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lunedì 9 ottobre 2023

Un giorno a Maratea 2 parte La ferrata del Redentore al tramonto

Concluso il tour delle grotte in kayak lasciamo cala Jannita per la lunga scalinata che dà accesso alla spiaggia nera e raggiungiamo l'auto parcheggiata in una piazzola lungo contrada Grotte. All'arrivo rimango letteralmente di sasso perché uno strano furgoncino giallo targato CZ che non è Catanzaro ma Repubblica Ceca mi ostruisce completamente l'uscita. L'imbecille proprietario ha pensato bene di andarsi a divertire in spiaggia alla faccia mia probabilmente per tutto il giorno o oltre visto che siamo alla vigilia di Ferragosto. Neanche la "bontà" di lasciare un numero di telefono. Infine grazie alla coppia proprietaria del suv parcheggiato davanti il furgone sopraggiunta in quel momento riesco ad uscire con una difficile manovra e col rischio di danneggiare il fondo dell'auto.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo questo contrattempo che avrebbe potuto compromettere l'uscita pomeridiana e non solo, raggiungiamo il centralissimo corso Garibaldi di Maratea per rifocillarci in uno dei numerosi ristoranti presenti. Venticinque euro per due panini con cotoletta e due birre che mi riportano alla mente un Saint Moritz di qualche anno fa. Terminato il pranzetto rimontiamo in auto per avviarci verso l'attacco della ferrata del Redentore che raggiungiamo alle 17.30. Se non ho fatto male i calcoli dovremmo giungere sopra proprio al tramonto. Infatti i temi di questa uscita sono la prima volta di mia figlia su una ferrata e il tramonto in vetta.





 

 

 

 

 

 

 

Imbrago, kit da ferrata e cominciamo la progressione sul cavo metallico in un caldo opprimente con il sole che da ovest picchia in faccia con inaudita violenza. La ferrata, immersa in una stupenda e variegata macchia mediterranea alterna tratti verticali ad altri più appoggiati in un contesto paesaggistico davvero incredibile, dominando per intero il golfo di Policastro con il borgo di Maratea ai nostri piedi e i monti Crivo e Coccovello alle spalle e di fronte. È bello vedere come la ragazza si trovi a proprio agio su questo terreno come una veterana, soprattutto quando attraversa i due ponti tibetani sportivi e lo strapiombo finale con estrema disinvoltura. Giunti appena sotto il Redentore, con tempismo perfetto cogliamo rapiti il sole che all'orizzonte cala lentamente dietro la scura sagoma di monte Bulgheria che s'innalza su di una distesa d'argento creando un’atmosfera surreale.






 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La terrazza su monte San Biagio come sempre è gremita di gente e mentre scendo ancora imbracato verso il santuario, una simpatica turista mi blocca al volo chiedendomi un selfie. Davvero maestoso e mozzafiato il panorama che si apre da questo sperone che si innalza per 650 m d'altezza sul livello del mare anche verso sud che guarda alla costa dell'alto Tirreno cosentino e le vette dei monti d'Orsomarso. Qui sorge la basilica di San Biagio, patrono di Maratea, che tra le 44 chiese certamente è la più importante. Dico sempre che se vuoi visitare punti panoramici e strategici devi cercare luoghi religiosi.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Impressionante poi l'immensa statua del Redentore, emblema e simbolo di questa terra, alta ben 21 metri. Voluta dal conte Stefano Rivetti è stata realizzata e scalpellata nel 1965 dall'artista fiorentino Bruno Innocenti. Stranamente la statua volge le spalle al mare, e questo dice qualcosa di molto profondo sui lucani. Essi infatti non sentono il mare in maniera viscerale come altri popoli di mare; in effetti la Lucania detiene in totale soltanto 32 km di costa, e quindi rimangono di terra anche quando sono vicini al mare. Pertanto l'accoglienza a Maratea avviene per chi viene dall'entroterra e non per chi viene dal mare. Al ritorno lampade frontali accese percorriamo con pazienza i numerosi tornanti di asfalto fino ad imboccare più in basso il sentiero di San Biagio che ci riporterà all'auto chiudendo questi fantastico anello. Dopo una giornata piena e intensa lasciamo a malincuore la perla del Tirreno, Dea Maris piuttosto stanchi ma ampiamente soddisfatti.






 


 


 


 


 

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