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lunedì 21 agosto 2023

Rafting nel fiume Tanagro (Cilento)

Per il secondo appuntamento acquatico della stagione mi reco in Campania, nel parco del Cilento Vallo di Diano, nei territori di Pertosa e Auletta. La meta è la discesa in rafting del Tanagro, unico fiume del sud Italia insieme al Lao in Calabria nel quale si può praticare tale disciplina. Verso nord, per trovare i prossimi fiumi navigabili bisogna salire in Umbria dove scorrono il Nera, famoso per la presenza delle cascate delle Marmore e il Corno.



Questo tratto di fiume, perfetto per il rafting, segna il confine nord geografico del parco del Cilento, geoparco dal 2010 e avamposto più settentrionale del blocco geologico calcareo dei monti Alburni. Esso offre uno scenario di grande suggestione grazie alla sua natura incontaminata arricchita da una flora e fauna interessanti. Sono presenti infatti cervi, caprioli e daini, quest'ultimi malamente introdotti nel parco da qualche allevamento. Poi cinghiali, istrici, donnole ecc. In acqua vivono inoltre la trota e l'anguilla.



Il Tanagro, che prima di confluire con il Sele raccoglie anche le acque delle spettacolari Grotte dell'Angelo è un fiume "vivo", riconoscibile dal fatto che le sue acque non sono trasparenti, caratteristica tipica di quei fiumi che non portano niente a valle. Quando il Tanagro è verde trasporta sedimenti di vario genere, diventa marrone quando va in piena. Inoltre essendo un bacino idrico e raccogliendo tutte le acque piovane a monte, presenta costantemente un buon livello idrico anche in estati molto siccitose. Ecco la sintesi geomorfologica di questo tratto del fiume.



Nei pressi dell'ingresso delle grotte opera il centro rafting "Campo base", che permette, attraverso un vero team di professionisti esperti di tuffarsi, nel vero senso della parola, in un’esperienza davvero unica.



In questa torrida domenica del 23 luglio, a scendere saremo in otto ripartiti in due gommoni. Il mio raft sarà guidato da Valentina, ottima guida che impartirà i comandi con spiccato accento spagnolo e che mi assegnerà il posto anteriore destro perché valutato la "pagaia più forte" (mai contraddire le donne). Ad un certo punto della discesa, lungo un tratto tranquillo del fiume mi cederà addirittura il suo posto da guida nel retro del gommone, con risultati così così, ma con un po' di pratica.....



Il percorso, lungo in totale sei chilometri inizia a Pertosa e termina ad Auletta. Dopo la vestizione con muta in neoprene, casco e giubbotto salvagente la guida impartisce una breve ed esaustiva lezione teorica circa la sicurezza a bordo spiegando i vari comandi che i rafter riceveranno lungo il percorso quali: "destra avanti, sinistra indietro, stop ecc".



Appena in acqua cominciamo a prendere confidenza con il nostro mezzo di trasporto e la pagaia, e presto incontriamo le prime rapide valutate di II° livello nella scala WW (nel rafting il grado non indica il livello di difficoltà come per altre discipline ma la pericolosità e il rischio del passaggio da affrontare). Queste sono "A serpa", "Zi Marianna" e "Gabbioni". Più avanti affrontiamo due rapide di III°, ovvero "Muraglione" e "Rebus"; a seguire "Cuscino" di II° o III° e altre due rapide di II° che non hanno nome. Durante il percorso ci fermiamo ad ammirare una bella risorgenza, una polla d'acqua sgorgante da rocce calcaree in sinistra idrografica e più giù un anfratto in cui compare argilla finissima, dall'ottima azione esfoliante per la pelle, utilizzata per curare contusioni ed escoriazioni e in compresse come depurativi per l'intestino.



Proseguendo il nostro viaggio sostiamo in una spiaggetta denominata "Case popolari" concedendoci un bel bagno con nuoto in corrente, e prima di riprendere la discesa foto di gruppo su un grosso tronco adagiato.



Scendendo di quota, col mutare della vegetazione muta di conseguenza la morfologia del fiume. Per una questione altimetrica il bosco di ontano, pianta dalle forti radici comincia a cedere il posto al salice, al pioppo nero, pioppo tremulo e al falso pepe.



Altra serie di rapide, quella "delle guide", "l'Imbuto" che genera un'onda poderosa sulla sinistra per poi andare dritti con traslazioni di I° fino al "Salto". Questo è il momento più adrenalinico della discesa, classificato IV° perché si va a picco giù da una briglia in cemento. Un attimo prima del salto la guida ordina un perentorio "tutti dentro". La rapida conclusiva di II°, il "Mulino" pone fine alla nostra avventurosa discesa. Ma per chiudere in bellezza, accostiamo e arrampichiamo sulla sponda destra per un tuffo conclusivo di ben sei metri prima di arrivare allo sbarco in sinistra idrografica del fiume. Qui, dopo un breve tratto di sentiero ci aspetta il furgoncino che ci ricondurrà al centro rafting. Panino tipico ripieno ai cuori di carciofo e frittata accompagnato da un'ottima birra artigianale cilentana e rientro a casa.




E così dopo aver disceso il Lao due volte e il Nera alle cascate delle Marmore  arricchiamo il palmares anche con il Tanagro.