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domenica 10 agosto 2025

Torrente Jannello discesa integrale

 

Dopo la discesa della parte alta del torrente Jannello la scorsa estate, auspicai una ripetizione per l'anno successivo, ma questa volta in versione integrale. Il mio obiettivo era anche quello di rifare il video andato perduto a causa dell’apertura della custodia impermeabile della mia action cam e il distacco della memory card provocato dall’impatto in acqua dopo un tuffo da un’altezza considerevole, con irrimediabile perdita di tutti i dati. Quest’anno, dunque "stessa spiaggia, stesso mare" ma con variazioni sul tema.




Il whatsapp ricevuto da Roberto, organizzatore della “gita”, lo scorso 26 giugno, sancisce il ritorno in questa splendida forra: “Ciao, il 19 luglio ho prenotato il torrente Jannello, percorso completo (integrale)”. Si torna quindi a ripercorrere le acque di questo gioiello incastonato nella leggendaria Valle del Lao, insieme a un gruppo di appassionati che condivide la stessa passione per un’esperienza all’insegna del divertimento con un pizzico di adrenalina.




Con noi ci sono Massimiliano del Soccorso Alpino che ci darà manforte e tra i partecipanti, un giovanissimo accompagnato da suo zio Francesco, istruttore di canoa e kayak. Il ragazzo si distinguerà per coraggio e disinvoltura, tuffandosi senza esitazione dalle due cascate più alte, in particolare da quella finale, nota come "la Cascata del Toro", una vertiginosa parete d’acqua di ben 11 metri che conclude il percorso. Alle 9.40 ci ritroviamo tutti e nove allo svincolo di Laino Borgo, proprio come l’anno scorso. La logistica è la medesima, ottimizzare l’uso delle auto navetta, da lasciare all’ingresso e all’uscita del fiume. Una volta raggiunta la località di partenza, indossiamo mute, caschetto e imbrago e ci avviamo a ripercorrere lo stesso itinerario dello scorso anno.




Iniziamo con un avvicinamento di circa venti minuti, seguendo un sentiero poco marcato che si snoda attraverso una foresta fitta e rigogliosa tipica degli ambienti fluviali. Proseguiamo poi costeggiando e guadando lo stesso tratto del torrente, fino ad entrare definitivamente in acqua. Dopo un briefing preliminare comincia la discesa vera e propria. Dopo pochi metri un mancorrente piazzato lungo una parete laterale che ci aiuta a superare una piccola ansa, ci introduce al primo salto di sette metri circa, che ci deposita in un’ampia vasca cristallina. Ho modo di testare, per la prima volta il discensore da torrentismo chiamato “oca”, un’evoluzione del classico otto.




Poco dopo raggiungiamo il "celebre" salto da dieci metri tuffabile, lo stesso dove un anno fa "esplose" la mia action cam. Questa volta scelgo di calarmi lungo il lato destro, mentre qualcun altro si esibisce in un plastico tuffo a candela. Dopo un tratto orizzontale, si raggiunge un passaggio obbligato attraverso un angusto cunicolo. Superati poi alcuni piccoli salti, si incontrano due divertenti toboga consecutivi di un paio di metri. Più avanti, ci si deve tuffare da una cascatella di quattro o cinque metri ma questa volta mi assicuro che alla videocamera non accada nulla nell’impatto. A questo punto si conclude la parte alta del percorso e ha inizio il tratto nuovo. Si parte subito con un toboga bello tosto, alto circa sette, otto metri, che preferisco evitare calandomi invece sul lato destro (sinistra idrografica). Poco più avanti si incontra un altro scivolo, questa volta più tranquillo ma altrettanto divertente, che si snoda tra un suggestivo sistema di piccole cascate davvero incantevole.




In questo tratto del torrente si attraversano angoli molto suggestivi, dove i muschi ricoprono di un verde vellutato le pareti laterali. Nei punti in cui il corso d'acqua si allarga, fanno la loro comparsa felci e capelvenere, specie tipiche degli ambienti umidi e ombreggiati. Crescono anche piante di farfaraccio maggiore, con grandi foglie cuoriformi che possono raggiungere il mezzo metro di diametro, aggrappate alla roccia umida a ridosso dell’acqua. Le loro ampie lamine fogliari ombreggiano il suolo, riducendo l’evaporazione e contribuendo a creare microambienti ideali per muschi e piccoli invertebrati.



















Camminando tra splendide marmitte, si giunge a un altro salto, questa volta di pochi metri. Superatolo, si entra in un’area dominata da enormi massi ricoperti di muschio, che fanno da preludio al momento clou della giornata, una maestosa cascata che presenta un fragoroso salto di 11 metri che alcuni del gruppo hanno l'ardire di affrontare con un adrenalinico tuffo. Io invece mi calo lungo il margine sinistro del getto d'acqua.




Solo dopo essermi allontanato nuotando di dorso nell’ampia vasca, realizzo di trovarmi proprio davanti all’imponente cascata del Toro, la stessa che fotografai nel lontano 2007. All’epoca, dopo aver risalito un tratto del torrente in acquatrekking, mi venne indicato un piccolo sentiero tra la vegetazione, che conduceva a un punto da cui ammirare la cascata e la sua spettacolare pozza cristallina. Probabilmente si trattava dello stesso sentiero utilizzato oggi per l’uscita dal corso d’acqua. In ogni caso, non avremmo potuto concludere al meglio questa straordinaria discesa, in uno dei torrenti più integri, suggestivi e incontaminati dell’Italia meridionale.











sabato 26 luglio 2025

Dolcedorme al tramonto

Credo che il tramonto rispetto all'alba, abbia una connotazione più romantica per l'atmosfera calda e intima che crea, avvolgente e passionale. Avviene a fine giornata, quando le persone sono più rilassate e possono goderselo in compagnia. È perfetto per un bacio, una promessa, un silenzio condiviso. Come disse il filosofo Bernard Williams: "è praticamente impossibile guardare un tramonto e non sognare".




Diversamente l'alba è più silenziosa e solitaria, per chi ama la pace e l’introspezione, ma richiede impegno: svegliarsi presto o di notte e uscire spesso col freddo. Sul Dolcedorme, la montagna più alta del Meridione, ho assistito a diverse albe, invernali ed estive, alcune delle quali davvero memorabili. Il tramonto però mi mancava.




L'occasione propizia si presenta sabato 12 luglio, giornata perfetta per una salita pomeridiana, approfittando del tempo libero dopo il lavoro del mattino. Mi metto d’accordo con Luca, anche lui impegnato con il turno di mattina, e fissiamo l’appuntamento per le 15:00 all’uscita autostradale di Frascineto. Lì lasciamo una delle auto e ci dirigiamo verso Colle Impiso, il cuore del Pollino. Con Luca c’è anche Marco, pronto a condividere questa esperienza. Trovato parcheggio, ci mettiamo in cammino alle 16.30. L’obiettivo è raggiungere la lontana vetta del Dolcedorme entro le 20.00, in tempo per assistere al tramonto previsto mezz’ora più tardi.




Manteniamo un buon ritmo e, in poco più di un'ora, siamo già a Piano Toscano. Durante la marcia avvistiamo anche un piccolo branco di cinghiali che, avvertita la nostra presenza, si dà alla fuga nel bosco. La temperatura è ottimale, non fa né caldo né freddo, ma il tasso di umidità è piuttosto elevato, e questo ci fa sudare non poco. Giunti agli ariosi e soleggiati Piani di Pollino che attraversiamo rapidamente ci godiamo la vista fantastica sull'emiciclo delle cinque maggiori vette del Parco che dominano il paesaggio. Intanto vari branchi di cavalli e mandrie di mucche che pascolano placidamente ci osservano con distacco.




Oltrepassata l’area dei laghetti, raggiungiamo il "Trabucco del Pollino", un piccolo inghiottitoio situato a 1.770 metri di quota, che qualche anno fa fu scelto come location per alcune riprese del film "Il Buco", diretto da Michelangelo Frammartino. Risaliamo quindi la scaletta del Canale di Malvento, superando un dislivello di circa cento metri, fino a guadagnare la Sella Dolcedorme, a 1.950 metri dove sorge uno spettacolare pino loricato con la caratteristica chioma a bandiera, che il buon Luca immortalerà anche al ritorno al buio. Ora le ombre cominciano ad allungarsi e la luce si fa più calda e soffusa.




Se non vogliamo mancare all’appuntamento con il calare del sole, dobbiamo affrettarci. Lungo il sentiero che costeggia e aggira la Timpa di Valle Piana, facciamo una sosta per fotografare alcuni graziosi esemplari di “Campanula pollinensis”, specie tipica dei prati aperti e assolati. Presentano petali fusi a campana e sfoggiano tonalità intense di blu e viola acceso. Con passo deciso affrontiamo l’ultima ripida salita verso la vetta. Pochi metri prima però, deviamo brevemente per raggiungere uno spettacolare belvedere proteso sull’imponente versante sud, ripidissimo e tormentato, dove si estendono i vertiginosi brecciai delle Direttissime, oggetto di arditissime salite, soprattutto durante la stagione invernale.




Giunti in vetta seguiamo con lo sguardo la traiettoria del Sole che inizia a tramontare dietro la mole del Pollino, la quale, però, nasconde parzialmente l’orizzonte. Ma va bene così, ogni tramonto ha la sua unicità. Nel frattempo, arrivano due ragazzi di Taranto, che montano la tenda per passare la notte in quota. Alle 20.30 in punto, immortaliamo il Sole mentre cala esattamente in direzione della cima bifida del Pollino. Dalla parte opposta, è curioso notare il cono d’ombra che il monte Sellaro proietta sul Golfo di Sibari. Anche una volpe, che ci osserva guardinga da lontano, sembra partecipare silenziosamente all’evento.




Restiamo in vetta, rapiti dalla magia del tramonto, per almeno venti minuti, mentre l’orizzonte si colora di tinte morbide e sfumate, in un ventaglio di tonalità che spazia dal rosso intenso al rosa tenue. Poi, il tempo di mandare giù un boccone e lasciare una dedica sul libro di vetta, per prendere la via del ritorno. Cerchiamo di sfruttare la luce residua almeno fino al Passo di Valle Piana, dove indossiamo le frontali.









Prima di rientrare sul sentiero che conduce ai Piani di Vaquarro, ci fermiamo per permettere a Luca, appassionato fotografo, di immortalare la splendida luna che sorge da Serra delle Ciavole, insieme al cielo trapunto di stelle. Poco prima di raggiungere le auto intorno a mezzanotte, ci sorprende anche un curioso incontro notturno, un ragno lupo, o tarantola italiana, dai riflessi argentei con la sua preda appena catturata. Anche se la giornata si è conclusa con il rientro a casa all’una di notte, l’esperienza è stata estremamente gratificante.

"Chi ama la montagna sa che i tramonti visti dall’alto hanno un sapore diverso." (Luca Rota)




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