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domenica 12 novembre 2023

Allainhorn Cresta Est Hohlaubgrat

Prologo

"La vita in montagna è molto semplice, si sale con le proprie gambe e poi si scende".

Non è stato facile metabolizzare la deludente trasferta sul Castore nel 2019.Dal punto di vista del risultato finale l'ho considerata un insuccesso. Col senno di poi forse avrei potuto programmare e gestire la gita in maniera meno pretenziosa e con più giudizio. Infine ho detto: "a volte credo...il primo passo è un passo indietro”. Ma se capita di fare un passo indietro devi reagire e farne due in avanti.

Così subito dopo la brillante salita alla Cima Grande di Lavaredo che mi ha restituito un po' di sana autostima ho cominciato a pianificare una nuova sortita su un 4000, e questa volta sarebbe dovuta andare bene. Ho scelto il Canton Vallese che ancora non conoscevo, volgendo lo sguardo all'Allalinhorn, una imponente vetta della regione montuosa dei Mishabel che raggiunge i 4027 m, incorniciato in un sontuoso ambiente glaciale. È considerato il 4000 più facile e gettonato delle Alpi per la sua via normale, relativamente breve e vicina agli impianti di risalita, per questo molto battuta e frequentata.

Invece ho optato per una alternativa più impegnativa e accattivante, lontano dalla massa, la sua elegante ed aerea cresta est chiamata Hohlaubgrat. Nonostante si tratti di una classica della zona presenta tratti su ghiaccio o neve fino a 45 con punte di 50° e passaggi su roccia fino al III+ con una difficoltà complessiva valutata AD-.

Saas Fee

Giungo a Saas Fee il pomeriggio del 9 settembre entrando dalla Val d'Ossola, passando poi per Brig e prendendo uno dei caratteristici autobus gialli della "Postauto", che collega le valli del cantone. Saas Fee, chiamata anche "la Perla delle Alpi", è un gioiello che sorge a 1800 m di quota, incastonato nella valle Saastal e circondato dalla fantastica catena dei Mischabel, l'Alphubel con la sua impressionante cascata di seracchi e il Dom che comanda imponente e aderto dall'alto dei suoi 4545 m.È una delle più antiche colonie walser del Vallese, fondata dai walser provenienti da Saa Grund nella metà del XIII secolo. Oggi è un importante centro turistico, una base alpinistica e una stazione sciistica di prim'ordine.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo essermi sistemato in albergo la serata trascorre placida lungo le stradine del borgo godendo prima di un magnifico tramonto tra il Dom e il Taschhorn e poi gustando un'ottima pizza in uno dei numerosi ristoranti, piuttosto cara ma veramente buona. Tutti parlano tedesco e non trovo un solo italiano, neanche tra i turisti. Noto inoltre che i gestori delle attività commerciali, ristoratori, albergatori, commercianti ecc. nutrono una sorta di avversione per l'euro, evidente al momento di calcolare la lieve differenza tra le due valute dando il resto categoricamente in franchi. Anche la macchinetta dei biglietti del treno alla stazione di Brig al momento della stampa stranamente mi bloccava la transazione in euro.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lungo il corso osservo una statua in bronzo che ritrae il "sacerdote Johann Josef Imseng, guida alpina e cacciatore che promosse il turismo e costruì alberghi. Era un sacerdote e uomo lungimirante che aveva a cuore il benessere olistico del suo popolo. Era inoltre un botanico che conosceva gli effetti delle erbe medicinali come nessun altro" (www.saas-fee.ch/fr/culture-patrimoine). 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Desta invece maggiore curiosità un busto, anch'esso in bronzo con una targa sulla quale è inciso un nome indiano, cosa piuttosto inusuale per questi luoghi. In realtà raffigura Swami Vivekananda, mistico indiano che viaggiò molto e visse anche a Saas Fee nel 1896. Fu un oratore e un riformatore che riunì le idee più alte dell'Oriente e dell'Occidente e "forse il primo indù che seppe davvero avvicinare occidente ed oriente. Il busto è un dono di Sadhana, figlia del artista Annaratnam Gunaratnam."(Wikipedia)



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E poi vi è la pittoresca "chiesetta parrocchiale di Herz Jesu che si inserisce perfettamente nell'imponente paesaggio alpino intorno. I fianchi ripidi del campanile che ricordano mani in preghiera, fanno da contraltare ai fianchi ripidi del massiccio del Michabel (Outdooractive.com). 


Altra peculiarità di Saas Fee è il divieto di circolazione per i mezzi a motore termico compresi quelli pubblici che hanno l'obbligo di stop al Parkhaus terminal all'ingresso del paese. Circolano soltanto piccoli veicoli elettrici poco impattanti, costruiti apposta per questi paesi di montagna dalle stradine e vicoli stretti. Per questo qui' regna una insolita quiete; soltanto il brontolio sommesso dell'immancabile torrente glaciale che attraversa il paese, il Feevispa mi accompagnerà in albergo dopo questa rilassante passeggiata. Rientrato in stanza preparo zaino e materiale e dopo un po' di TV si va a letto, domani sarà una giornata impegnativa.


 

L’Ascensione

L'indomani 10 settembre, mentre il sole sorto da poco infuoca le pareti dei monti, mi dirigo verso gli impianti di risalita. È una splendida giornata e penso al gran caldo di questa estate settembrina che sembra non finire più, ma almeno mi consentirà di salire in alta quota godendo di condizioni meteo eccezionali. Alla stazione dell'Alpin express, funivia che sale a Felskinn c'è Pietro ad aspettarmi, con cui ho condiviso l'indimenticabile salita al Cervino undici fa. E’ un vero piacere rivederlo sempre in forma dopo tanto tempo.




L'ingresso è gremito di gente, ma noi alpinisti dobbiamo attendere che salgano prima gli sciatori che hanno la precedenza sulla cabinovia. Dopo i due tronconi della funivia raggiungiamo Felskinn, stazione inferiore del Metro Alpin che dà accesso al Mittelallalin, vetta minore situata a 3.456 metri, sotto la quale è posizionata la stazione a monte, ben nota per il ristorante girevole più alto del mondo e per una grotta sul ghiacciaio.




La Metro Alpin è una funicolare sotterranea, la più alta del mondo e unica nel suo genere che fa da spola tra la stazione di Felskinn e il Mittelallalin. Il tunnel scavato nel ghiaccio ha una lunghezza di 1.749 metri con un dislivello di 476 metri tra le due stazioni. Qui' incontriamo una cordata di italiani che faranno la nostra stessa via (che bello vedere finalmente qualcuno che parla italiano).




Ma prima di salire a bordo, in biglietteria dobbiamo firmare una liberatoria per richiedere la fermata intermedia in quanto l'accesso al ghiacciaio si trova ad una quota inferiore. Usciti dalla Metro Alpin una porta in metallo dà accesso al ghiacciaio passando prima dentro una sorta di grosso tubo di servizio utilizzato per lo scarico dei detriti durante la realizzazione del tunnel. 




Finalmente si esce allo scoperto e l'Allalinhorn si svela maestoso davanti a noi. Con lo sguardo già possiamo seguire l'intero percorso di cresta che dovremo fare per salire in vetta. Scendiamo pochi metri per sfasciumi mettendo piede prima sulla morena e poi sull' Hohlaubgletscher a 3150 metri circa di quota. Tiriamo fuori corda, imbrago, casco, ramponi, occhiali fattore 4 e cominciamo a muovere i primi passi. Il senso di solitudine totale che ti pervade mentre ti avvii lungo questa distesa di ghiaccio ha dell'incredibile, infatti non vi è la gran calca di alpinisti e sciatori in cordata che si vede solitamente da altre parti, anzi al momento della partenza non c’è proprio nessuno. Mi par d'essere sulla nord del Pollino durante un'escursione invernale.




Attraversiamo quasi in piano il ghiacciaio puntando ad un rilevo a quota 3350. Di solito si passa a sinistra ma noi preferiamo aggirarlo da destra risalendo un pendio più ripido ma in ombra, scegliendo il percorso migliore in base alle condizioni del ghiacciaio abbastanza crepacciato. L’ambiente è grandioso, siamo all'interno di una gigantesca conca, chiusa a nord dalla cresta est dell'Allalinhorn e a sud dall'immane parete del Mittelallalin sul cui bordo occhieggia la stazione del Metroalpin. Aggirando vari crepacci risaliamo la rampa nevosa che nella prima parte non supera i 35°.Visto la consistenza della neve, piuttosto molle penso che i bastoncini, o almeno uno sarebbe stato più utile della piccozza.




Raggiunto il filo di cresta il panorama comincia ad aprirsi soprattutto verso la Weissmies, il Lagginhor e lontano a nordest l'Oberland bernese. Tra le cime più note si intravedono lo Jungfrau e l'Aletschhorn. Sotto di noi si distende invece la terminale del ghiacciaio di Allalin che serpeggia verso il lago Mattmark che fu oggetto di una grave tragedia il secolo scorso. Il 30 agosto 1965 si staccò parte del ghiacciaio investendo dei cantieri allestiti per la costruzione della diga di Mattmark, 102 furono le vittime, delle quali 55 italiani e sette calabresi di San Giovanni in Fiore.




Aggirato un crepaccio da destra ci dirigiamo verso una fascia di facili roccette attraversate le quali ci introduciamo forse nella parte più dura del percorso. Dobbiamo infatti risalire faticosamente una "terribile" gobba nevosa molto ripida, circa 40° da spezzare il fiato. In Appennino me la sarei mangiata, ma qui' la quota si fa sentire. Le pause in questo tratto aderto sono ben gradite e ci permettono non solo di riprendere fiato ma di ammirare al contempo gli splendidi panorami a perdita d'occhio, come la catena del Taschhorn, Dom, Nadelhorn e Lentzspitze, tutte montagne dalle cime aguzze e seghettate. Nel frattempo ci sorvola un elisoccorso per raggiungere probabilmente uno sciatore ferito sulle piste a valle.




Superato questo ostico crinale guadagniamo finalmente un colletto pianeggiante a quota 3800 m. dal quale si apre una vista superba sulla maestosa piramide dell'Allaninhorn, che da questa prospettiva ricorda il Cervino. Immancabile la foto classica dell'escursione. Da questo punto panoramico si ha anche una visuale da paura su altri magnifici 4000 del comprensorio quali il Rimpfischhorn dal profilo affilatissimo e lo Strahlhorn, che fanno da contraltare ai giganti del Monte Rosa che si innalzano dietro in direzione sud.




Dopo il colletto che ci permette di rifiatare ci aspetta l'ultima pettata, la ripida e affilata cresta prima della fascia rocciosa sommitale che vediamo come una liberazione perché questo tratto tocca una pendenza di 45° con punte di 50°. In compenso però siamo vicini alla vetta, ma prima dobbiamo superare quest'ultimo ostacolo. I primi 15 metri sono serviti da una grossa catena che ci permette di vincere atleticamente una bella placca altrimenti di III+, IV-. Il resto è una piacevole arrampicata su difficoltà intorno al III° ma con esposizione a volte su roccia sporca di fango. Infine si esce a destra aggirando una piccola torre rocciosa. Adesso sì che vediamo la croce di vetta. Mi volto un attimo per vedere da dove siamo venuti e quello che abbiamo fatto. Saas Fee sta lì in fondo incastonata nella stretta e profonda valle dalla quale si innalzano da subito numerosi e spettacolari quattromila.




Prima di toccare l'agognata cima dove sono già presenti alcuni alpinisti che hanno fatto la normale, con un pizzico di commozione non posso che ringraziare Dio perchè oggi mi ha permesso di vedere tutto questo. Una volta sulla croce di vetta un urlo liberatorio, un abbraccio con Pietro ma poi si rimane in silenzio per contemplare l'infinito. Impossibile elencare il tripudio di vette di questo immenso oceano che si estende a perdita d'occhio. Tra i quattromila più famosi sfilano in parata tutti quelli del Monte Rosa, da sud la Punta Gniffetti con la Capanna Margherita visibile in cima, la Zumstein, Dufour e Nordend. Spostando lo sguardo si scorge la vetta occidentale del Lyskamm e a seguire il Castore, il Roccia Nera e la catena dei Breithorn.




A ovest si innalza in tutta la sua eleganza e arditezza l'unico e il più bello, lo “Scoglio più nobile d’Europa”, il Cervino con il suo satellite Dent d'Herens e dietro, molto lontano sua maestà il Monte Bianco. Rientrando in Svizzera svetta l'inconfondibile profilo della Dent Blanche con il più basso Ober Gabelhon, lo Zinalrothorn e l'imponente Weisshorn. E per chiudere da nordovest a nordest i già citati Alphubel, la catena del Dom e il gruppo della Weissmies. Gli occhi e lo spirito pare non riescano a saziarsi di tale superlativa grandezza e bellezza tanto che da questo luogo non vorresti mai andare via, ma purtroppo bisogna scendere. 




Dopo aver consumato qualche barretta comincia la discesa per roccette a tratti insidiose e viscide sotto la cima. Terminato il tratto roccioso prendiamo il fianco occidentale su ripido pendio glaciale adducente al colle del Feechopf a 3810 m. che non toccheremo. Dal valico traversiamo verso nordest zigzagando su molti crepacci toccando pendenze fino a 35,40° scendendo lungo la verticale del Feechopf. Il versante nordovest dell'Allalinhorn è assolutamente glaciale con la presenza di enormi e paurosi crepacci. Concludiamo la nostra avventura attraverso il Feegletscher fino alla stazione del Mittelallalin dove prendiamo prima il Metroalpin e poi i due tronconi dall' Alpinexpres a ritroso fino a Saas Fee.




Saluto così il mio compagno di viaggio che rientrerà a Formazza. Io invece tra fiumi di birra che scorrono nelle strade e gente in costume tipico per una imprecisata festa di paese, mi concederò un terzo tempo in un ristorantino tra una spaghettata ai gamberi e una birra eccelsa come solo qui' sanno servire.




Penso che sia stata una salita magnifica dal punto di vista paesaggistico, di grande soddisfazione e mai troppo difficile tecnicamente, ma era quello che mi serviva in questo momento. Credo di aver dato così delle risposte a me stesso.




«Siedi ai bordi dell'alba, il sole sorgerà per te. Siedi ai bordi della notte, la luna nascerà per te. Siedi ai bordi di un torrente, un uccello canterà per te. Siedi ai bordi del silenzio e Dio ti parlerà»

Swami Vivekananda

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2 commenti:

bupa77 ha detto...

Complimenti per la fantastica e spettacolare vetta,bello il racconto, come sempre! Ciao e alla prossima avventura 😜

Pollinofantastico ha detto...

Grazie carissimo...come ho detto alla fine era quello che mi serviva adesso