"È meglio vedere un luogo anche una sola volta, piuttosto che sentirne parlare mille volte." - Proverbio cinese
Lunedì 14 ottobre, giorno successivo alla sortita in Apuane, mi reco per la prima volta nel Parco Nazionale delle Cinque Terre in Liguria. Di certo non faccio riposare le mie gambe nonostante già notevolmente provate dagli estenuanti saliscendi della Nattapiana. Così prima dell'alba, parto in treno da Massa verso La Spezia e, una volta lì, proseguo in autobus fino a Porto Venere che raggiungo alle 10. Il mio obiettivo è percorrere uno dei sentieri più affascinanti d'Italia: il "Sentiero dell'Infinito", o "Sentiero l'Infinito" se preferite, un tragitto di circa 14 chilometri che collega Porto Venere a Riomaggiore. Solitamente si percorre da Riomaggiore a Porto Venere, ma per motivi logistici ho preferito affrontarlo nel senso inverso.
Dopo una veloce colazione al bar del porticciolo, parto in solitaria dalla piazzetta del pittoresco borgo portuale dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. Situato all'estremità meridionale di una penisola che va a formare la sponda occidentale del golfo di La Spezia, è detto anche "Golfo dei Poeti", grazie al gran numero di artisti e poeti che hanno visitato questo ed altri borghi del golfo come George Sand, Byron e Shelley. A freddo supero una scalinata ripidissima in pietra che costeggia la cinta muraria settentrionale del castello Doria, passando da 5 a 240 metri di altitudine in un chilometro. Dopo questo strappo iniziale raggiungo un superbo punto panoramico detto "Sosta il Portoro" dal quale si scorge il promontorio con la chiesa di S.Pietro, dove una volta si trovava il tempio di Venere che diede il nome al borgo.
Ora il sentiero spiana entrando in una fascia boscata che però scherma il panorama. Aggirato Monte Muzzerone nei pressi dell'omonimo forte si ha una veduta su Porto Venere e il Golfo di La Spezia, e proseguendo oltre appare anche la città con il suo porto. Non appena si esce di nuovo allo scoperto, nei pressi di Monte Castellana, località Pitone, si ha un ulteriore affaccio su Monte Muzzerone con le sue falesie a picco sul mare e le isole Palmaria e Tino all'estremità. Fino al borgo di Campiglia, il sentiero, stretto e immerso in una boscaglia composta da lecci, pini e corbezzoli, risulta un po' noioso e di tanto in tanto interseca le rotabili che comunque vengono abbandonate subito. Ripreso il cammino si incontra una stele dedicata alle vittime di un incidente aereo del 1937.
Poco prima di metà percorso raggiungo così Campiglia, che gode di un doppio panorama verso il Golfo di La Spezia e le Apuane da un lato, e dall'altro verso l'Arcipelago toscano e la Corsica. Purtroppo oggi la copertura nuvolosa non consente di godere il panorama nella sua totalità. Il borgo inoltre è circondato da pittoreschi terrazzamenti che degradano verso il mare. Dopo una meritata pausa con fetta di crostata e coca cola riprendo subito il cammino ancora molto lungo percorrendo prima un angusto tracciolino vista mare che cammina su muretti in pietra. Rientrato nel bosco scendo alla famosa "Fontana di Nozzano", sorgente in pietra arenaria costruita dall'esercito di Napoleone per soddisfare le esigenze idriche dell'accampamento sottostante. Da qui si affrontano in salita altre bellissime e infinite scalinate in pietra.
All'altezza di Schiara si entra in un esteso castagneto fino al valico di Sant'Antonio dove compare un piccolo edificio religioso e una strada lastricata. Un tratto di sentiero è denominato "Palestra nel verde", un percorso ginnico interamente nel bosco della lunghezza di circa 2,5 km, ma quello che mi colpisce di più è la presenza di castagne a terra a perdita d'occhio che nessuno raccoglie. In leggera discesa raggiungo il Colle del Telegrafo, valico posto a 516 m di quota da dove si gode di una bella vista sui terrazzamenti e il mare. Adesso il paesaggio cambia ulteriormente entrando in un territorio adibito a vigneti. Si procede attraverso uno stretto camminamento che pare un labirinto tra i vigneti delimitati da staccionate in legno e reti metalliche fatte da tondini di ferro per contrastare le scorribande dei cinghiali. Si entra nella proprietà "Stella di Lemmen", un'azienda biodinamica di produzione a viticoltura su terrazzamenti e muretti in pietra, magistralmente realizzati su pendenze estreme, con l'utilizzo di teleferiche per trasportare i raccolti e quant'altro.
Dopo la pausa panino raggiungo la "Madonna di Montenero", il santuario mariano che sovrasta Riomaggiore dominando tutta la costa delle Cinque Terre e offrendo un panorama mozzafiato, che dall’isola del Tino a oriente arriva a Punta Mesco a occidente. A questo punto il percorso si fa duro e ripido lungo i soliti gradoni in pietra scendendo di 340 m fino ad entrare direttamente nel magnifico borgo di Riomaggiore colmo di turisti. Attraversando la via principale del paese in breve tempo raggiungo la stazione ferroviaria per prendere il treno che mi riporterà a La Spezia e infine a Massa.
Percorso tecnicamente non semplicissimo per via della sua lunghezza (circa 13 km) e reso faticoso a causa dei gradoni in pietra, alti e ripidi sia in salita che in discesa che mettono a dura prova ginocchia e quadricipiti. L'itinerario è interessante paesaggisticamente soprattutto nella prima e nell'ultima parte, mentre risulta un po' monotono nella parte centrale. Unico piccolo rammarico non aver percorso per scelta la vertiginosa scalinata di Monesteroli a metà percorso, più di 2200 scalini in pietra A/R per visitare il borgo fantasma fino al mare, in quanto avrebbe notevolmente dilatato i tempi nel compiere la già lunga attraversata fino a Riomaggiore.