Ritorno sempre volentieri sulla Manfriana
Orientale, la montagna "dei greci" per eccellenza nel parco del
Pollino. Sulla sua vetta a 1981 m di quota sorge un sito archeologico di
straordinaria importanza. Sono presenti sedici grandi blocchi lapidei e un
architrave che conservano tracce riconducibili alla tecnica detta “anathyrosis”
(bordo levigato, centro spossato) tipica del mondo greco italiota. Le ipotesi
sull’origine e funzione dei massi squadrati includono un luogo di culto alto
montano, forse in onore del dio Apollo, o una torre di avvistamento strategica,
data la posizione panoramica e la vista sulle vallate e verso il litorale
ionico.
Ma la giornata di oggi, 19 ottobre, insieme
a Luca, non poteva che essere dedicata al foliage autunnale, ora nel momento
della sua massima espressione. Foliage che, negli ultimi tempi, è diventato
sempre più una moda dilagante sui social, che spinge molti alla ricerca dello
scatto più suggestivo e perfetto da condividere per stupire amici e follower. Eppure,
dovrebbe essere un’occasione per fermarsi a contemplare, per riflettere e
lasciarsi pervadere dallo stupore davanti alla straordinaria bellezza della
natura, sempre meno apprezzata e troppo spesso trascurata e maltrattata.
Si parte così da Colle Marcione, una
località che è già tutto un programma. La strada per raggiungerlo infatti si
inerpica a stretti tornanti dal borgo di Civita, offrendo un panorama superbo
sul profondo canyon del Raganello, con le sue vertiginose pareti rocciose, e
sulla selvaggia Cresta della Rasa. Anche la scura sagoma del Monte Sellaro
contribuisce allo spettacolo, mentre il sole si prepara a sorgere lentamente
alle sue spalle.
Giunti al parcheggio nei pressi del rifugio, si svela d’improvviso un panorama grandioso: di fronte si ergono le rocciose timpe di Porace e Cassano, la mastodontica Timpa di San Lorenzo e la più defilata Falconara. Da sudest a nordovest si dispongono poi, come maestose quinte di un teatro naturale, le cime di Timpa del Principe, Manfriana, Dolcedorme, Serra Ciavole e Serra Crispo, che, disposte a corona, racchiudono la sconfinata Fagosa, una delle faggete più estese del Parco che tappezza la fiancata nord orientale della Catena del Pollino dai confini del comune di Civita, fino ai piedi di Serra delle Ciavole. Alle prime luci dell'alba tutto il paesaggio si infiamma di rosso fuoco e basterebbe già questo per tornare a casa felici e soddisfatti.
Andremo a percorrere quello che le vecchie
guide chiamavano “La Via dei Sassi” (In cammino sul Pollino – L. Troccoli, E.
Pisarra), ma in senso inverso, partendo da Colle Marcione. Attraversando Piano
Ratto, raggiungiamo la sterrata conosciuta come “Sentiero del Dolcedorme”, che
porta a Piano Badia. Tuttavia, circa un chilometro prima del pianoro, lasciamo
il tracciato principale e pieghiamo a sinistra lungo una pista segnata sulla
mappa, ma di fatto inesistente. Questa scorciatoia si rivela un po’ disagevole
e irregolare, ma in compenso ci permette di risparmiare circa due chilometri. Infine,
intercettiamo il sentiero 724 proveniente da Piano Badia, che ci conduce,
immersi in una magnifica faggeta dai caldi colori autunnali, fino ai 1787 metri
di Passo Marcellino Serra.
Siamo ora sulla spettacolare e aerea Cresta
dell’Infinito, che dal Colle della Scala si snoda fino alla vetta più alta del
Parco, il Dolcedorme. A noi, invece, spetta colmare soltanto l’ultimo tratto,
quello più aspro e aderto, che, una volta emersi dal bosco, ci condurrà fino
alla cima della Manfriana Orientale. Durante la salita, ci fanno compagnia
alcuni pini loricati contorti e scheletrici, che, avvolti nella nebbia,
appaiono come spettri silenziosi, perfettamente intessuti in questo paesaggio
sospeso e irreale.
Dalla vetta il panorama autunnale è totale e mozzafiato, con la foresta della Fagosa che si estende tra rocce e nebbia, un mare dipinto di colori caldi e intensi con toni di arancione e rame che ricoprono gran parte degli alberi e sfumature di rosso bruciato e marrone che danno profondità e un senso di calore. Qua e là si distinguono macchie di giallo dorato, dove la luce del sole filtra tra le nuvole e illumina la vegetazione.
Per contro le rocce grigio chiare in primo
piano contrastano con la vivacità della foresta, aggiungendo un tocco di
freddezza, mentre la nebbia bianca e soffusa crea un'atmosfera che rende la
scena più misteriosa e poetica. Solo il Dolcedorme oggi non si concede a causa
delle nuvole che lo avvolgono per intero.
Dopo aver dato un ultimo sguardo ai massi
squadrati e aver consumato il nostro panino, ci apprestiamo a scendere,
ripercorrendo a ritroso la Cresta dell’Infinito. Ridiscesi a Passo Marcellino
Serra, costeggiamo le due modeste cime di Serra Malaverna e raggiungiamo il
Passo del Principe. Da qui, risalendo una ripida pendice rocciosa, conquistiamo
i 1744 metri dell’omonima Timpa.
Ormai la nebbia ci ha completamente
avvolti, e i maestosi faggi dalle chiome tondeggianti ci accompagnano
silenziosi fino all’attacco del sentiero che scende ripido verso valle. Attraversiamo
il bosco che è una straordinaria tavolozza di colori: vetusti faggi colonnari,
ginepri emisferici e aceri infiammati d’arancio che ci scortano lungo l’ultimo
tratto del cammino, fino al rientro a Colle Marcione, dove si chiude questa
meravigliosa giornata di montagna e di foliage.
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