizzata forse con una pala meccanica che
penetra letteralmente nella macchia di ginestre fino al fosso paludoso in cui
confluiscono diversi rigagnoli che danno vita al Raganello.Nei pressi sorge un
rudere quasi completamente avvolto dalla vegetazione. E’ davvero straordinario
vedere in questi luoghi così isolati mandrie di mucche pascolare placidamente
con i pastori a distanza.
L’ultima irta salita attraverso i
campi fino alla masseria e alla strada che incrociamo subito dopo,e gli ultimi
6 chilometri prima di tornare all’auto molto provati ma immensamente
soddisfatti. Dunque,”simu just’i capa?”
1 commento:
Itinerario e descrizione suggestiva...come soli pochi "justi i capu" sanno fare.
Un saluto Giusè.
Posta un commento