Video in Evidenza

IN PRIMO PIANO: Gli ultimi post

Pollino - Monte Alpi Via del Corvo" vedi

Sirino - Timpa Scazzariddo Via Beatrice" vedi

Pollino - Dolcedorme Canale Nord Est" vedi

Pollino - Via dei Lupi accesso alto" vedi



CONTATTO dgiusep@tiscali.it
Attenzione: per alcune escursioni è possibile scaricare le tracce GPX in basso dopo il testo!!

giovedì 24 giugno 2021

Monti Lattari Cresta ovest della Conocchia

 

Dopo aver chiuso la stagione invernale realizzando ben nove itinerari di grande pregio, ripartiamo con una splendida trasferta in terra campana, la Penisola Sorrentina. Essa “si protende nel Tirreno quasi a toccare l’isola di Capri, si estende da Castellammare di Stabia a Punta Campanella, spartiacque fra i golfi di Napoli e Salerno. La costa è alta, frastagliata e rocciosa, con le rupi calcaree che si frantumano in strapiombi, insenature e scogli” (incampania.com). 





Un territorio dalla morfologia aspra e tormentata dunque. Penisola Sorrentina vuol dire tra le altre cose Costiera Amalfitana che non ha certamente bisogno di presentazioni. Amalfi, Positano e Capri rievocano in me scenari indimenticabili e mozzafiato allorquando nel 2011 feci il famoso Sentiero degli Dei integralmente, da Agerola a Positano compresa l'infinita scalinata di 1700 (ho detto bene, millesettecento) gradini che ti depositano ad Arienzo, due passi dal prestigioso centro turistico. Chi ha l’occasione di percorrerlo ne rimane semplicemente rapito, costantemente sospeso tra cielo e mare in una dimensione quasi metafisica.





Ma se si volge lo sguardo verso l'alto si scorge anche un complesso montuoso di una bellezza mozzafiato, misconosciuto dalla massa dei visitatori che invade le coste, sedotti più dal fascino del mare ma anche dall’aurea di mondanità che contraddistingue la Costiera. È la dorsale della Catena dei monti Lattari che attraversa la penisola da est sud-est a ovest sud-ovest. Ed’ è proprio lassù che andremo. La nostra meta è la Cresta Ovest della Conocchia, nel settore di Monte S.Michele ai tre Pizzi, un itinerario alpinistico non difficilissimo ma severo, incredibilmente panoramico e dalla posizione strategica, nonostante la quota non eccelsa di 1387 m. Corteggiata per due anni, tra imprevisti e il lockdown imposto è stata sempre rinviata.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stavolta, prima che giunga il caldo serio si decide e si parte. Io e l’amico Falk convergiamo all’uscita Potenza Sicignano per proseguire con una sola auto direzione Castellammare di Stabia e poi Santa Maria del Castello, una frazione di Vico Equense. L’escursione sembra non partire col piede giusto. Causa il traffico di Castellammare e Vico arriviamo con un po’di ritardo a Santa Maria del Castello, nostra base di partenza, e dopo qualche difficoltà a trovare parcheggio ci avviamo zaino e corda in spalla. Individuata la stradina di accesso alla Cresta e percorso qualche centinaio di metri, troviamo però il sentiero sbarrato da una recinzione. La proprietaria di un b&b lì vicino ci informa che per un non precisato motivo il contadino ha chiuso l'accesso (infastidito dal passaggio degli escursionisti attraverso la sua proprietà?). Già di primo mattino l'afa si fa sentire e sappiamo che procederemo con esposizione piena a sud.





 



Aggiriamo l’ostacolo imboccando nelle vicinanze il sentiero della via normale che si insinua nel vallone. Nel punto più agevole lo lasciamo piegando a sinistra risalendo un malagevole costone roccioso interessato dagli incendi del 2017.Tra tronchi bruciati, ginestre e bellissime fioriture di cisto rosso e cisto maggiore guadagniamo il crinale. Beh, almeno l’impasse iniziale è superata. Durante la salita scorgiamo anche la rupe di Montepertuso, ovvero il monte forato che sormonta il piccolo villaggio della parte alta di Positano. Seguendo fedelmente la traccia e oltrepassato un orribile traliccio dell’alta tensione che è un pugno nell'occhio tocchiamo prima Punta Medico a quota 920 m e poco dopo giungiamo all’attacco della parte alpinistica della cresta. 





Già il panorama da qui’ è mozzafiato e siamo fortunati perché nel pomeriggio si alzerà dal mare della foschia che a folate precluderà in parte lo sguardo sul paesaggio. Direzione nord corre parallelo il pauroso fosso del Vallone Acqua del Milo sovrastato dalle pareti verticali della Cresta di monte Cerasuolo. Di fronte si innalzano i primi risalti della cresta della Conocchia che andremo ad affrontare da lì a poco. Verso sud ovest invece si protende la Penisola Sorrentina fino a Capri, mentre lato Sorrento si estende il vasto Golfo di Napoli con le isole di Procida e Ischia. Insomma non ci facciamo mancare proprio niente.





Poi sugli scoscendimenti della parete sud della Conocchia si erge il Pistillo, un caratteristico e stretto campanile cilindrico di una trentina di metri che sembra uno scherzo della natura, conseguenza in effetti di fenomeni erosivi tipici dei territori carsici. Anche sul nostro Pollino ne abbiamo uno non meno spettacolare di pari altezza che è la Pietra Campanara nei monti di Orsomarso. La cresta è piuttosto articolata e frastagliata, un alternarsi di salti verticali e tratti pianeggianti. In totale faremo sei tiri con difficoltà massima di IV grado. Dopo aver percorso la prima parte del crinale largo ed erboso, ci imbrachiamo e tiriamo fuori la ferramenta. Attacchiamo il primo dente che si eleva direttamente dalla cresta spostandoci a destra di esso per un passo di III-. Dopo pochi metri su esile crestina erbosa affrontiamo il secondo dente del primo tiro scalando uno stretto camino di III.





La cresta adesso diviene più verticale e continua con notevole esposizione da ambo i lati. Al secondo tiro arrampichiamo una breve paretina verticale di III+ molto affilata. Al terzo tiro si affronta un passaggio più difficoltoso a causa della roccia che non è solidissima. Vi sono diversi massi instabili e brecciolino insidioso a cui prestare molta attenzione. Utilizzando friends e fettucce scaliamo il diedro camino con passi di IV- aggirando da sinistra una stretta cengia molto esposta. Falk è un rocciatore davvero bravo e infonde molta sicurezza.





In questa sezione i risalti sembrano uguali ma al quarto tiro dobbiamo vincere anche una larga fessura molto angusta che incide un blocco roccioso monolitico di una decina di metri (IV-). Un successivo risalto di III+ ci permette di chiudere il tiro. Alle nostre spalle lo sguardo si amplia ulteriormente sulla cresta aerea percorsa fin’ora e sulla penisola sorrentina fino a Capri. Occhieggia in lontananza lato Positano l’Isola delle Sirene che guardandola dalla costa sembra assumere le sembianze di una donna sdraiata in mare. Fa parte di un piccolo arcipelago formato da tre isolotti Li Galli, o “Sirenuse”, famosi perché secondo la leggenda furono la dimora scelta da Omero per le Sirene.  




 Il    quinto   tiro  è  il  più  impegnativo,  un'insidiosa  parete  con  passaggio  valutato  IV  pieno. Dopo aver fatto sosta su un tronco la rimontiamo frontalmente risalendo un camino con alberello in cui è presente una fettuccia. Si scala in verticale fino a portarsi al di sopra un masso sporgente sopra il quale è piazzato un provvidenziale chiodo rosso. Poi ci si sposta a sinistra per breve cengetta affrontando infine un canalino invaso da alberelli di carpino, fastidiosi per la progressione e con massi molto instabili. Superato l’ostacolo più ostico ora puntiamo al sesto ed ultimo tiro. Scendiamo un breve crinalino erboso giungendo al successivo gendarme. Aggirando sulla sinistra la bastionata rocciosa risaliamo un canale/camino che ci porterà ad un estetico forcellino di sei metri di IV- da affrontare in opposizione uscendo infine su prato. Siamo al di sopra del Pistillo che però da qui non è visibile.





Adesso il terreno diviene più facile. Si cammina lungo un tratto di macchia e si percorre una stretta cengia superando poi alcuni saltini di II fino ad essere finalmente in vista dell’ultima poderosa spalla. Il salto che si presenta è evitabile, direi opzionale perché facilmente aggirabile da destra altrimenti di V-. Purtroppo siamo già in ritardo sulla tabella di marcia. Manca ancora il lungo traverso e l’ultimo strappo per la vetta, il lunghissimo sentiero per la discesa e il viaggio di ritorno (rientrerò a casa alle 22.30).





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di conseguenza decidiamo di aggirare e guadagnare la cima traversando a mezzacosta prima l'anfiteatro di cresta splendidamente stratificato tra rocce a franapoggio e cenge. Infine risaliamo i ripidissimi tornanti serviti da una staccionata danneggiata che ci porterà ad un bivio con tabella. Qui’ riponiamo negli zaini la ferramenta e in libera proseguiamo lungo il crinalino terminale fino alla croce.Purtroppo si alza la nebbia che in vetta inghiotte uno sparuto gruppo di escursionisti in fila indiana.  Avvolge purtroppo anche gli arcani culmini dei Tre Pizzi, il Molare o monte S.Michele, il Canino e il Catiello che si concedono ai nostri sguardi e agli obiettivi delle fotocamere per pochi secondi. Ma ci siamo ripromessi di tornare per fare l’attraversata di queste splendide cime. Dopo aver rubato anche qualche scatto nella foschia tra sprazzi d’azzurro e spettrali guglie che si stagliano sul mare si comincia a scendere.





Ritorniamo sui nostri passi ripercorrendo a ritroso il sentiero n°300 che transita sul filo della Cresta sud ovest della Conocchia. Prima di un repentino cambio di direzione verso sud est a quota 1060 ci depositiamo su un impareggiabile belvedere sul quale si domina il Golfo di Salerno. Abbiamo in pratica Positano ai nostri piedi, splendida perla bianca su un mare azzurrissimo. È l’apoteosi del bello e del sublime che ci trasporta lontano dalle meschinità e dalla monotonia della cosiddetta vita “normale”. Da qui abbiamo anche un fantastico colpo d’occhio sul brullo versante meridionale della Conocchia e sull’immancabile Pistillo svettante, collegato alla parete tramite una esile gengiva.





La nota negativa è che giunto in vetta mi accorgo di aver consumato tutta l’acqua, ben due litri; così mi toccherà fare tutto il ritorno a secco. Considerando l’esposizione in pieno sud e il sole che picchia in faccia la cosa non è proprio piacevole. In questo versante impervio e selvaggio domina la macchia mediterranea. Notiamo però che il sentiero, pur stretto risulta comodissimo perdendo quota gradualmente attraverso numerosissimi aggiramenti e tornanti. Inoltre nei punti più disagevoli è stato realizzato con grande perizia e maestria un gradinamento posizionando ad ok massi squadrati per non affaticare il passo.




Ad un bivio, nei pressi di un altro terrazzo panoramico pieghiamo a destra fino a scendere nel Vallone Pozzo, accompagnati da fioriture di orchidea italiana ed eliantemo maggiore. Infine raggiungiamo le abitazioni di Santa Maria con l’impellente necessità di guadagnare il primo barrettino per reidratarci a mezzo birra gelata prima di intraprendere il viaggio di ritorno. Lungo i tornanti in auto riusciamo infine ad immortalare anche il Vesuvio, rimasto celato dalla caligine per tutto il giorno. E dopo questa splendida escursione con il simbolo assoluto di queste terre che domina lo scenario il quadro direi che adesso è decisamente completo.




Scarica la traccia gpx
 

Nessun commento: