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lunedì 3 dicembre 2018

Majella Anello dell'Aeroplano alle Murelle e M.Focalone


Risale a tredici anni fa la mia ultima e unica presenza sulla Majella dove in compagnia di un agguerrito gruppo del Cai di Guardiagrele salimmo su Monte Amaro per la via classica dal rif.Pomilio.A motivo della lunghezza e la fatica ricordo che fu Amaro di nome e di fatto.Quando successivamente feci ricerche sull’etimologia del nome Majella ne rimasi affascinato perché se è vero che per gli abruzzesi è la “Montagna madre”, di primo acchito non afferrai il nesso tra nome e significato attribuito.



Ed ecco svelato l’arcano. Esiste una leggenda che parla della “dea Maja donna gigantesca, fuggita dalla Frigia che per portare in salvo il suo unico figlio Ermes, caduto in battaglia sul campo di Flegra, approdò, con una nave malandata, al porto di Ortona.Di qui, si rifugiò tra le selve e i dirupi delle montagne d'Abruzzo per il timore di essere raggiunta dai nemici e, soprattutto, per curare amorevolmente il suo unico figlio. 


Maja non riuscì a curarlo e poco dopo morì. Sconvolta dal dolore, lo seppellì sul Gran Sasso, dove ancora oggi, chi osserva da levante, può riconoscere il "Gigante che dorme”. Affranta e prostrata, esalò l'ultimo respiro proprio sulla montagna che porta il suo nome. La Majella, prese così la forma di una donna impietrita dal dolore, con lo sguardo fisso al mare, i gomiti tra le ginocchia, e la testa avvolta in funebri bende tra le mani. Maja oggi singhiozza ancora, e non si consola! 



I pastori, tra gli stazzi, odono ancora i suoi lamenti nelle giornate di vento e di bufera, quando i boschi e le valli riproducono la voce triste di una Madre in lacrime”. (cisarmaiella.org)
Benche’ il Monte Amaro con i suoi 2798 m rappresenti la seconda elevazione dell’Appennino dopo il Corno Grande, i monti della Majella hanno caratteristiche geomorfologiche diverse. Si tratta di rilievi piuttosto arrotondati con ampi pianori in quota e canaloni detritici molto larghi detti “rave”.


Durante la parte iniziale di quella escursione pero’ gettai l’occhio sul versante delle Murelle che a differenza dei monti circostanti era costituita da alte pareti rocciose, anfiteatri glaciali e creste affilate che le conferiva un aspetto dolomitico decisamente più vicino alle vette del Gran Sasso.Qualcuno del gruppo all’epoca mi disse che “le Murelle erano veramente belle”, ma poi la cosa fini’ li. 









E sono cosi’ trascorsi ben tredici anni. Guardando alcune recensioni sulle vie di salita alle Murelle per cercare qualcosa che attirasse la mia attenzione, trovai alcune foto relative al “Sentiero dell’Aeroplano” che mi impressionarono. Le relazioni parlavano di un giro molto lungo e impegnativo che però forza maggiore avrei organizzato in novembre, quindi con meno ore di luce a disposizione e minacciati anche dal meteo avverso che in quei giorni stava sferzando la penisola.


Consultando i soliti siti meteo noto che giorno tre novembre vi è l’unica finestra di tempo “meno cattivo” in tutt’Italia e che interessa l’area sud orientale dell’Abruzzo.Che colpo di fortuna anche se mi rendo conto che non sarà una giornata eccezionale. Si prevede anche un po’ di pioggia la mattina, nuvolosità diffusa e vento a sessanta km orari. Insomma un bel quadretto. Si spera almeno che non ci sia la nebbia che possa precludere la vista dei panorami mozzafiato che le Murelle offrono. Insieme a me c’è il mitico Gianluca da Ortona, ormai compagno fisso nelle uscite abruzzesi, e proprio come per la dea Maja, da Ortona inizierà la nostra avventura. 



Dalla cittadina costiera partiamo verso l’entroterra direzione Passo Lanciano in una giornata grigia tenendo d’occhio la coltre nuvolosa compatta che sovrasta la Majella e che potrebbe minacciare la nostra salita.Le condizioni pero’ sono migliori rispetto al giorno precedente e cosi si va senza pensarci troppo.Attraversiamo Il borgo di Pretoro semi immerso nella nebbia e dopo aver superato Passo Lanciano raggiungiamo finalmente la Majelletta dove sorge il rifugio Pomilio con gli attigui e orribili ripetitori radiotelevisivi e telefonici. 


Ci avviamo in un’atmosfera desolata lungo il sentiero panoramico intitolato a Indro Montanelli, interdetto alle auto e che giunge dopo due chilometri alla base del Blockhaus. Il nome deriva dalla guarnigione di mercenari austriaci che presiedevano questo passaggio. Quì nel 1866 i piemontesi fecero ricostruire questo edificio di origine borbonica come deterrente per il passaggio dei briganti in questo luogo strategico.



Accompagnati da qualche goccia di pioggia scorgiamo lontanissimo il nostro itinerario che da questo punto è visibile quasi per intero e che nella parte centrale taglia praticamente da ovest a est le pareti settentrionali delle Murelle.Sono presenti chiazze di neve e ci chiediamo se non sarà necessario l’uso dei ramponi. Il panorama in direzione dell’Adriatico è invece un tappeto di nubi ovattate e ogni tanto appare la sagoma inconfondibile del Corno Grande che fa capolino all’orizzonte.


Il sentiero selciato termina all’altezza di una edicola dedicata alla Madonna delle Nevi.Da questo punto aggiriamo il colle del Blockhaus da destra lungo un comodo sentiero che in leggera discesa si fa largo tra i pini mughi e dopo una ventina di minuti conduce alla sella di Scrimacavallo che divide il vallone dell’Orfento da quello delle Tre Grotte i quali preservano ancora i colori autunnali.
















Prima di raggiungere il Fontanino presso Monte Cavallo appunto, deviamo per qualche metro all’interno del boschetto per andare ad ammirare la Tavola dei Briganti. Qui giacciono dei lastroni di roccia calcarea con incisioni fatte dai briganti e dai pastori a fine ottocento per raccontare la loro vita e i loro ideali. Un luogo di grande suggestione.


Ora entriamo nel vivo dell’escursione. Al Fontanino o Sella di Acquaviva a quota 2100 m. una tabella indica Cima delle Murelle dandola a due ore e trenta e questo ci sembra inverosimile perche’ il giro dovrebbe essere più lungo. Infatti si tratta della via normale che risale direttamente l’Anfiteatro delle Murelle e non il Sentiero dell’Aeroplano che invece lo attraversa proseguendo verso Est. 


Cosi’tralasciata la pista che sale verso il Bivacco Fusco voltiamo a sinistra entrando in un boschetto di pino mugo.Dopo aver guadato un piccolo corso d’acqua che scorre tra le rocce usciamo allo scoperto giungendo al cosiddetto “Passaggio Obbligato” a quota 2122 m.,una stretta cengia a strapiombo sulle vertiginose pareti sottostanti e una gobba servita da due catene di sicurezza nei pressi della Grotta del Cavone. Un po’ più avanti, allo spigolo o Incrocio uno spezzone di cavo metallico ci introdurrà nel fantastico e poderoso Anfiteatro delle Murelle. E’un immenso ghiaione circondato da pareti rocciose e sovrastato in alto da un muro e piu’ su dalle creste di vetta. Questo circo glaciale letteralmente mi cattura perché è di una selvaggia ed austera bellezza mozzafiato. 

A questo punto Gianluca, che è già stato sulle Murelle suggerisce che bisogna seguire il sentiero che risale lateralmente il circo e rimontare il muro in alto per guadagnare i terrazzamenti,ma questa è la via normale,o il sentiero ufficiale,quello delle due ore e mezza visto in tabella.La mia traccia Gps mi dice invece che dobbiamo attraversare l’anfiteatro facendo un ampio giro a U e spostarci sull’altra sponda.Cosi’ facciamo e giungiamo su un’altra selletta che ci condurrà nell’ancor più fantastico Anfiteatro della Parete Nord.Sembra di essere sulle Dolomiti circondati come siamo da complessi rocciosi di straordinaria bellezza, fatti di torrioni, pinnacoli, guglie, castelli, grotte calcaree, canaloni innevati e quant’altro. Cerchiamo a vista un punto debole per risalire questa struttura in apparenza insuperabile.



Mentre guardo, ecco dall’alto di una rupe appare in tutta la sua fierezza un magnifico camoscio che ci osserva e subito dopo, proprio sopra di me altri tre esemplari che incuriositi si affacciano dalle rocce. Essi sono i signori indiscussi di queste montagne e noi siamo soltanto gli estranei di turno. L’anfiteatro ha una forma di perfetto imbuto e per guadagnare la via di salita dobbiamo attraversare alcuni nevai prestando molta attenzione.



Mentre folate di nebbia risalgono dall’Adriarico incombendo sulle pareti rocciose arranchiamo faticosamente lungo il ripidissimo e severo pendio erboso che ci porta alla base di una serie di canali parzialmente innevati che vanno a terminare sul crinale delle Murelle.Indoviniamo in tal modo quello piu’ comodo fino a guadagnare il Passo della Capra a quota 2295.A questo punto ignoriamo la traccia ufficiale del sentiero dell’aeroplano che a mezza costa va ad intersecare la più lontana e comoda Cresta della Carozza per impegnare invece la più ripida e avvincente cresta Nord che dopo una faticosa pettata, in direttissima ci porta ai 2596 m. della croce di vetta delle Murelle.


Purtroppo non riusciamo a godere appieno dei panorami che la vetta offre perche’ siamo immersi quasi interamente dalla nebbia e sferzati da raffiche di vento che non danno tregua. Dopo qualche veloce foto di rito, all’una circa riprendiamo il cammino perché ora inizierà una nuova escursione. 



Il percorso è ad anello e quindi dobbiamo andare avanti cavalcando la fantastica cresta delle Murelle, in alcuni punti molto aerea ed affilata che in tali condizioni meteo assume i connotati di un percorso ardito simile a quelli alpini. Alla nostra sinistra si intravedono nella nebbia i pendii settentrionali più dolci di Monte Acquaviva striati di neve. A destra invece possiamo ammirare il fantastico anfiteatro delle Murelle questa volta dall’alto. 


Mentre perdiamo quota cominciamo a pensare a quale traccia seguire perché sul gps ne ho registrate due, una risale il ripido pendio che porta sul Focalone, l’altra va verso il basso entrando e tagliando a mezzacosta l’anfiteatro al di sotto della cresta. Infine però tutt’ e due si ricongiungeranno sul crinale sotto il Focalone che porta al Bivacco Fusco.Per l’asperità del tracciato e la nebbia rinunciamo alla seconda soluzione preferendo colmare altri duecento metri di dislivello per raggiungere il Focalone. 



Il duro pendio ci mette alla prova non poco perche’ di strada fin’ora ne abbiamo fatta tanta e ancora ne manca parecchia. La neve si trasforma in ghiaccio e siamo obbligati a tirar fuori le picche per una progressione in sicurezza, mentre lasciamo i ramponi negli zaini perché il tratto ghiacciato è piuttosto breve e giunge alla sella che separa il Monte Acquaviva dal Focalone. 


Ci ritroviamo in un misterioso paesaggio lunare, una sorta di landa desolata fatta di ciotoli e lingue di neve attraversata la quale ci porterà sull’elevazione maggiore della nostra uscita, i 2676 m. di Monte Focalone dove vi è stata posta una targa. Dopo la foto di rito sulla seconda vetta di oggi finalmente in tutta discesa seguiamo il costone e raggiungiamo il bivacco Fusco a 2455 m., una struttura metallica gialla che ospita 9 scomodi posti. All’interno, riparati dal vento incessante vi troviamo due escursionisti, intenti a programmare qualcosa per il giorno successivo. Dal canto nostro ne approfittiamo per consumare il nostro meritato panino e recuperare un po di energie perche’ ora dovremmo scendere tra numerosi tornanti lungo il sentiero che giunge al Fontanino a tratti invaso dalla neve che ci dara’ qualche problema. 



Dal Fontanino percorriamo a ritroso la pista dell’andata,risalendo su monte Cavallo,passando per la sella e poi il Blockhaus.Infine al buio riguadagnamo finalmente il rifugio Pomilio dopo 10 ore di dura marcia.Il ritorno in paese avverrà nella nebbia più fitta che ci costringerà con l’auto a procedere lentamente fino a valle.Ma ormai siamo ad Ortona e l’ultima fatica sarà quella di attraversare a piedi corso Vittorio Emanuele(non è consentito il transito alle auto) dove alloggio, viale stracolmo di gente a passeggio in abito da sera,mentre io mi faccio largo a fatica in tenuta da alta montagna e con la piccozza in bella evidenza. 


Un’ascensione di grande soddisfazione, nella solennità di un ambiente selvaggio e primordiale come la Majella.Trovarci soltanto noi due in questi luoghi arcani e con condizioni meteo avverse a renderli ancor più severi e con poche ore di luce a disposizione non ha prezzo.Credo che per le sue caratteristiche, l’Anello dell’Aeroplano includendo anche la vetta del Focalone, non abbia nulla da invidiare a molte salite che si fanno sulle Alpi.Ancora una volta ringrazio Gianluca,sempre presente,positivo e propositivo.Non c’era davvero modo migliore per terminare la stagione estiva in questa generosa e meravigliosa terra d’Abruzzo.



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