Archiviata la bella salita sul Re dell’Appennino
meridionale si cambia zona, scenario e condizioni. Il giorno è Lunedì 20
Febbraio e per motivi di lavoro ho a disposizione solo una mezza giornata. Per
questo sono costretto a scegliere un itinerario con un avvicinamento breve.
Vorrei recarmi in una zona nuova (per me) e allo stesso tempo viste le ottime condizioni
delle vie di ghiaccio-neve penso di fare anche qualcosa di tecnico. Dulcis in
fundo parto anche in solitaria, la seconda in invernale di questa stagione.
Perché allora non recarsi sul Massiccio del Sirino versante
Est, dove in pratica sorgono gli impianti di risalita di Conserva di Lauria? Il
Sirino fa parte del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri
Lagonegrese e si colloca proprio tra il Pollino e il Cilento. Consulto qualche
giorno prima una guida di alpinismo su internet per studiarmi le vie di
ghiaccio-misto di questo versante. La via più evidente è il Canalone Centrale
dello Scazzariddo, una delle cime del Sirino che non oppone difficoltà elevate
e si sviluppa su pendenze medie di 40,45 gradi con un passo forse a 50 nella
parte centrale.
A destra vi sono due canali, il primo piuttosto corto che
non è nominato presenta al centro un breve risalto di roccia verticale
scoperto. Il secondo parallelo a quest’ultimo è più lungo e un po’ imboscato e
si chiama “Beatrice”. A sinistra del Canalone invece è presente una traccia di
valanga meno evidente che sbuca più in alto dando origine a un ventaglio di
canalini non particolarmente lunghi ma più tecnici e inclinati che toccano i 60
gradi di pendenza. Dovrebbero essere cinque in tutto e nell’insieme la via è
stata chiamata “A ciascuno il suo” perché in occasione dell’apertura sono stati
risaliti in contemporanea da cinque alpinisti.
Questo è il quadro generale del versante Est della Timpa o
“Sgarrone degli Scazzariddi” che sovrasta gli impianti. Giungo molto presto alla località di partenza in una giornata stupenda in completa solitudine e già l’impatto visivo
della Timpa è notevole. Al piazzale delle strutture ricettive delle funivie non
c’è un anima viva. Parcheggio e mi preparo per la salita avviandomi lungo la
pista da sci di fianco agli skylift che al primo tratto è molto pendente. Da subito la
neve è praticamente ghiacciata, anche nel bosco che attraverso in diagonale per
raggiungere la sede del canalone principale.
Messi da parte i bastoncini, prendo le mie piccozze, fedeli
e indispensabili compagne di viaggio e calzo i ramponi che finalmente possono
mordere una neve ghiacciata davvero fantastica. Nella prima parte la
progressione classica in appoggio avviene a zig zag fino ad arrivare alla fine
del bosco dove inizia il tratto a 50 gradi. Guardando un attimo dietro osservo la
piramide di Monte Alpi e i suoi canaloni del versante occidentale. Il
“Moschettieri” è praticamente vuoto per la prima metà, il “Ghost Line” e “Le
Sentinelle” sono ridotte ad una sottile linea bianca mentre non si vede il
versante Nord.
Qui invece lo scenario è superbo e anche se non ci sono i pini
loricati che mi accompagnano sempre sui monti del Pollino, l’atmosfera è sublime,
il cielo di un limpidissimo blu cobalto, il sole fulgido ed accecante e la luce
cristallina. Così dopo un’ampia curva a destra proseguo fino alla esile cornice
di cresta senza alcun problema. E questo è fatto. Di fronte troneggiano le
vette maggiori del complesso, Monte Papa 2005 m. e Cima De Lorenzo un metro più
bassa. Monte Sirino 1917 m. sorge a sinistra d’essi.
Adesso che si fa? Sono appena le dieci e siccome mi sono
imposto come orario limite di arrivo all’auto le due del pomeriggio, ho tutto
il tempo per sbizzarrirmi nel fare altre cose. Perchè non provare dunque uno
dei canali di “A ciascuno il suo”? Detto fatto. Scendo lungo il filo della
cresta sud quel tanto che basta a trovare il punto più comodo per scendere in
diagonale alla base dei canali. Ne scelgo uno congeniale e via che si sale su
pendenze di 65° con progressione frontale. Davvero una bella pettata rispetto
al Canalone. Ripercorro poi in salita la stessa cresta fino a raggiungere i 1930
m. della cima. Nel frattempo della nuvolosità proveniente da sud ovest comincia
ad avvolgere la zona di Monte Papa.
Anche dopo questa seconda salita ho ancora tempo per fare altro.
Mi ricordo dei canali fatti con l’amico Mimmo nel 2014 sul versante nord,
quelli che partono dal lago Laudemio dov’è dislocata l’altra stazione
sciistica. Ne avevamo risaliti tre quel giorno che chiamammo “I tre dello Scazzariddo”
che dovrebbero coincidere con “A volte ritornano” della guida citata
all’inizio. Penso di farcela con i tempi e così punto il primo dei tre fatti
all’epoca, quello più a sinistra, incassato fra una strana struttura rocciosa a
forma di cubetti. Prestando attenzione alle cornici sporgenti scendo lungo il
filo della cresta Ovest, quella che giunge alla sella dove vi è la cabina di
arrivo della funivia.
Anche in questo caso individuo il punto più comodo per
scendere ma la parete nord è davvero molto inclinata, almeno 50 gradi. Dunque devo
procedere in retromarcia faccia a monte e durante la delicata disarrampicata
cerco con estrema attenzione di aggirare una breve paretina di rocce strapiombante
più in basso. Finalmente dopo un traverso giungo alla base del canalino che
comincio a risalire con le due picche in progressione frontale su ghiaccio
vivo.
Solo in apparenza il canale sembra corto e mette a dura
prova i miei polpacci precludendomi la possibilità di riposare. Lo risalgo
quasi tutto d’un fiato fino all’uscita su 60 gradi continui. In cresta
finalmente posso sedermi un attimo sulla neve per rifiatare e sgranocchiare un
po’ di noci sgusciate.
E’ tempo di rientrare ma le sorprese non finiscono perché nella
discesa mi dirigo a sinistra puntando dritto verso le strutture turistiche in
basso ritrovandomi al di sopra di una zona molto impervia. Sono proprio sul canalone
osservato alla partenza con il salto verticale scoperto.
Non essendo visibile dall’alto preferisco evitarlo spostandomi
ancora verso sinistra. Così facendo mi ritrovo sul canalone Beatrice, molto
inclinato, ma regolare e visibile fino alla base. Devo disarrampicare di nuovo stando molto attento per via della neve ghiacciata. Per fare più
veloce mi invento sul momento una tecnica di discesa rapida piantando le punte
dei ramponi a gambe quasi unite e lasciandomi scivolare mentre essi raschiano
il ghiaccio controllando l’operazione con le due piccozze. Il tutto sempre
faccia a monte.
Arrivo infine alla base del canale incrociando la pista da
sci raggiungendo infine il piazzale e la mia auto che mi aspetta sola soletta. All’una
e trenta del pomeriggio sono in macchina e dopo essermi cambiato e rifocillato
via per il rientro. Tutto sommato una bella seduta di allenamento con la
risalita di tre canali, il primo facile ma lungo ed estremamente panoramico,
altri due più tecnici anche se più brevi, e due discese faccia a monte, uno per
la parete nord su neve soffice, l’altra su neve dura e ghiacciata. La mia terza
volta sul Massiccio del Sirino non ha sicuramente deluso le aspettative.
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