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sabato 15 novembre 2025

Timpa di San Lorenzo via “Finte Clessidre” Cresta delle aquile parziale Anticima quota 1220 e discesa dalla parete est


Domenica 2 novembre si va nel favoloso mondo di roccia della Timpa di San Lorenzo, "dove non osano neanche le capre", montagna aspra e selvaggia capace di proiettarti ai confini del mondo grazie alla sua bellezza ruvida e primordiale. Raggiunto il passo del Bifurto in auto l'impatto visivo sull'areale delle Timpe è impressionante. Ma ciò che sorprende di più è proprio la morfologia straordinaria e inusuale della Timpa di San Lorenzo, un colossale lastrone di roccia inclinato e sollevato lateralmente da forze immani. Vista da sud è come se fosse stata tranciata di netto da una gigantesca scure facendo ben risaltare la sua strapiombante parete ovest alta 850 m. Tra le formazioni più iconiche del Pollino combina bellezza geologica, panorami profondi e sensazione di contatto con l’immenso. Chi arriva in vetta o lungo la cresta può godere di vedute profonde sulle gole del Raganello, sulle montagne circostanti e sulle vaste faggete a perdita d'occhio.





La sua ascesa, nonostante abbia un’elevazione di "soli" 1652 m. non è per niente semplice. Il suo lungo crinale noto come "Cresta delle Aquile" è lungo, esposto, richiede esperienza, buon allenamento, e non è adatto a chi soffre di vertigini. Escludendo la meno impegnativa via normale che si intraprende da Colle di Conca, i pochi labili camminamenti presenti sono tutti dei severi fuori sentiero che si insinuano tra cenge esposte, rocce impervie, lisci insidiosi, frane imponenti, leccete intricate e ghiaioni scivolosi. In tutto ciò sul settore meridionale della parete est spiccano due vie d’arrampicata multipitch, che rappresentano un vero valore aggiunto all’intera area.





Quella di sinistra,aperta da Fabio Minerba nell’autunno del 2009 e ripetuta da me e dal mio compagno di cordata Pasquale nel 2013 è stata battezzata “Via delle Finte Clessidre” ed è molto bella e singolare. Mentre da lontano appare come una gigantesca colata di cemento, da vicino la roccia è tutta bucherellata per la presenza di quelle che sembrano clessidre, ma in realtà si tratta di nicchie, canalette e cavità carsiche superficiali, piccole karren o scannellature dovute all'erosione. Solo in pochi punti se ne trovano di vere, utilizzate per le soste o per i rinvii. La relazione le attribuisce uno sviluppo di 225 m e una difficoltà massima di IV- (4b) suddiviso in 8 tiri unificabili fino a portare le lunghezze a 5 obbligate. Noi invece ne facciamo 6 discostandoci per alcuni tratti dal tracciato originale, tenendoci a sinistra nel primo tiro e sconfinando al termine del quarto tiro nell’altra via,”Thank Climber’s” per rientrare subito in Finte Clessidre.





Si parte dalla masseria Armentano in una giornata splendida e moderatamente calda. Già da subito tiriamo fuori corda e materiale e ci imbraghiamo, visto il breve avvicinamento. Scendiamo lungo la strada acciottolata con balaustra in legno che porta alle gole di Barile. Dopo un centinaio di metri l'abbandoniamo deviando verso destra nel ghiaione e puntando alle visibili prime placche compatte che salgono verso la cresta sud est. Individuata la prima sosta posta a una decina di metri dall'attacco partiamo con i tiri, uno dopo l'altro fino al sesto e ultimo dove la via muore per mancanza di roccia arrampicabile. A questo punto in gergo si dice "fine delle difficoltà", ma in realtà da adesso ne incontreremo altre, di diverso tipo. Infatti, al termine della via, invece di effettuare le calate in doppia per scendere, preferiamo continuare per compiere un giro ad anello.





Pertanto proseguiamo la salita tra la vegetazione e a tratti arrampicando su grossi massi compatti che oppongono difficoltà di I e II grado. E qui introduco il concetto di "scrambling". Il termine indica una salita tra escursionismo impegnativo e arrampicata, dove si usano mani e piedi per progredire, ma senza bisogno di corde o imbraghi. È più difficile di un sentiero escursionistico, ma più facile di una vera arrampicata. Tutto ciò fino a raggiungere gli immani blocchi rocciosi della cresta sud est che si affacciano sul baratro della parete sud ovest. Qui ci meritiamo una lunga sosta con panorama incredibile sulla dirimpettaia spettacolare Timpa di Cassano, sulla Fagosa che mantiene ancora i colori autunnali e sulle sottostanti vertiginose gole del Raganello. Conquistata la cresta il nostro obiettivo non è il raggiungimento della lontanissima vetta perché la distanza e le poche ore di luce renderebbero complicata la delicata discesa nella via del ritorno. Ci fermeremo invece alla prima Anticima quotata 1220 m. che raggiungiamo seguendo il filo di cresta arrampicando ora tra placche e cenge molto inclinate ed esposte, ora aggirando nel bosco di lecci.





Una volta raggiunta cominciamo subito a scendere, seguendo un tracciolino segnato sulla mappa ma che indica soltanto un percorso meno verticale e pericoloso che conduce alla base della parete est. Nonostante si cerchi il percorso meno disagevole, aimè ci tocca procedere su terreno accidentato e scosceso attraversando infiniti ghiaioni, lisci e faglie a cui prestare attenzione ad ogni passo, districandoci di tanto in tanto tra gli immancabili lecci. Dopo una bella ravanata guadagniamo una sterrata che muore a ridosso di terreni ben recintati. Per risparmiare un paio di chilometri di strada asfaltata tagliamo tra i campi coltivati scavalcando qualche recinto fino a intercettare la rotabile che ci conduce al punto di partenza.





Si tratta di un percorso completo e difficile ma di grande soddisfazione che racchiude in realtà più di una attività e che non poteva terminare senza l'immancabile birra al bar ristorante Pino Loricato di San Lorenzo Bellizzi. Sorseggiata all'esterno ci godiamo lo spettacolo del sole che tramonta proprio dietro le nostre magnifiche Timpe...laddove "non osano neanche le capre".





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