Un territorio dai forti contrasti cromatici,geomorfologici e
climatici. Salire su Monte La Caccia (1744 m.)nel periodo autunnale è
un’esperienza molto particolare. Siamo all’estremo lembo sud-occidentale di
questo immenso parco del Pollino,nel settore chiamati “Monti di
Orsomarso”,caratterizzato da vertiginose pareti,aguzze e seghettate che ad
occidente si “gettano” letteralmente sul mare,ad oriente precipitano nelle
profondi vallate dell’Esaro e del Corvino. Appartengono a questo fantastico areale la Montea (1825
m.),il Petricelle(1758 m.),il Faghittello (1432 m.),Serra Croce (1438 m.) e
Cannittello (1464 m.).Giungendo dalla ss 18 direzione Belvedere Marittimo la
montagna si staglia di fronte in tutta la sua imponenza ,una “montagna sul
mare” come l’ho definita in altre occasioni.
Con Pasquale arranchiamo in auto fino alla ridente
frazioncina di Trifari posta a 734 m. da dove parte uno spettacolare e
panoramicissimo sentiero che dapprima raggiunge una edicola votiva,poi lambisce
la base dell’ immane parete sud-ovest de La Caccia ed infine attraversando un’ampia
zona erosa,dopo due ore di cammino conduce al Rifugio Belvedere a 1355 m.
realizzato dall’Associazione “Amici della Montagna” nel 2004. Insieme al
piccolo capanno Gaudolino posto alle falde del Pollino è l’unico rifugio di
tipo alpino in tutto il territorio del Pollino, raggiungibile soltanto a piedi.
Recentemente girano voci relative alla realizzazione di un
bivacco nel versante sud del Dolcedorme,staremo a vedere. A farci compagnia in
una fresca e ventilata giornata di Novembre un asky,con al collo un guinzaglio
cortissimo fatto di corda,segno evidentemente di maltrattamenti. Purtroppo non
riusciamo a levarglielo. Il simpatico e giocherellone cagnolino ci seguirà
quasi fino in vetta dileguandosi infine nel vallone del Castrito e facendo
perdere ogni traccia.
Durante la marcia notiamo in lontananza un curioso blocco
monolitico molto simile ai “Moai” dell’isola di Pasqua,con lo sguardo rivolto
lievemente verso l’alto in direzione del mare. Finalmente siamo al rifugio dove
un operaio sta facendo alcuni lavori di manutenzione. Quì un vento freddo e
fortissimo spazza tutta la Valle dell’Esaro,e in direzione Montea nuvoloni neri
danzano minacciosi sfaldandosi però alla “vista”del mare. Facciamo una sosta
all’interno della piccola Cappella della Croce rifocillandoci ed estraendo
dagli zaini qualcosa di più pesante da indossare. Aimè,non ho i guanti,e questo
è un errore che non si deve commettere visto il loro peso insignificante. Sul costone
aderto che si stacca dalla Croce costellato di scheletrici pini loricati il
vento fortissimo ci fa traballare non poco costringendomi a tenere le mani in
tasca fino al crinale principale.
La vista sulla parete sud-ovest che si staglia sul Tirreno è
fantastica. Si resta sbalorditi osservando numerosi pini loricati che vegetano
senza problemi sugli strapiombi e ancor di più ammirando le evoluzioni in aria di una coppia di aquile reali che con
il loro classico volo a spirale risalgono le correnti ascensionali con estrema
disinvoltura per nulla infastidite dal vento.
Sulla cresta principale lo scenario cambia radicalmente:da
un ambiente di tipo arido-mediterraneo si passa a quello freddo-umido della
faggeta esposta a nord,dove dense folate di nebbia ci investono rendendo il
paesaggio arcano e misterioso. Intanto gli occhi corrono ai dirupi
impressionanti osservati prima dal basso.
Finalmente in vetta. Foto di rito con sfondo mare e via di
corsa. Il vento impetuoso infatti non ci permette di restare a lungo in quel
luogo magico. Sulla via del ritorno uno splendido sole riflette sulle azzurre e
cristalline acque del Tirreno accompagnandoci fino all’auto.
1 commento:
Bella salita, bel panorama ...come del resto tutti i monti dell'orsomarso offrono. Non ci sono mai stato e ti devo confessare che una salitella mi andrebbe di farla.
Ciao Pè
P.S. speriamo in un inverno con un pò di neve
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