Finalmente! Dopo tanto tempo ecco una uscita impegnativa,
dura e difficile di quelle che piacciono a me, un itinerario nuovo ed appagante
collocato nell’ambiente più aspro e selvaggio del Pollino,il versante sud del
Dolcedorme ,straordinaria ed impervia bastionata rocciosa dai forti dislivelli
che corre dal Pollinello alla Manfriana.
Con me l’immancabile Pasquale, anche lui reduce da un
prolungato stop. Il tepore di questa estate settembrina è l’ideale per
affrontare una via che può tagliarti le gambe e il respiro. L’idea è quella di
risalire il crestone evidente che parte da Valle Piana con il Timpone Dolcetti
(che non toccheremo),volta leggermente verso destra e punta dritto i
contrafforti rocciosi di Celsa Bianca, quello che con il Crestone sud dei Loricati
racchiude e delimita l'intera Valle Piana.
La giornata è splendida, non c’è vento, il sole è caldo al punto giusto e all’ombra si sta
freschi. Arriviamo alle 7.30 al sottopasso dell’autostrada a quota 750 m
laddove parte la sterrata che conduce alla località di partenza Valle Piana. Noi
invece giriamo a sinistra lungo un’altra pista che all’interno del
rimboschimento di pini porta all’attacco del crestone lasciandoci il Dolcetti
alla nostra destra. Nello stesso punto convergono tre stradine provenienti
dalla circonvallazione di Castrovillari.
Al termine della sterrata rintracciamo un accenno di sentiero che ci porta in
cresta e puntiamo dritti un roccione boscato a 1150 m.di quota. Lo aggiriamo
sulla destra andandoci ad ingarbugliare in una vegetazione piuttosto fitta e
fastidiosa fino ad individuare in parete un intaglio che ci permette di
rimontare la cresta (II-). Stupende visioni sul Pollinello e la boscosissima
Valle Piana che risale ripidissima verso le pareti del Dolcedorme. Purtroppo
l’area è stata devastata nell’estate del 2012 da un gravissimo incendio doloso
che generatosi dai rimboschimenti di Pino nero ha raggiunto quota 2000 m.
distruggendo ettari di bosco compresi straordinari esemplari di pino loricato
stramaturi. Aimè i “cadaveri” che ho fotografato sono stati davvero tanti.
Seguiamo il filo di cresta in un divertente passaggio tra le
rocce un po’ “sporcate” da piccoli arbusti fino a raggiungere una radura erbosa
che si impenna improvvisamente incrociando dapprima il sentiero che proviene
dal “Varco del Pollinello” e successivamente guadagnare i primi pinnacoli
rocciosi delle impervie pareti di Celsa Bianca. Ora inizia a 1550 m. la parte
più difficile e tecnica del percorso visto che è la prima volta che viene da
noi effettuato e sinceramente, considetato l’ambiente estremamente impervio e
dirupato non so se se ci siano stati degli apritori.
Risaliamo un primo torrione, poi seguiamo verso sinistra la
base della parete fino ad incontrare uno spettacolare canalone che risale
scosceso in direzione nord. Risaliamo il ghiaione fino ad
individuare, all’altezza di un gigantesco pino loricato bruciato a terra una
cengia che taglia in diagonale la sponda destra del canale fino a raggiungere
la cresta principale. Per attaccare la cengia dobbiamo effettuare però un breve
traverso gradonato piuttosto delicato.
E’ ovvio che ci stiamo muovendo in veste esplorativa cercando di individuare i
passaggi che ci permettano di continuare la progressione.
Dal filo di cresta procediamo verso l’alto arrampicando su grossi massi di roccia rotta purtroppo, d’obbligo estrema attenzione. A passaggi più difficili (II+) si alternano altri più tranquilli anche se la roccia è talmente tormentata che al nostro passaggio vengono giù grossi massi instabili. Procedendo ci imbattiamo in un insidioso camino sulla destra da risalire con attenzione dove alcuni passaggi sono impediti da piccoli loricati ingarbugliati. Si continua l’arrampicata fino a sbucare in una zona più tranquilla che culmina in un grosso e caratteristico torrione. Da un punto straordinariamente panoramico è possibile osservare l’intera cresta dall’attacco molto, molto in basso a valle.
L’altimetro segna quota 1800 e stiamo per raggiungere il crinale delle Murge di Celsa Bianca, ma la salita sembra interminabile e anche dopo averlo conquistato proseguiamo verso est per guadagnarne la cima a 2047 m. Superbo il panorama che si apre sotto di noi lungo le pareti dirupate delle Murge e sul Versante Sud-Ovest del grande anfiteatro delle pareti di vetta del Dolcedorme dove risalgono tutte le vie della cosiddetta “Direttissima”.
Ma non è finita perché per intraprendere la via del ritorno è necessario dopo una breve discesa conquistare anche la vetta della Timpa di Valle Piana posta a 2163 m. e riconoscibile da un piccolo traliccio metallico sulla sommità. Il dislivello colmato oggi sarà quindi di 1413 m. Contrariamente dei versanti tormentati a sud il paesaggio verso Nord è addolcito dalle verdi praterie dei Piani di Pollino racchiusi dai contrafforti di Monte Pollino a Ovest e da Serra Ciavole e Crispo a Est.Ora discendiamo da Timpa di Valle Piana per portarci alla testata del Canalone che scende verso Valle Piana e che converge a quota 1350 m. con il canalone principale del Dolcedorme.
La discesa non è per niente agevole. Tra ghiaioni, vegetazione fitta e alberi abbattuti dagli incendi che sbarrano continuamente la strada, il percorso di ritorno risulta scomodo e impervio fin quando rintracciamo l’incrocio con il sentiero che porta al Varco del Pollinello contrassegnato da una tabella.
Da questo punto il resto fino all’auto è cosa facile.
Straordinaria ascensione, non sicuramente escursionistica ma aspra, difficile
dai forti dislivelli e piuttosto tecnica nella seconda parte che classificherei
PD II+ su roccia rotta da percorrere
preferibilmente in conserva assicurando con anello di corda quando occorre sfruttando
gli spuntoni o gli arbusti nei punti meno tranquilli.
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