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lunedì 16 agosto 2021

Dolomiti di Frascineto Anello lungo

 

Se qualcuno mi avesse chiesto di fare un’escursione il 17 di luglio con il clima torrido del periodo a quote basse e con esposizione a sud in ambiente brullo e roccioso non ci sarei andato “manco morto”. Eppure un drastico cambiamento del meteo in quei giorni, con abbassamento repentino delle temperature ci ha permesso di “allestire” una bella via sulle piccole Dolomiti di Frascineto. Incombeva però come una spada di Damocle il rischio temporali, ma confidavo nel fatto che nella zona orientale del Pollino caratterizzato da un microclima più secco e con l'effetto mitigante dello Jonio spesso si crea un campo di alta pressione che impedisce alle nubi di addensarsi. La nostra audacia stavolta è stata premiata.





Con me ci sono Stefano e una new entry, Cinzia da Belvedere Marittimo che fa parte del soccorso Alpino Calabria. La destinazione è Frascineto, il piccolo borgo arberesh (l’antica lingua albanese) adagiato alle falde del Monte Manfriana a quota 486 metri. Conserva usi, lingua e riti degli antenati giunti dall’Albania nel XV sec per sfuggire all’invasione ottomana. Come in tutti i paesi arberesh, compreso il mio, vi è il busto in bronzo di Skanderbeg, l’eroe e condottiero albanese che ha guidato l’esodo degli albanesi, difendendoli e proteggendoli dall’Impero ottomano.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vorrei ripercorrere lo stesso anello che feci nel 2017 e che chiamai “Anello lungo delle Piccole Dolomiti”. Come riportai nel precedente racconto si tratta di “uno straordinario complesso roccioso generatosi da antiche frane avvenute nella notte dei tempi e dall’erosione. Svettano monumenti e balze rocciose dalle forme maestose e bizzarre che ti proiettano in un paesaggio dolomitico di indicibile bellezza”.





Si parte poco sopra il campetto di bocce di Eianina e ci si immette subito nella conoide di deiezione di Timpa Crivo il cui passaggio fu ricavato e allargato a colpi di esplosivo per permettere ai pastori di condurre le bestie da soma ai monti. Si incontra la “Donna che prega”, un torrione roccioso che osservato da una certa prospettiva sembra assumere queste sembianze. Tralasciando il sentiero che va verso destra ci incuneiamo in un canalino ghiaione sulla sinistra, più ostico da superare e con qualche passaggio alpinistico giusto per dare un po’ di pepe all’uscita, mai troppo difficile ma che richiede ogni tanto di mettere le mani sulla roccia.




Giunge nel frattempo qualche goccia di pioggia che suscita un po’di timore nei confronti dei miei due compagni, ma è solo illusione, oggi non pioverà. Anzi notando le loro espressioni rapite, sembrano trasalire mentre ammirano estasiati tanta bellezza. Riesco anche a fare una bella zumata verso il paese per catturare la maestosa chiesa di Santa Maria Assunta, di rito greco ortodosso.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Superata la conoide proseguiamo verso est compiendo un giro molto logico che conduce prima ad un sistema di grotte incantevoli. Ma prima dobbiamo abbassarci un po'e, rasentando la base della parete guadagniamo in facile arrampicata una piccola selletta panoramica dove sorgono curiosi formazioni rocciose quali il Torrione e la Madonnina. Da qui’ si dominano le bastionate rocciose costellate di altre splendide grotte che raggiungeremo più tardi.





Nel frattempo dobbiamo voltarci e risalire con attenzione una ripida rampa sdrucciolevole fino ad una comoda cengia panoramicissima. Essa ci porta ad incunearci in uno stretto imbuto da superare con un passo obbligato di III+ e che costituisce il passaggio chiave dell’intero percorso. E qui’ risolviamo che avremmo dovuto portare il caschetto. Sul terrazzo al di sopra di esso vi è anche una bandiera italiana messa lì non so perché, non credo che questo culmine abbia un nome. Scendendo per una traccia raggiungiamo alcune grotte una delle quali adibita un tempo a ricovero per gli animali.





Ci portiamo successivamente verso le pareti viste dalla selletta caratterizzate da grotte maestose con concrezioni a “vele” e clessidre di colore nero rossastre con stillicidio d'acqua. In un saliscendi divertente e vario ritroviamo anche lo splendido arco naturale che chiamai all'epoca “Arcomagno di Eianina”. Infine dopo essere usciti da un boschetto di lecci e passando sotto un’altra imponente parete ci portiamo nel punto in cui essa si interrompe e inizia la facile crestina rocciosa da rimontare verso nord.





Mentre i miei due felicissimi compagni scelgono un percorso più tranquillo passando tra piccoli anfratti e rampette erbose, io mi diverto più a sinistra su facili passaggi di arrampicata di III che mi consentono di rimanere sul filo di cresta ed ammirare la vista sull'anfiteatro sotto il quale siamo transitati prima.





Guadagnati infine i pratoni della Valle delle Ortiche sotto il Timpone Castello diventa ora tutto un fantastico percorso su filo di cresta. Andiamo a prenderci prima la vetta di Timpa Crivo di 846 m su cui sono poste le bandiere dell’Italia e dell’Albania ed infine il panoramicissimo Timpone del Corvo di 874 m dal quale si domina Frascineto, Castrovillari e tutta la piana di Sibari. Sopra di noi, molto più in alto troneggia incontrastata la maestosa Manfriana.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche questo settore è costellato da numerose grotte tutte molto belle e caratteristiche soprattutto sotto la parete sud-est del Timpone Corvo. Soffia però un vento teso da ovest, fastidioso per un verso ma vantaggioso in queste ore centrali del giorno a mitigare il caldo di luglio. Nella prima parte invece abbiamo beneficiato dell’ombra delle balze rocciose.




Pausa pranzo all’ombra di una quercia per ripartire subito direzione nord-ovest dove si dipana una comoda carrareccia che scende al campo di calcio del paese e raggiunge il rifugio della Giumenta. Senza toccarla prendiamo un'angusta traccia che ci porterà ad uno dei gioielli di questi luoghi ameni e selvaggi, i ruderi del convento di “Shen Merise Ketje Lart”, dall’albanese Santa Maria di Lassù, dal quale mancavo da circa 25 anni.




Si tratta di un ascetario bizantino incavato nella roccia della montagna sul lato nord di Frascineto a 750 metri, utilizzato dai monaci del monastero di San Pietro. E’ un luogo davvero fuori dal tempo e dal mondo, per altro facilmente raggiungibile dalla suddetta strada.





Il caldo adesso si fa particolarmente intenso e immersi in un paesaggio da far west cerchiamo di raggiungere velocemente l’ultimo tratto della strada che ci riporterà in paese chiudendo questo fantastico anello al cospetto delle spettacolari balze rocciose che ci osservano dall’alto.




Scarica la traccia GPX
 

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