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domenica 19 maggio 2024

Monte Pollino "Ancora più a est"

Al termine dell'escursione sul Corno Piccolo credevo di aver salutato definitivamente questa irriconoscibile stagione invernale che secondo Copernicus è stata tra le più calde mai registrate da quando sono possibili le rilevazioni. E invece un poderoso colpo di coda dell'inverno che ha investito l'intera penisola a fine aprile ci ha concesso un'ultima e inaspettata opportunità per chiuderla. Così con Pasquale, compagno di mille avventure, approfittando della giornata festiva di giovedì 25 aprile, cogliamo al volo l'occasione e partiamo per il massiccio del Pollino.



L'idea è quella di concludere in bellezza con una sortita relativamente tranquilla: ripetere il canale sud ovest di Serra delle Ciavole affrontato due anni fa con il giovane Simone da Mormanno. Via che si inoltra tra rocce e vetusti pini loricati, è molto estetica ma non oppone difficoltà tecniche elevate. Così a parte le picche e i ramponi decidiamo di non portare con noi la corda e materiale per assicurazione.



Arriviamo presto a Colle Impiso in una giornata grigia e fredda, dal sapore autunnale con il tappeto di foglie rosse nel sottobosco ma con una strana luce decisamente primaverile. Proseguiamo poi direzione Piano Toscano che ritroviamo imbiancato e avvolto nella nebbia. Immersi in una surreale atmosfera lunare lo attraversiamo per intero lungo le doline moreniche raggiungendo la zona dei laghetti, dove alcuni cavalli a brado pascolando placidamente, cercano di brucare l'erba scavando con gli zoccoli nella neve.



Quando la nebbia si dirada, purtroppo constatiamo che il canale che desideravamo percorrere è completamente vuoto. Tuttavia, notiamo che la parete nord del Pollino sembra essere meglio innevata. È probabile che la neve arrivata il giorno precedente da est abbia principalmente imbiancato i versanti di nordest, lasciando scoperte le pareti esposte ad ovest.



Considerata la situazione, passiamo al piano B e ci dirigiamo verso il Pollino per tentare una nuova via aperta dagli amici Ludovico Genco e Gigi Viceconte lo scorso 10 marzo. È stata appropriatamente chiamata "Ancora più a Est", poiché si snoda sull'estremo lembo orientale della parete nord-est, proprio sopra il circo glaciale minore a sinistra della Grande Frana. Secondo l'unica relazione trovata su Wikiloc, sembra sia stata scalata senza l'uso di corde. Dopo aver scattato qualche foto ai laghetti circondati dai cavalli, ci addentriamo rapidamente nel bosco zona Canale di Malevento fino a raggiungere la base di un largo canale nella faggeta invaso da enormi massi, che però non ha sbocco e muore in parete. Per individuare l'attacco alla via, dobbiamo attraversare verso nord fino a trovare un piccolo nevaio inclinato, chiuso da pareti laterali festonate da pini loricati.



Da una valutazione dal basso, sembra che la via di salita segua il bordo sinistro, dove compaiono dei salti di misto piuttosto verticali ma aimè molto magri. All'apparenza non sembrano difficili, ma una volta giunti sotto, capiamo di averli sottostimati, infatti Pasquale prova ad ingaggiare il primo salto ma rinuncia. La roccia è marcia e l’esiguo strato di neve che la ricopre è inconsistente, con le picche che non fanno presa. Troppo pericoloso proseguire senza possibilità di fare sicura. Con queste condizioni, lo ammetto francamente, avremmo dovuto desistere.



Ma alle sue parole: "vuoi provare tu?", pare sia scattato in me qualcosa di indefinibile, forse quel pizzico di orgoglio, quel lato oscuro dell'istinto da alpinista che in ogni caso ti spinge a provarci. Parto determinato e non senza difficoltà riesco a vincere quel primo passaggio davvero ostico. Rotto il ghiaccio, anche il compagno trova il coraggio per superarlo, ma adesso non si può più tornare indietro. Passaggio dopo passaggio, trovare degli appigli già molto approssimativi per le picche diventa proibitivo, tanto che anche l'erba viene via.



L'adrenalina sale a mille ma cerco di mantenere la calma perché in queste situazioni la frenesia di voler uscire rapidamente dalle difficoltà potrebbe portarti ad essere precipitoso e rischiare di commettere errori fatali. Credo che la paura, in alcune circostanze sia positiva, anzi una virtù come l’ha definita Simone Moro recentemente. Il panico invece è sempre deleterio. Per questo ogni tanto urlo al compagno che sento imprecare a ragione, di rimanere concentrato e di non farsi prendere dall'agitazione.



Dopo i primi due salti, raggiungo affannosamente una selletta dove posso riprendere fiato, ma la pausa è breve. Subito dopo, la tensione sale di nuovo quando devo aggirare uno spuntone in forte esposizione. Per farlo, devo posare la picca e aggrapparmi alla roccia. Lanciando un ghigno sardonico, riesco a tirarmi su con forza, riprendere in mano la picca e raggiungere un punto più sicuro.



Mentre per me sembra che il peggio sia passato, il pensiero va all'amico che mi sta seguendo e che deve ancora affrontare gli stessi passaggi "sporcati" dalla mia progressione. Affronto un'ultima rampa ed esco dalle difficoltà all'altezza di un piccolo loricato, tirando finalmente un sospiro di sollievo soprattutto quando vedo Pasquale raggiungermi poco dopo.



Terminata l'angoscia mi sorge qualche dubbio riguardo alla via in questione, poiché la relazione non la rendeva così difficile. Tuttavia, la traccia GPX sul cellulare conferma che si tratta effettivamente di quella giusta. Probabilmente, nelle due precedenti ascensioni, il canale doveva essere ben innevato, rendendo la progressione più agevole. Ritengo che, alle condizioni trovate da noi, la difficoltà alpinistica di "Ancora più a Est" possa essere valutata non meno di D+.



All'uscita della via mi sento esausto, non ho più saliva, e devo ammettere che questa volta ho avuto paura. È incredibile poi come le scariche di adrenalina ti brucino rapidamente tutte le energie, e come l'assenza di assicurazioni amplifichi la percezione del pericolo e delle difficoltà, ma ormai è fatta. L'ascesa finale alla cima del monte di Apollo lungo la cresta sud-est, avvolta dalla nebbia in un'atmosfera invernale, assume ora tutto il sapore di una grande conquista.



Ciò che resta infine di questa avventura è la discesa lungo la parete nord con una brutta neve che forma ad ogni passo lo zoccolo sotto gli scarponi, un bel panino per reintegrare energie, un prato fiorito nei pressi di Piano Vaquarro, il gorgoglio del Frido e l'unico escursionista avvistato oggi con un grosso zaino diretto a Gaudolino.



Via sicuramente bella e tecnica, incastonata in un ambiente aspro e selvaggio come quello della severa parete nord del Pollino, tra balze rocciose sospese e pini loricati pensili, ma la prossima volta che capiterà di ripeterla, lo prometto, l'affronteremo con più responsabilità e assolutamente in sicurezza.



 

 

 

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