Dopo la discesa della parte alta del torrente Jannello la scorsa estate, auspicai una ripetizione per l'anno successivo, ma questa volta in versione integrale. Il mio obiettivo era anche quello di rifare il video andato perduto a causa dell’apertura della custodia impermeabile della mia action cam e il distacco della memory card provocato dall’impatto in acqua dopo un tuffo da un’altezza considerevole, con irrimediabile perdita di tutti i dati. Quest’anno, dunque "stessa spiaggia, stesso mare" ma con variazioni sul tema.
Il whatsapp ricevuto da Roberto,
organizzatore della “gita”, lo scorso 26 giugno, sancisce il ritorno in questa
splendida forra: “Ciao, il 19 luglio ho prenotato il torrente Jannello, percorso
completo (integrale)”. Si torna quindi a ripercorrere le acque di questo
gioiello incastonato nella leggendaria Valle del Lao, insieme a un gruppo di
appassionati che condivide la stessa passione per un’esperienza all’insegna del
divertimento con un pizzico di adrenalina.
Con noi ci sono Massimiliano del Soccorso
Alpino che ci darà manforte e tra i partecipanti, un giovanissimo accompagnato
da suo zio Francesco, istruttore di canoa e kayak. Il ragazzo si distinguerà
per coraggio e disinvoltura, tuffandosi senza esitazione dalle due cascate più
alte, in particolare da quella finale, nota come "la Cascata del
Toro", una vertiginosa parete d’acqua di ben 11 metri che conclude il
percorso. Alle 9.40 ci ritroviamo tutti e nove allo svincolo di Laino Borgo,
proprio come l’anno scorso. La logistica è la medesima, ottimizzare l’uso delle
auto navetta, da lasciare all’ingresso e all’uscita del fiume. Una volta
raggiunta la località di partenza, indossiamo mute, caschetto e imbrago e ci
avviamo a ripercorrere lo stesso itinerario dello scorso anno.
Iniziamo con un avvicinamento di circa
venti minuti, seguendo un sentiero poco marcato che si snoda attraverso una
foresta fitta e rigogliosa tipica degli ambienti fluviali. Proseguiamo poi
costeggiando e guadando lo stesso tratto del torrente, fino ad entrare
definitivamente in acqua. Dopo un briefing preliminare comincia la discesa vera
e propria. Dopo pochi metri un mancorrente piazzato lungo una parete laterale
che ci aiuta a superare una piccola ansa, ci introduce al primo salto di sette
metri circa, che ci deposita in un’ampia vasca cristallina. Ho modo di testare,
per la prima volta il discensore da torrentismo chiamato “oca”, un’evoluzione
del classico otto.
Poco dopo raggiungiamo il
"celebre" salto da dieci metri tuffabile, lo stesso dove un anno fa
"esplose" la mia action cam. Questa volta scelgo di calarmi lungo il
lato destro, mentre qualcun altro si esibisce in un plastico tuffo a candela. Dopo
un tratto orizzontale, si raggiunge un passaggio obbligato attraverso un
angusto cunicolo. Superati poi alcuni piccoli salti, si incontrano due
divertenti toboga consecutivi di un paio di metri. Più avanti, ci si deve
tuffare da una cascatella di quattro o cinque metri ma questa volta mi assicuro
che alla videocamera non accada nulla nell’impatto. A questo punto si conclude
la parte alta del percorso e ha inizio il tratto nuovo. Si parte subito con un
toboga bello tosto, alto circa sette, otto metri, che preferisco evitare
calandomi invece sul lato destro (sinistra idrografica). Poco più avanti si
incontra un altro scivolo, questa volta più tranquillo ma altrettanto
divertente, che si snoda tra un suggestivo sistema di piccole cascate davvero
incantevole.
In questo tratto del torrente si
attraversano angoli molto suggestivi, dove i muschi ricoprono di un verde
vellutato le pareti laterali. Nei punti in cui il corso d'acqua si allarga,
fanno la loro comparsa felci e capelvenere, specie tipiche degli ambienti umidi
e ombreggiati. Crescono anche piante di farfaraccio maggiore, con grandi foglie
cuoriformi che possono raggiungere il mezzo metro di diametro, aggrappate alla
roccia umida a ridosso dell’acqua. Le loro ampie lamine fogliari ombreggiano il
suolo, riducendo l’evaporazione e contribuendo a creare microambienti ideali
per muschi e piccoli invertebrati.
Camminando tra splendide marmitte, si
giunge a un altro salto, questa volta di pochi metri. Superatolo, si entra in
un’area dominata da enormi massi ricoperti di muschio, che fanno da preludio al
momento clou della giornata, una maestosa cascata che presenta un fragoroso
salto di 11 metri che alcuni del gruppo hanno l'ardire di affrontare con un
adrenalinico tuffo. Io invece mi calo lungo il margine sinistro del getto
d'acqua.
Solo dopo essermi allontanato nuotando di dorso nell’ampia vasca, realizzo di trovarmi proprio davanti all’imponente cascata del Toro, la stessa che fotografai nel lontano 2007. All’epoca, dopo aver risalito un tratto del torrente in acquatrekking, mi venne indicato un piccolo sentiero tra la vegetazione, che conduceva a un punto da cui ammirare la cascata e la sua spettacolare pozza cristallina. Probabilmente si trattava dello stesso sentiero utilizzato oggi per l’uscita dal corso d’acqua. In ogni caso, non avremmo potuto concludere al meglio questa straordinaria discesa, in uno dei torrenti più integri, suggestivi e incontaminati dell’Italia meridionale.