



“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi “.Seppur non la condivida se presa in senso assoluto,esordisco con questa frase di Marcel Proust per descrivere una via inedita per salire su Monte Pollino realizzata in solitaria.In realtà le mie intenzioni erano altre,ovvero portare tre amici sul Pollino lungo la via normale da Colle Impiso.E invece mi ritrovo da solo.Quale occasione migliore per terminare la stagione estiva facendo una “classicissima”del Parco del Pollino.Il clima gradevolmente fresco nell’ombra dei faggi sembra invitante.Durante la marcia nella prima parte del sentiero mi accompagna solo il risuonare dei campanacci delle mucche nel bosco.Strano che oggi nessuno salga al Pollino.Scoprirò solo al ritorno che una famigliola (papà,mamma e figlioletto)sono arrancati sulla Serra del Pollinello per ammirare i vetusti pini loricati dalle forme più bizzarre.Uno di essi,spettacolare ha la forma di un candelabro.Giunto a Colle Gaudolino vedo a fianco della rossa capanna –rifugio due pastori col fuoristrada e non capisco come si possa tollerare che un mezzo simile giunga fin lassù,in piena “Zona A”.Dopo qualche foto dal soleggiato pianoro l’istinto dell’esploratore mi prende e comincio a valutare una possibile variante alla via normale e subito i miei occhi si posano sulle pareti rocciose del versante ovest.Si tratta di un avancorpo roccioso disposto a franapoggio come strati di pacchi di giornale intervallati da cenge erbose.Lo scenario offrirebbe interessanti possibilità alpinistiche ma aimè non ho con me neanche il becco di un moschettone o un pezzetto di corda.Dunque,meglio non rischiare e cercare un passaggio sicuro che dia la possibilità di tornare sui propri passi.
Così mi avvio nel bosco in direzione opposta rispetto al sentiero puntando un muraglione che scende obliquo da sopra.Nel punto più basso arrampico per alcuni metri portandomi su una cengia.La risalgo (il pendio,ripidissimo e invaso da piccoli faggi contorti,rende la marcia difficoltosa)fino a raggiungere un enorme tronco di faggio marcescente riverso a terra.Qualche metro più su mi affaccio su un fantastico belvedere a picco sulle pareti sottostanti dominando
Dovrebbe essere il passaggio che mi porterà oltre i muri di roccia facendomi guadagnare la cresta fino alla confluenza col canalone Sud-Ovest affrontato lo scorso inverno durante una terribile bufera di vento.Da qui un ultimo sforzo per guadagnare la cima.
Il panorama è grandioso:sotto di me uno scenario di rocce e pini loricati che sembrano fondersi tra loro. Sopra l’immenso anfiteatro di vetta di Monte Pollino che si staglia su un cielo terso.La constatazione questa che quando si pensa di aver visto tutto della propria terra essa stessa sa regalarti nuovi scenari.Un’altra vera scoperta in questa terra magica di Pollino.





