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Attenzione: per alcune escursioni è possibile scaricare le tracce GPX in basso dopo il testo!!

venerdì 19 ottobre 2007

Gran Sasso:a cavallo tra i due Corni


Ormai considero il massiccio del Gran Sasso la mia seconda patria “montana”;credo infatti che a confronto con il resto della catena appenninica,sia il più spettacolare e alpestre,un pezzo di Dolomiti.Sia dal versante aquilano che da quello tramano davvero merita di essere vissuto intensamente.
Quest’anno sono in compagnia di Carlo che mi farà da guida nell’ascensione al Corno Piccolo e alla Vetta Orientale del Corno Grande,che è vero,non è la più alta (Vetta Occidentale 2912 m.),non è la più difficile (Vetta Centrale) ma sicuramente è la più bella dal punto di vista del paesaggio che,come un sipario ti schiude scenari incredibili in tutte le direzioni:dall’azzurrino Adriatico ad E,Campo Imperatore a S con la Maiella che troneggia all’orizzonte;Pizzo Intermesoli e la Val Maone ad O,il Corno Piccolo a NO con il pittoresco lago di Campotosto all’orizzonte e i Monti della Laga a N.

giovedì 4 ottobre 2007

L'anello dell'Angioletto

 L’escursione di oggi,30 settembre parte dal centro di S.Sosti e sembra assumere già dal principio le caratteristiche di una ascensione particolarmente impegnativa e dura. Ciò a motivo del notevole dislivello da colmare,ben 1222 m. impostoci dalla mancanza di mezzi fuoristrada che avrebbero permesso al gruppo di 13 audaci di raggiungere l’attacco molto più in alto. Il centro, di origine greco-bizantina, sorge a 363 metri sopra il livello del mare.ed è situato alle falde del gruppo montuoso della Mula, settore sud-occidentale del Pollino , al centro di una ampia conca boscosa dove si apre la valle del torrente Rosa.  Nasce come comunità di fuggiaschi ed emigrati che trovarono asilo presso il Santuario Basiliano di San Sosti .Ogni anno è meta di centinaia di pellegrini che raggiungono il santuario della Madonna del Pettoruto situato in una zona incantevole dal punto di vista paesaggistico.
 
La valle del fiume Rosa era una antica via istmica che consentiva gli scambi commerciali tra le città greche di Sibari e Laos,quindi tra Jonio e Tirreno. L’importanza strategica del luogo è suffragata anche dalla presenza del Castello della Rocca , un articolato complesso fortificato d'età medioevale collocato su una strapiombante rupe rocciosa a m. 550 s.l.m. che domina la gola del torrente Rosa . La rocca nasce probabilmente già nell'XI secolo d.C., come provano i rinvenimenti monetali di età bizantina e cessa la sua funzione nella seconda metà del XIII secolo.Ebbe una funzione di vigilanza della via istmica denominata in questa fase storica “Via del sale”,perché attraverso di essa veniva trasportato sui porti del Tirreno il salgemma dalla miniera di Lungo.
S.Sosti è nota soprattutto per il ritrovamento nel 1846 in località Casalini di Porta Serra,di un’ascia votiva in bronzo, notissima agli epigrafisti per la dedica in dialetto dorico,iscritta in caratteri achei da Kyniskos Ortamos,importante funzionario della misteriosa città di Artemisia.ad Hera,moglie di Zeus,regina del cielo.In questa località pare esistesse infatti,un tempio a lei consacrato.Dunque una valle ricca di storia e intrisa di spiritualità.
Veniamo all’escursione.Il gruppo si ritrova nella piazzetta del paese alle 8.Non disponendo di mezzi fuoristrada,indispensabili per percorrere la sterrata piuttosto malmessa che porta al pianoro di Casiglia,optiamo per il sentiero che si stacca dal Castello della Rocca e risale l’erta scoscesa in direzione della rupe detta “Due dita”.La via fa parte del sentiero “Italia”ben segnalato e tracciato dai soci del cai.Nelle prime ore del mattino i caldi raggi di sole investono in pieno tutta la valle rivelandone la sua selvaggia e primitiva bellezza,e mentre il gruppo procede compatto in un andirivieni di tornanti che si incuneano nell’ampia montagna ,giunge fino a noi il riecheggiare di canti religiosi provenienti dal santuario.Fa da contraltare a questo già suggestivo scenario la Montea,splendida montagna dalle creste aguzze e dal profilo alpestre.Anche la luna amica accompagna i nostri passi.
Dopo un’ora e un quarto circa raggiungiamo Casiglia,dove sorgono alcuni rifugi in legno,purtroppo in completo stato di abbandono e una fonte per far provvista d’acqua.Al bivio per Piano di Marco ove prosegue il Sentiero Italia, svoltiamo a sinistra per il sentiero che sale al Campo di Annibale,ampio pianoro circondato dalle cime della Mula,della Muletta,della Serra Scodellaro e di Cozzo Fazzati dove si pensa che Annibale si sia accampato. A primavera è possibile ammirare nei paraggi favolose fioriture di peonie “pellegrina” e “mascula,specie endemiche e rare dell’Appennino.Il nostro cammino è deliziato comunque dalla presenza di qualche agrifoglio e da una diffusa fragranza di timo.
Dopo aver aggirato il Cozzo della Civarra,abbandoniamo la sterrata e ci immettiamo sul costone a sinistra fino a sbucare su un piccolo promontorio da dove si gode una vista mozzafiato sulla valle del Rosa e sulle alpestri cime di Montea. Orientandoci a vista nel folto del bosco raggiungiamo la “Pietra dell’Angioletto”,maestosa e solitaria.Si tratta di una protuberanza rocciosa a 1265 m.che emerge dal costone sovrastante il torrente Rosa in territorio di S.Sosti Pare che il toponimo derivi da Angioletto, un giovane pastore precipitato appunto nel dirupo sottostante.Pare che i locali attribuiscono il toponimo non alla Pietra in questione ma allo strapiombo roccioso dirimpetto ad essa,chiamandolo “a tagghiata’i Gangiuliaddu”(la “tagliata di Angioletto). La zona è estremamente selvaggia e scarsamente antropizzata,come del resto accade in molte zone del Pollino.Dalle sue pareti precipiti spuntano pini loricati pensili disposti orizzontalmente ,davvero uno spettacolo più unico che raro.