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mercoledì 5 gennaio 2022

Montea Canale Nord Variante "della Dea"

“Ponetevi nuove mete perché in fin dei conti siamo racconti che camminano anche se qualcuno vola” - Michael Di Cunto

Questa è tra le uscite che non dimenticherò mai, dura, avventurosa e infinita, in una delle aree più selvagge, isolate e inaccessibili dei monti di Orsomarso, tanto che alla fine torneremo al fuoristrada alle 21.00 dopo 14 ore di marcia sotto il cielo stellato, e una Montea brillante al chiaro di una argentea luna piena.






Da anni pianificavo la risalita del canale nord di Montea in invernale, fatto già a settembre del 2017.Inizia ai “Capi di Rosa”, laddove nasce il fiume Rosa appunto, nei pressi del Varco del Palombaro. E’ un tracciato singolare che da lontano appare come una gigantesca Y costituito nel tratto iniziale da un ramo principale, una forra che assomiglia al greto di un torrente di montagna con rovina di grossi massi sovrapposti e alcuni salti in cui vi è scorrimento d’acqua. Tralasciando quello che sembra un accenno di canale laterale sulla sinistra utilizzato per aggirare questi salti, a quota 1420 m si apre e si allarga. A questo punto vi è una prima diramazione a sinistra che più in alto si ramifica ulteriormente a U in due canali con uscita nei pressi della cima Sud. Proseguendo invece dritti lungo quello che da forra diventa un ampio canalone, a quota 1597 m si presenta la diramazione a Y. Il ramo di sinistra è quello che risalimmo quattro anni fa. Non essendo nel periodo invernale evitammo l’uscita per stretto canalino a sinistra e puntammo direttamente il ripido pendio in faggeta alla sua destra.






 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Proseguendo dritti e deviando nel bosco si guadagna la crestina finale che raggiunge la cima Nord, quella più alta. Subito sulla sinistra invece vi è un canalino appena accennato e invisibile all’inizio che si allarga poco più in alto. Un paio di metri oltre si sviluppa un altro più evidente che inizialmente è stretto e incassato e poi procedendo lungo i bordi del bosco si amplia. Questo sarà la nostra via che chiameremo “Variante della Dea”. Verso sinistra si ramificano uscite alternative che si insinuano all’interno delle paretine terminali che andrebbero esplorate in futuro. Insomma, questo canale nord è tutto un programma.






La giornata è piuttosto ventosa e con il fuoristrada di Stefano si parte da San Sosti per inoltrarci nella sterrata in località Fravitta. Con noi c’è anche Pasquale. La strada è veramente disastrata e si procede molto lentamente. Visto che il canale nord è davvero irraggiungibile da qual si voglia località si intenda partire, l’obiettivo è quello di avvicinarci il più possibile al Campicello dal quale si accede poi facilmente alla pista che porta al Varco del Palombaro. Purtroppo causa neve dobbiamo fermarci un paio di chilometri prima. Da questo punto inizia la nostra avventura. Dopo duecento metri vi è uno spettacolare affaccio sul versante nord di Montea, alpestre e frastagliato, solcato dai suoi canaloni dirupati e le sue creste affilate e vertiginose. E’ davvero la Regina dei monti d’Orsomarso, the Queen, come la definii diversi anni fa. Oltrepassato il Campicello guadagniamo la sterrata che a sinistra proviene dalla Pietra Portusata, un caratteristico roccione forato che pare un teschio riverso e che sorge alla base del crestone nord est di Montea. Scendiamo spediti verso i Capi di Rosa che raggiungiamo dopo aver intersecato prima la misteriosa Gravina del Diavolo, un altro impervio canalone che metteremo in programma. Siamo a circa 920 m di quota.






A questo punto ci imbrachiamo perché vorrei superare i salti che si trovano circa 200 metri più in alto e che incontriamo dopo esserci districati tra massi e sterpaglia varia su un terreno aspro e sconnesso. Purtroppo, come temevo i salti sono scoperti, vi è sempre lo stesso scorrimento d’acqua e alcune pozze cristalline che osservai quattro anni fa e complice la quota non elevata compaiono solo alcune chiazze di neve ai lati.






Forza maggiore dobbiamo aggirare per ripidissimo pendio innevato risalendo in destra idrografica fino ad insinuarci in un interessante canalone nel bosco che forse meriterebbe una futura esplorazione. Dopo qualche centinaio di metri e superato un breve saltino obliquiamo a destra e ci riportiamo nuovamente nel fondo del canale originale, invaso da massi arrotondati ricoperti di neve e ghiaccio. Qui’ mi diverto a superare passaggi di misto anche piuttosto impegnativi valutati AD mentre i miei compagni evitano procedendo su terreno più facile.






Più in alto aumenta lo strato nevoso e incontriamo le prime formazioni di spettacolari stalattiti di ghiaccio che pendono dalle pareti laterali come vere e proprie spade. Proseguiamo fino ad una paretina dove ci fermiamo per rifocillarci e recuperare un po’di energie perché il cammino sarà ancora lungo. A destra del salto vi è un bellissimo corridoio di ghiaccio che ci permette di uscire e proseguire un altro po’ fino al termine del tratto inforrato. Adesso il tracciato si apre e diviene un largo canale. In quota il forte vento ulula ma per adesso non ci reca alcun fastidio. Alle nostre spalle invece, si innalza il massiccio della Mula con la sorella minore la Muletta, imponente e arrotondata in sommità, con i corrugamenti e i valloni precipiti della Serra Scodellaro, del Cozzo Iazzati e Cozzo Laimi. In questo tratto la neve è morbida, i passi diventano pesanti e in tre ci alterniamo a battere traccia.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Finalmente giungiamo alla diramazione alta. La prima volta prendemmo il ramo di sinistra, adesso con la scusa di un piccolo errore nel seguire la vecchia traccia GPS andiamo un po’più su dove Pasquale individua questo bel camino stretto e ghiacciato valutato circa 55° di inclinazione. Ci buttiamo dentro senza sapere come sarà in alto, tanto oggi è tutta un’incognita. Parto io seguito da Stefano e poi da Pasquale. All’uscita di questo primo tratto notiamo delle bellissime pareti ghiacciate sulla sinistra festonate di pini loricati con uscite molto interessanti e tecniche, ma pare che la linea più logica e che garantisce un’uscita più tranquilla sia quella che prosegue dritto fino a sbucare in cresta proprio sotto le ultime balze della cima Nord che raggiungiamo superando una lunga rampa a 50°.Giunti in cresta un provvidenziale muretto verticale ci tiene al riparo da forti raffiche di vento che soffia da nord sollevando pulviscolo di neve. In alcuni momenti assomiglia ai cannoni sparaneve che si utilizzano nelle piste da sci.






Dopo un pranzo frugale con vista mare ci accingiamo ad affrontare le vertiginose creste di Montea transitando prima per la sua cima sud quotata 1785 m.E ora il gioco si fa duro perché si tratta di un infinito saliscendi spaccagambe tra l’altro su neve non assestata. La marcia è ulteriormente rallentata anche a causa di un piccolo imprevisto occorso a Stefano ma che spettacolo cogliere il tramonto su una delle anticime con il paesaggio che si tinge di rosso fuoco mentre il sole fa capolino sul mar Tirreno e contemporaneamente una splendida luna piena sorge a nord est. Questa Montea è tanto dura quanto magica ed è inevitabile subirne il suo incommensurabile fascino. È anche il momento di tirar fuori le lampade frontali perché il buio sta sopraggiungendo e dobbiamo ancora affrontare l’impegnativa cresta est che dopo una lunghissima discesa prima su infide roccette e poi in faggeta ci depositerà al bivio per la fontana di Cornia.






Le energie e le scorte d’acqua si stanno esaurendo e ci rendiamo conto che forse saremmo dovuti partire da Cornia perché ora ci tocca una lunga e massacrante salita verso la Pietra Portusata, avvistata la mattina dal versante opposto, distante adesso ancora ben tre chilometri con 200 metri di dislivello da colmare. Un provvidenziale esile ruscello che incontriamo ci permette di abbeverarci e recuperare un po’di energie, ma è pura illusione. Poco più avanti un enorme faggio caduto sul sentiero ci costringe a un difficile aggiramento alla luce delle nostre lampade arrancando scomodamente per un pendio ripido e ghiacciato cercando di scavalcare l’enorme tronco con i suoi rami adagiati in terra. Sembra non finire più e la vista della Tavola dei Briganti, una caratteristica roccia a forma di fungo sfregiata da orribili tiranti in acciaio per impedire che cada giù un po’ci rincuora perché la Portusata adesso è vicina. Ma dobbiamo ancora salire e dulcis in fundo anche le frontali cominciano a fare cilecca, forse a causa delle basse temperature.






Fortunatamente siamo assistiti dal chiarore della luna piena che ci consente a turno di tenerle spente. Ed ecco avvistata nel buio la sagoma scura della verticale parete sud della Pietra. Finalmente dopo una estenuante salita adesso si comincia a scendere verso il Campicello, ma dobbiamo percorrere ancora due chilometri. L’estrema fatica è mitigata dalla splendida vista della Montea innevata al chiarore della luna, una montagna che sa stregarci come poche. Finalmente giungiamo al Campicello davvero stracotti ma il breve tratto in piano è soltanto l’anticamera dell’ultima ennesima salita che ci porterà finalmente al fuoristrada, camminando per gli ultimi interminabili due chilometri e 140 metri di dislivello. E finalmente alle 21.00 siamo al capolinea veramente stremati e al limite.






La prima salita invernale documentata al Canalone nord di Montea ci ha letteralmente prostrati per la fatica immane profusa. Si tratta di un tracciato ad anello molto lungo e faticoso che andrebbe affrontato nella tarda stagione, in modo da incontrare la neve più in alto e consentirci un avvicinamento più snello e veloce. Richiede secondo me l'utilizzo di due auto staffetta, una per la partenza nei pressi di Campicello e l'altra a Fontana di Cornia, però anche così i tempi risulterebbero ugualmente dilatati, al di fuori della tempistica standard per questo tipo di salite, anche perché dopo una giornata di fatiche bisognerebbe andare a recuperare la prima auto. Ma per noi duri della montagna, con grandi motivazioni, ambizioni e insaziabile passione queste cose non fanno certo paura.







Scarica la traccia gpx

6 commenti:

bupa77 ha detto...

non siamo solo duri ma pure un pò matti!!

Pollinofantastico ha detto...

.....a che serve essere normali? ������

Anonimo ha detto...

Emozionante... Complimenti a tutti e tre!!! Percorso veramente tosto...

Pollinofantastico ha detto...

Grazie.Hai detto bene anche se "tosto" è dir poco

Anonimo ha detto...

Non so quanti anni saranno passati...
Ne come mi sia ricordato il nome esatto del blog..
:-D

Sono, anzi, ero.. PLANETARIUM (..blog@tiscali.it)
spero ti ricorderai di me

Volevo intanto salutarti e poi augurarti un buo anno

ciao :)

Pollinofantastico ha detto...

Carissimo certo che mi ricordo,il mitico Planeta.Mi fa immenso piacere.Visto che Tiscali èormai sepolto hai un altro blog,social ecc?Io sono anche su Instagram e Youtube sempre con lo stesso nickname