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venerdì 21 gennaio 2022

Monte Papa Anello Cresta Nord Spalla Imperatrice

Dopo l’adrenalinica avventura su Montea avevo voglia di leggerezza e spensieratezza, qualcosa che acquietasse lo spirito, senza però rinunciare alle sensazioni che suscita la grande montagna imbiancata con le sue atmosfere lunari.





Domenica due gennaio avendo a disposizione solo il pomeriggio, quale occasione migliore andare a catturare il tramonto su una cima non difficile ma ugualmente spettacolare. Si tratta di monte Papa, che con i suoi 2005 m è la vetta più elevata del massiccio del Sirino, montagna solenne ed imponente che offre panorami mozzafiato in tutte le direzioni, dalla Sicilia al Molise quando la luce è quella giusta.





Con Simone e Pasquale D. ci diamo appuntamento a mezzogiorno e mezzo all’uscita di Lauria nord. Dopo aver lasciato un’auto prendiamo la strada interna (via Baracca) verso la Riserva regionale Lago Laudemio. Cerchiamo di raggiungere il rifugio Italia ma il comprensorio è invaso da una marea di turisti per via degli impianti di risalita aperti, tanto che pare di essere a Madonna di Campiglio.





Riusciamo a malapena a trovare parcheggio sul bordo innevato della strada prima di avviarci intorno alle 13.30 direzione Lago Laudemio distante cinque minuti di cammino. Il lago di origine glaciale (in realtà si chiama Remmo) è circondato da frotte di famigliole che si divertono giocando e passeggiando sulla neve. Davvero un altro mondo rispetto alle terre selvagge e remote calcate due settimane fa.





Dal bordo destro del lago dal quale vi è un colpo d'occhio notevole sulla Spalla dell’Imperatrice e Timpa Scazzariddo, andiamo a guadagnare in salita l’evidente crinale boscato che ci porterà dritti davanti all’Anfiteatro della parete nord. Un po’si affonda nella neve ma un escursionista che scende con i ramponi ai piedi ci fa ben sperare per il proseguo.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed infatti usciti dal bosco ci ritroviamo sull’ombrosa cresta ghiacciata dura come il cemento, ed è un piacere sentire il crepitio dei ramponi che avanzano sul vetrato che riverbera alla luce. L’atmosfera è semplicemente celestiale e il fatto di essere soli, avvolti dal candore e dalla purezza di questa solenne quiete, ci trasporta in una dimensione irreale, quasi ultraterrena.





Oggi il cielo è terso e la luce incredibilmente limpida ci permette di ammirare un panorama solare senza uguali. Difficile individuare tutti i sistemi montuosi guardando verso nord ma spicca su tutti l’innevato Monte Gelbison, mentre il Cervati, prima vetta del Cilento resta un po’ nascosto. Oltre il Cilento, osserviamo i Picentini, l’appennino Lucano e quello Campano. Si intravede anche la sommità del Vesuvio. Un tripudio di vette a perdita d’occhio.





Adesso però ci aspetta la cresta Nord che l’anno scorso percorsi in discesa facendo l’anello al contrario. Per arrivare sul filo rimontiamo una rampa inclinata ghiacciata in ombra, mentre il sole comincia a calare dietro la cresta che raggiungiamo in breve. Apriti cielo, l’intero orizzonte è coperto da un infinito e ovattato mare di nubi e i monti dell’Orsomarso a sud emergono come isole, mentre lontanissimo ecco la mole dell’Etna. Il gigante si erge di molto al di sopra del mare di nubi mentre il più basso Stromboli ne viene occultato.





La cresta nel tratto intermedio è piuttosto affilata e con attenzione l’attraversiamo per andare ad affrontare l’ultima rampa molto inclinata (circa 50°) prima di guadagnare la croce di vetta. Lo spettacolo è assoluto in tutte le direzioni. Alla processione di vette già osservate prima si aggiungono l’aguzzo monte Alpi e il massiccio del Pollino candidamente innevato nei suoi versanti settentrionali.





In cima vorremmo aspettare il tramonto ma un vento tagliente e impetuoso da ovest ci costringe ad andar via anzitempo. Saremmo dovuti partire mezz’ora dopo per sincronizzarci con il declinare del sole dietro il mare di nubi. Ma va bene cosi, i nostri occhi si sono davvero saziati di tanta bellezza, forse inaspettata. Non appena la luce dalla tonalità bianca assume lentamente quella gialla del tramonto, lasciamo a malincuore la vetta del Papa per portarci ad un tiro di schioppo sulla sua cima gemella, la De Lorenzo, un metro più bassa.





Da qui adesso scenderemo per la vertiginosa cresta ghiacciata e molto inclinata con estrema attenzione e piede, anzi rampone fermo. Scendiamo lungo il filo di cresta sulla più tranquilla Spalla dell’Imperatrice fino ad intersecare il tracciato dell’andata.




Al crepuscolo e con l’Anfiteatro che con questa luce morbida e sfumata pare fatto di panna, invece di tornare sui nostri passi prendiamo una scorciatoia più ripida nel bosco fino a sbucare sull’orlo occidentale del lago adesso solitario e ghiacciato. Ormai è buio e per l’ultimo tratto servono anche le frontali che tiriamo fuori dagli zaini. Infine prima di raggiungere l'auto, Pasquale si diverte anche ad attraversare ramponi ai piedi la superficie ghiacciata di una porzione di lago. Avrà retto?......






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