Avrei voluto
raccontarvi la salita al Castore ma stavolta non è andata bene. Qualcosa non ha
funzionato, molto probabilmente per una sconsiderata programmazione della gita troppo
pretenziosa che prevedeva in tre giorni viaggio di 1300 km andata e altrettanti
al ritorno con salita in vetta. Così sono partito in auto dalla Calabria dopo
una dura giornata di lavoro, sveglio tutta la notte, preso subito la funivia
verso il Colle Betta al mattino di sabato per affrontare la durissima salita al
rifugio Quintino Sella già stanco di mio, una ravanata di novecento metri di
dislivello su una infida pietraia. Pago dazio non avendo dormito per quasi 48
ore e giungendo all’appuntamento più importante della salita in vetta
praticamente bruciato. Stessa sorte ad un mio compagno di viaggio, mentre per
gli altri due della compagnia è andata bene. Sono contento per loro visto che
erano rispettivamente al primo e terzo quattromila.
Anche se la
rinuncia a 3800 metri sul ghiacciaio ha un inevitabile sapore amaro, saprò fare
esperienza ed organizzare la prossima salita sulle alpi con più razionalità,
cognizione di causa e con una preparazione adeguata all’ascensione di un
quattromila. Mi consolo del fatto che già raggiungere il rifugio Quintino Sella
è una bella impresa. Il gestore avrebbe detto che chi sale al rifugio deve
avere il coraggio di farlo due volte, uno all'andata, l'altro al ritorno.
Questo
itinerario rappresenta la salita al punto più elevato raggiungibile da
Gressoney che non comprenda difficoltà alpinistiche. E’ in ogni caso un
percorso duro che non va sottovalutato. Partiti dagli impianti di Staffal in
pochi minuti giungiamo al Colle Betta e intraprendiamo il sentiero 9 verso Nord
da subito su pietraia. Si procede abbastanza spediti in direzione
del Colle Bettolina Inferiore, passando vicino al m. Bettolina. Qui appaiono
alla nostra destra dei pittoreschi laghi di origine glaciale e la vista
comincia a farsi interessante a trecentosessanta gradi.
Superato il Colle Bettolina Inferiore si inizia la lunga
salita sulla pietraia che porta alla cresta. Attraversiamo alcuni nevai e superiamo
un faticoso traverso lungo la spalla sud est fino a raggiungere un culmine con
un grosso omino di pietra. Una bella fetta non indifferente del dislivello totale
a questo punto è fatta. E già la stanchezza per non avere dormito per troppo
tempo affiora tutta purtroppo. Realizzo ahimè’ di aver proprio “sbagliato
candeggio”, come recitava una vecchia pubblicità.
Proseguendo appaiono via via le cime più alte e più lontane,
come il Gran Paradiso, la Grivola, il Rutor e il Bianco. Davanti a noi direzione
Nord Est alcune cime del Rosa quali la Punta Giordani, la Piramide Vincent con
il Corno Nero la cui punta aguzza spicca slanciata e i maestosi Lyskamm con le
pareti precipiti sul ghiacciaio. Alla nostra sinistra la valle d'Ayas con il
rifugio Guide d'Ayas che sorge su un culmine roccioso, punto d'appoggio dieci
anni fa quando salii sul Polluce e sul Breithorn.
Dopo un ultimo strappo appare la corda fissa che ci
accompagna fino al rifugio, ancora invisibile perché coperto dal pianoro su cui
è posto, leggermente più in alto di noi. La cresta alterna continue piccole
salite a piccole discese. La corda, che fa da mancorrente a volte a destra,
altre a sinistra, potrebbe non essere indispensabile, ma offre una certa
sensazione di sicurezza.
Si arriva al punto in cui per superare una cresta davvero sottilissima è stata posta una passerella di legno, che costituisce una sorta di ponte tra le due creste vicine leggermente più larghe. In alcuni punti bisogna mettere le mani sulla roccia, difficoltà intorno al II grado ma l'esposizione è davvero notevole. Finalmente si arriva all'ultimo tratto di cresta, che supera anche l'ultimo leggero dislivello. Ed ecco finalmente l'agognato rifugio Quintino Sella, a quota 3585 m. pullulante di alpinisti giunti quasi contemporaneamente. Il rifugio possiede una notevole valenza storica in quanto fondato nel 1885 in onore proprio del fondatore del Club Alpino Italiano. Davanti noi si para la catena dei Breithorn e il Roccia Nera. Invece il Polluce è nascosto dal Castore. Si, proprio il Castore con la sua lunga e affilata cresta che stavolta non conquisterò.
Si arriva al punto in cui per superare una cresta davvero sottilissima è stata posta una passerella di legno, che costituisce una sorta di ponte tra le due creste vicine leggermente più larghe. In alcuni punti bisogna mettere le mani sulla roccia, difficoltà intorno al II grado ma l'esposizione è davvero notevole. Finalmente si arriva all'ultimo tratto di cresta, che supera anche l'ultimo leggero dislivello. Ed ecco finalmente l'agognato rifugio Quintino Sella, a quota 3585 m. pullulante di alpinisti giunti quasi contemporaneamente. Il rifugio possiede una notevole valenza storica in quanto fondato nel 1885 in onore proprio del fondatore del Club Alpino Italiano. Davanti noi si para la catena dei Breithorn e il Roccia Nera. Invece il Polluce è nascosto dal Castore. Si, proprio il Castore con la sua lunga e affilata cresta che stavolta non conquisterò.
Pubblico di seguito alcuni scatti perché
lo scenario delle quinte di monti offerto dal Monte Rosa è veramente
impareggiabile. Purtroppo considerata la distanza che mi separa da esso il
ritorno non avverrà a breve, sicuramente se ne parlerà la prossima estate, si
vedrà dove e come. Nel frattempo rientro in Appennino, centrale o meridionale
che sia e in particolar modo tornerò al mio Pollino.