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sabato 18 febbraio 2023

Monte Sellaro versante Nord

Antefatto

“Pronto Pollinofantastico, che si fa domani? ‘Mah! Andiamo sul Sellaro che ci sarà poca neve, ci facciamo la nord che sarà un po’ più piena’. E niente. Prima ci troviamo su Marte, tra roccioni grandi quanto casa mia e ponti di neve che per fortuna hanno retto. Successivamente a navigare in un mare di neve dalla dubbia consistenza, come la farina doppio zero che mi sniffo prima di affrontare queste grandi avventure. Nell’ultimo video (Instagram) vi mostro come scende da una parete una persona con i crampi fino alle sopracciglia. È simile al trasporto di un defunto, l’unica nota negativa è che nessuno ti tira. In conclusione, ho appeso gli scarponi al filo.” (Michael D.C.).




Per la serie “cronache di un inverno bifasico”, magro nella prima parte, con nevicate poderose nella seconda anche sulle coste, cerchiamo di inventarci qualcosa che non si limiti ad una semplice ciaspolata. Così si va sul Sellaro, una elegante vetta isolata di soli 1439 m, estrema propaggine orientale del parco del Pollino che si affaccia sul mar Jonio e che praticamente non vede quasi mai la neve se non eccezionalmente. Mentre oggi 11 febbraio con Michael ci dirigiamo verso Cerchiara di Calabria ne osserviamo il versante sud che sembra piuttosto asciutto. Nulla di più sbagliato.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Decidiamo di attaccarlo da nord in un fuori sentiero come in una giornata invernale di ben dodici anni fa allorché risalii la cresta nord ovest in solitaria e poi mi inventai un percorso avventuroso sfruttando cenge e camini della parete ovest. Vorremo ripetere la stessa via ma le condizioni sono molto diverse di allora. La giornata è splendida ma non appena affondiamo gli scarponi nella neve, già alta alla quota di 1000 metri ci rendiamo conto che andremo incontro ad una probabile ravanata. Non mi era mai capitato prima di vedere il Sellaro così innevato.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La necessità di procedere dove si affonda meno, un recinto che sembra quello dei velociraptor di Jurassic Park e una fitta e fastidiosa macchia ci costringono a deviare verso la cresta parallela rispetto a quella che vorremmo risalire. Avrò modo di conoscere anche questa mi chiedo. Usciti dal groviglio puntiamo verso una fascia rocciosa per guadagnare velocemente la cresta con la speranza di trovare meno neve ma è pura illusione.




Ci imbattiamo infatti in un complesso di massi ciclopici come generati da un grande cataclisma. Vi sono ponti di neve farinosa che coprono le buche di sprofondamento e dobbiamo muoverci con estrema cautela sondando “il terreno” con i bastoncini per non finire giù in una di queste. Sembra un paesaggio marziano ma comunque di grande suggestione.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Usciti da questo dedalo di rocce e buche a fatica, riusciamo a scavallare la cresta. Realizziamo che con queste condizioni non è il caso di insistere oltre lungo la stessa. Non ci resta che intercettare il sentiero della Cessuta o “del Sellaro” che risale il vallone a tornanti sempre su neve più abbordabile fino ad una radura circondata da bellissimi pini.




Finalmente vediamo emergere dal bosco la mole piramidale della parete nord del Sellaro. Ad occhio sembra spazzata, ingannati anche da evidenti affioramenti rocciosi, e invece ci imbattiamo in accumuli poderosi che ci fanno nuotare nella neve. Se consideriamo che la pendenza comincia ad essere importante, le difficoltà a risalirla si moltiplicano. 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riusciamo a sfruttare corridoi di neve increspata più portante e spazzata dal vento ma dove non possiamo evitare muretti di neve farinosa sono dolori. Michael comincia ad accusare anche crampi ma ormai ci siamo, raggiungiamo finalmente l'agognata croce di vetta.




Dopo aver ripreso fiato ci godiamo finalmente lo straordinario panorama che da questa piccola vetta si apre grandioso a trecentosessanta gradi. La vista corre sull’intera catena del Pollino, dalla Timpa del Principe a Serra di Crispo, monte Sparviere e tutto il complesso delle timpe, Cassano, Porace, San Lorenzo e Falconara tutte incredibilmente innevate. E poi chi ha la vista acuta riesce a scorgere anche la lontanissima Timpa di Pietrasasso molto difficile da zoomare. Dalla parte opposta invece svettano la più bassa vetta rocciosa del Panno Janco e l'arrotondata Serra del Gufo anch’esse ammantate di neve. Ed è inverosimile il contrasto tra le cime innevate con la vista del mar Jonio e la piana di Sibari.




La discesa avviene per la via normale che porta al santuario della Madonna delle Armi mai visto prima d'ora con la neve che raggiungiamo in breve tempo. E mentre un camino fuma e due gatti ci osservano con noncuranza, torniamo per la strada asfaltata che ci riporterà al bivio sull’altro versante dov’è parcheggiata l’auto chiudendo così questo lungo anello. Nel frattempo due paia di vecchi scarponi da montagna legati per i lacci stanno appesi sul cavo della linea elettrica, lanciati li su per chissà quale motivo. 




Il percorso intrapreso non è stato propriamente dettato dalla logica ma dalle condizioni della neve alta e assolutamente inconsistente che ci ha costretto a muoverci dove meglio si poteva. In ogni caso vedere il Sellaro così abbondantemente innevato è stata una lieta e inaspettata sorpresa.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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