Dal 2018 il
Pollino ha un nuovo re,si tratta di Italus,il pino loricato piu’ antico
d’Europa.Ha la veneranda eta’ di 1230 anni e ha strappato il primato ad Adone,un
altro loricato che vegeta a nord della Grecia,piu’ giovane di 160 anni.Sarebbe probabilmente
anche l’albero piu’ vecchio d’Europa,ma qualcuno rivendicherebbe il primato di
longevita’attribuendolo ad altre piante secolari come l’olivo selvatico della
Sardegna,il castagno dei cento cavalli in Sicilia,gli olivi del Getsemani o un abete
rosso in Norvegia che avrebbe addirittura “9000”(?) anni.
Sta di fatto
che Italus è stato datato con tecniche di radiocarbonio all’avanguardia utilizzando
acceleratori di particelle implementate dalle piu’ moderne misurazioni di
cronodendrologia da parte dei ricercatori dell’universita’ della Tuscia.Analisi
scientifiche molto piu’ precise ed accurate rispetto alle tradizionali tecniche
di dendrologia adottate in passato per gli altri alberi che attribuirebbero
loro un’eta’ molto maggiore rispetto a quella reale.
Ritornando
al nostro Pollino, con questa nuova scoperta Italus detronizza il Patriarca del
Pollinello,che con i suoi 980 anni circa fino ad ora era il “grande vecchio”
per eccellenza.Il Patriarca a sua volta aveva preso il posto del pino della Grande
Porta,soprannominato affettuosamente “Zi Peppe” adottato in forma stilizzata
quale simbolo del Parco del Pollino.Purtroppo è stato barbaramente incendiato da alcuni vandali contrari
all’istituzione dell’ente parco avvenuta
nel 1993.
Esso sorgeva
in una posizione assolutamente strategica, la Grande Porta,tra Serra Crispo e
Serra Ciavole,una delle vie d’accesso piu’ importanti del parco come per dare
il benvenuto ai visitatori che venivano ad ammirarlo insieme agli altri
numerosi splendidi esemplari abitanti di quel luogo straordinario.Invece il
primo re del Pollino è stato distrutto ed oggi la sua carcassa giace a terra,trucidato
dalla stupidita’ dell’uomo e ora pallido riflesso della sua antica gloria.
Italus
prende il nome dal re degli enotri vissuto secondo il mito sedici generazioni
prima della guerra di Troia.Da lui deriverebbe il nome Italia, dato
inizialmente alla regione corrispindente all’odierna Calabria. Dal portamento
maestoso,colonnare e bifido in alto, Italus vegeta a circa 1950 m.di quota.Difficilmente
sara’ passato inosservato allo sguardo e alle fotocamere degli escursionisti,ignari pero’ del valore e della fama che
quest’albero avrebbe acquistato in futuro.Per questo abbiamo voluto organizzare
un’uscita apposita per visitarlo nella sua nuova veste ufficiale quale pino
loricato detentore del primato di longevita’.
L’escursione
si fa in notturna per evitare le temperature torride di questi giorni.Con
Pasquale ci rechiamo al solito Colle Impiso alle due del mattino e ci incamminiamo
con le frontali lungo il sentiero che porta ai Piani del Pollino.Siamo
veramente veloci,tanto che alle tre e mezza se non prima siamo gia a Piano
Toscano che attraversiamo con calma per far passare il tempo.Alla luce delle
nostre frontali ecco che si accendono gli occhi dei cavalli a brado che
pascolano nei dintorni.
Siccome è
ancora buio ne approfittiamo per schiacciare un pisolino prima di riprendere il
cammino.
Appena comincia ad albeggiare ci
inerpichiamo per una fascia boscosa in forte pendenza fino ad uscire allo
scoperto di fronte uno sbarramento roccioso invalicabile. Dall’anfiteatro puntiamo
a destra verso l’uscita che guadagniamo dopo una bella pettata
su ghiaione.
Italus ha una forma colonnare,secco in alto con un grosso ramo sporgente.Zoomando con la fotocamera riusciamo infatti ad individuarlo in compagnia di altri loricati vicini.Infine lo raggiungiamo.Visto dalla sua base è veramente impressionante, alto, slanciato, titanico.
La parte
inferiore fino a meta’ tronco vegeta bene e sembra essere in salute,mentre la
parte superiore è secca.Purtroppo vi sono anche i segni del fulmine che lo ha
preso di striscio scaricandosi dall’alto verso il basso.Troviamo anche il foro
dove è stato prelevato il campione per la datazione.Riflettendo sulla sua
incredibile eta’ e volendo fare un accostamento storico, pensiamo che comincio’ a germogliare solo qualche anno
prima che papa Leone III incoronasse Carlo Magno nel 768.Se potesse raccontare…..
Dopo le foto
di rito decidiamo di raggiungere Serra
Ciavole. Inutile dire che il panorama da questa varia e ampia montagna è unico.
E’ un fantastico balcone che si affaccia sia verso Est sull’immensa Fagosa e le
Timpe fino allo Jonio, sia ad ovest verso le vette più alte del Dolcedorme, Pollino
e Serra del Prete con gli ariosi piani di pollino. Verso sud si allunga la Cresta
dell’Infinito con le due cime appuntite dei monti Manfriana, mentre a nord
Serra Crispo e Monte Alpi chiudono il quadro grandioso.Insomma,non ci si fa
mancare proprio nulla. La Cresta è rocciosa, molto aerea e di grande respiro. Dopo
una bella impennata e deliziati dalla presenza di varie fioriture di orchideee
raggiungiamo la vetta sud di 2127 m
Ora per conquistare
la vera cima dobbiamo attraversare una prateria d’alta quota fino ad incontrare
le rocce dell’ultimo tratto di cresta. Superati alcuni passaggi elementari su
roccia giungiamo in vetta, a 2130 m. Da qui è molto evidente il contrasto che c’è
tra il versante ovest, dolce e dalle pendenze modeste con il dirupato versante
Est, verticale, tormentato e cattivo, che ci ha spesso visti impegnati in
adrenaliniche ascensioni alpinistiche lungo i suoi vertiginosi canali
soprattutto d’inverno.
Dopo aver
deliziato lo sguardo e nutrito lo spirito di tanta bellezza possiamo anche rientrare
prima che le temperature comincino a salire ulteriormente. Ci apprestiamo cosi
a chiudere questo fantastico anello attraversando da est a ovest i Piani di
Pollino e guadagnando il sentiero nel bosco che ci portera’ a Colle Impiso.
Per quanto
riguarda Italus dunque, missione compiuta. Gli studi effettuati sui campioni
prelevati hanno rivelato particolari sorprendenti sulla storia climatica dei
nostri monti. Si è scoperto tra le altre cose che dopo un periodo di sofferenza
durato qualche secolo, da un ventennio a questa parte Italus ha ripreso a
vegetare alla grande.Per questo motivo non possiamo che fargli i nostri
migliori auguri e proclamare: ”lunga vita al re”.
Nessun commento:
Posta un commento