Rieccomi a
casa dopo la bella trasferta in terra d’Abruzzo. Lasciataci alle spalle una
avarissima stagione invernale ripartiamo alla grande puntando ancora una volta il
versante sud della bastionata rocciosa del Dolcedorme che dall’alto dei duemila
metri precipita vertiginosamente verso valle. Questa volta con Pasquale
decidiamo per il Pollinello, uno sperone roccioso alto 1820 m. prolungamento
della cresta sud ovest del Pollino.
Il
Pollinello è facilmente raggiungibile dal versante Nord partendo da Colle
dell’Impiso percorrendo un comodissimo sentiero e non facendo più di 300 m. di
dislivello. Dal versante sud la musica cambia completamente. Esso appare come
un’ imponente piramide rocciosa tormentata, selvaggia e impervia raggiungibile
impegnando un lungo crinale che giunge fino alla base delle pareti di vetta e
successivamente aggirando la stessa verso destra, risalendo la cresta rocciosa
terminale colmando ben 1100 metri di dislivello. Queste sono le caratteristiche
di tutte le ascensioni da questo versante,quelle che francamente amo di più.
La giornata
di Sabato 7 Maggio è buona, solo un po’ disturbata da innocue folate di nubi
alle quote più alte. Si parte dall’uscita dello svincolo di Morano Calabro, nei
pressi di una fabbrica di manufatti di cemento e intraprendendo la strada
bianca che passa proprio sotto l’autostrada. La pista non sempre evidente si
inoltra in un boschetto di pini e ginestre seguendo un fosso dapprima asciutto
fino ad inforrarsi nel punto in cui lascia vedere le sue acque più a monte.
Per
impegnare il crestone principale dobbiamo ritornare sui nostri passi per un
centinaio di metri e salire direttamente il suo fianco passando in
mezzo alla vegetazione che diventa in questo punto più rada. Al ritorno
provvederemo a sistemare un piccolo ometto di pietra dove operare la
deviazione, in ogni caso duecento metri dopo un piccolo cancelletto in legno
adagiato a terra. Aimè notiamo purtroppo su qualche pino il caratteristico
bozzolo della processionaria, che qualche anno fa fece stragi di questa
conifera un po’ dappertutto alle quote medio basse.
Dal crinale il panorama si apre sulla Piana di Morano da una parte e sui
versanti a sud del Dolcedorme e Celsa Bianca. Davanti a noi invece la piramide
del Pollinello si staglia poderosa e imponente, aderta e festonata di pini
loricati, alcuni dei quali fuoriescono addirittura dalle pareti verticali
dicendola lunga sulla tenacia e sulle straordinarie capacità di adattamento di
questa meraviglia della natura che non teme il clima rigido, i venti impetuosi
e le più avverse delle intemperie riuscendo a vegetare fiero e solitario anche negli anfratti rocciosi più
inaccessibili.
Un’altra
meraviglia della natura è una coppia di enormi rapaci che volando a spirale e
sfruttando le correnti ascensionali guadagna quota velocemente: la maestosa
aquila reale che da queste parti nidifica e si riproduce. Dopo una bella
pettata finalmente raggiungiamo la base della parete. A sinistra si va verso il
grande ghiaione e subito dopo si risale per quella che tempo addietro abbiamo
chiamato “La Direttissima” fatta da me due volte, un passaggio in arrampicata
posto fra la parete Ovest del Pollinello e i contrafforti di Gaudorosso.
Stavolta
invece andiamo verso destra con l’intento di rasentare la parete fin dove
all’altezza di un ghiaione parte una cresta che dapprima segue la linea Est
Ovest e successivamente cambia direzione puntando verso Nord e quindi
guadagnando infine la vetta del Pollinello. Noi decidiamo però di complicarci
la vita anticipando questo passaggio e risalendo per cenge e passaggi
alpinistici senza usare però alcuna attrezzatura.
Ora su
questo argomento vorrei aprire una piccola parentesi traendo spunto da un
racconto relativo al Monte Vettore di Antonio Palermi sul sito www.auaa.it: “Questo itinerario lo si può
classificare alpinistico. Non occorre attrezzatura particolare ma solo una
predisposizione all'esposizione e la capacità di superare brevi paretine
rocciose (I e II grado). Un alpinismo base, facile, ma sempre alpinismo. Spesso
quando si parla di difficoltà si fa un po' di confusione, alcuni parlano di
"zona grigia", cioè si quel terreno che non è più escursionismo
perchè troppo difficile e non è alpinismo perchè troppo facile.
E' un falso problema. La scala alpinistica parla molto chiaro, esiste il grado tecnico e il grado d'impegno, se abbiamo passaggi di I grado sempre di gradi alpinistici stiamo parlando, se abbiamo F (Facile) come impegno, sempre di grado alpinistico stiamo parlando. Quindi, quando dobbiamo usare le mani per progredire, su di un terreno anche facile ma pericoloso, stiamo parlando di Alpinismo; quello con la A maiuscola.”
La cresta sud
del Pollinello che si tratti della Direttissima o quella fatta da noi come
tante altre vie di questo versante è un esempio calzante, troppo impegnativa
per un escursionistica ma, se si ha un minimo di esperienza alpinistica,
diventa praticabile senza grosse difficoltà.
Continuando
l’ascensione non può certamente sfuggire al nostro sguardo il triste fenomeno
che ha colpito le faggete a cavallo tra Aprile e Maggio. Si nota chiaramente
una fascia marrone come se gli alberi avessero assunto la veste autunnale. In
realtà sono le foglie che il freddo dell’ultima settimana di Aprile ha
bruciato, freddo che ha addirittura portato neve sui nostri monti e dove le
temperature sono precipitate al di sotto dello zero, e questo subito dopo una
fase di caldo.
Purtroppo le foglie bruciate non ricresceranno più per questa estate e probabilmente i nostri faggi saranno un po’ più spogli del normale, mentre per quanto riguarda i faggi stessi non dovrebbero aver subito danni di particolare rilievo. Un altro aspetto negativo di questo inverno anomalo ed ora di questa primavera capricciosa. Speriamo che la natura riuscirà a recuperare i suoi “sbalzi d’umore” per dirla con una frase dell’amico Roby Motta (sentierimoranesi.it).
Ritornando alla nostra ascensione continuiamo a seguire accuratamente il filo di cresta per tutta la sua lunghezza godendo appieno dello spettacolo dei dirupi rocciosi, i ghiaioni, le pareti e i pini loricati su di esse abbarbicati fino a raggiungere la vetta del Pollinello, quota 1820 m. Guardando verso Monte Pollino si notano ancora le tracce dell’ultima nevicata e solitario, svettante tra i faggi “autunnali” il Grande Patriarca del Pollino che Pasquale ritrae con lo zoom della sua reflex. Fa anche freddo e folate di nebbia a sprazzi avvolgono il paesaggio.
Non ci resta
che consumare la nostra colazione ed intraprendere la via del ritorno che
faremo non esattamente per la stessa via ma andando in direzione “Varco del
Pollinello” cercando una via più comoda. Non è così perché spostandoci un po’
troppo verso Est ci imbattiamo nella barriera del muro roccioso posto tra il
Pollinello e il Varco costringendoci a ripetuti saliscendi per trovare il
passaggio meno esposto per guadagnare infine la base della cresta. Sarebbe
convenuto semplicemente scendere seguendo a ritroso la via di cresta ma
spostati leggermente a sinistra per procedere su un terreno più comodo. Si sa però
che con il senno di poi tutto diventa
più facile.
Bella
salita, faticosa ma rimunerativa, panorami grandiosi in tutte le direzioni e
l’assoluta certezza che anche nel nostro profondo sud abbiamo stupende e
superbe montagne.
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