Dopo le fatiche del Sirente, il giorno seguente mi
sposto sui monti della Meta, uno spettacolare massiccio appartenente al Parco
Nazionale d’Abruzzo ,Lazio e Molise. Istituito nel 1923 è Il più antico dei
parchi della montagna appenninica che ha avuto un ruolo fondamentale nella
conservazione di alcune delle specie più importanti della grande fauna italiana
quali l’orso bruno marsicano, il camoscio d'Abruzzo e il lupo appenninico.
La vera regina del parco è appunto La Meta (2242 m.)
al confine tra versante abruzzese
molisano e laziale con l'affascinante parete NE che si affaccia sul pianoro dei
Biscurri. Parto prestissimo destinazione Alfedena, sul versante abruzzese per
raggiungere infine, servito da una strada montana un po’ malmessa la località
di partenza rifugio “i Campitelli” a 1445 m. di quota.
Rispetto alla giornata molto perturbata sul Sirente,
oggi è davvero spettacolare, cielo sereno
e aria tersa. Inoltre rispetto al nutrito gruppo nell’ascensione per il
canale Ritorno al Sole, oggi vado in solitaria su un territorio che non conosco
fisicamente parlando. Percorrendo poi i vari tornanti che dal paese conducono
ai Campitelli, vari branchi di grossi camosci mi attraversano la strada
impauriti dall’incedere della mia auto che disturba un po’ la pace solenne di
questa splendida mattinata.
Proseguendo mi innalzo su un mare di nubi che domina
tutta la Marsica e l’Alta Val di Sangro e non posso che arrestarmi un attimo
per immortalare questo magico istante. Poco dopo raggiungo l’ampio e assolato
pianoro completamente deserto tranne che per una vecchia Fiat cinquecento
parcheggiata vicino alla staccionata proprio all’attacco del sentiero. Mi
affianco quasi quasi per farle compagnia, e già da qui la vista delle vette
innevate della Metuccia e di Monte a Mare mi caricano della giusta dose di
entusiasmo per andare a conquistare la più bella, la più ambita per uno dei
canaloni più arditi della Nord Est.
Appunto questo è il dilemma che mi rende perplesso
al momento, scegliere se salire per il più gettonato canale della Clessidra o
per il canale degli Scontronesi, appena a destra del precedente ma più
difficile del primo. Deciderò durante l’ascensione e magari all’attacco dei due
che sono vicinissimi, valutando la qualità del manto nevoso, le pendenze e di
volta in volta i passaggi chiave.
Dopo la preparazione mi avvio lungo il sentiero
denominato L1 che si inoltra nel bosco e abbatte gradualmente i primi 300 metri
di dislivello fino ad uscire dalla faggeta allo scoperto sul pianoro dei
Biscurri presso la sorgente dei Tartari. Quì compare la neve, una decina di
centimetri che dai ruderi del Fortino si porta verso il Passo dei Monaci.
La valle è desolata e dall’aspetto lunare, roccioso
e selvaggio mentre lontano di fronte,
si staglia con prepotenza il profilo della Meta, la seconda cima del Parco
Nazionale d’Abruzzo. Un trapezio che si erge improvvisamente dai prati ed
inserito in un contesto paesaggistico di tale bellezza da far rimanere senza
respiro. Subito dopo un’ampia sella verso destra si erge il Monte
Tartaro. Sinceramente speravo nell’incontro ravvicinato di qualche camoscio che
qui pascolano davvero numerosi e indisturbati ma niente, oggi mi dovrò
accontentare dei fugaci avvistamenti avvenuti lungo la strada.
Attraversando il pianoro mi rendo conto che il sole oggi picchia davvero, infatti non ho la protezione della copertura nuvolosa del giorno precedente e la neve nei canali potrebbe mollare ulteriormente, così mi muovo con passo celere cercando di guadagnare più tempo possibile durante l’avvicinamento. I canali sono evidentissimi e dalla base della parete credo di aver deciso per lo Scontronesi che non mi pare così complicato come lo avevano descritto su vari blog e recensioni, almeno per la prima parte. Purtroppo non si vede il traverso a metà canale che dovrebbe essere il passaggio chiave, mentre per l’uscita credo di non avere dubbi a puntare decisamente su quella di sinistra, visto che la centrale, più difficile è completamente scoperta.
Prima di giungere sul bordo dell’avvallamento dopo
il quale si attacca la dura erta per la parete verso i canali, incontro due
giovani che hanno fatto lo Scontronesi. Dovrebbero essere sicuramente quelli
della cinquecento i quali mi dicono che forse è tardi entrare nei canali perché
la neve dovrebbe essere già molliccia. Ho la consolazione però di sfruttare in
tal modo le tracce dei due salitori. Ringraziandoli e senza perdere altro tempo
mi lancio nel vallone dove all’ultima insorgenza rocciosa mi fermo per calzare
i ramponi, indossare il caschetto e tirare fuori le picche.
Seguo in tal modo le tracce constatando che la neve
è portante quanto basta per non farmi faticare più del dovuto e dopo una bella
pettata fatta quasi d’un fiato raggiungo l’attacco della Clessidra, molto
estetica e lineare, ma sarà per un’altra volta. Opero allora un traverso a destra
giungendo al secondo attacco e già da qui il panorama si apre grandioso sulla
Valle dei Biscurri, sul versante Nord e sulla lontana Maiella che impera su
tutto con i suoi duemilanovecento metri.
La prima parte del canale è tranquilla, non crea
alcuna difficoltà guadagnando infine una esile crestina-selletta che immette
nella parte un po’ più tecnica del tracciato e che bisognerà scavalcare per
proseguire oltre. In effetti c’è da operare un delicato traverso piuttosto
esposto e pendente che non è altri che il proseguimento di un altro canalone proveniente
dalla spalla Nord.
Con la dovuta attenzione e sfruttando le tracce supero questo passaggio insidioso portandomi alla base dell’ultima rampa che giunge alle uscite. Ci sono diverse diramazioni della via ma le uscite frontali, quelle che prendono più sole sono tutte scoperte. Quella classica di sinistra invece giunge decisamente verso le roccette sulla cresta aprendoti un fantastico sipario sul canalone centrale e sul crinale fino alle tre croci di vetta.
Un po’
stanco per la salita di oggi alla quale si somma quella del giorno precedente,
percorro mestamente l’intero crinale guadagnando infine l’agognata vetta posta
a 2242m.La vista è ancora più magnifica a 360 gradi dal Monte Petroso, Altare e
Tartaro al già citato massiccio della Maiella, la vicina Metuccia e Monte a
Mare e più lontani il Gran Sasso e addirittura il Vesuvio anche se purtroppo
l’ascendere delle nubi dalle vallate ad
Ovest nascondono le vette lontane. Classico autoscatto di vetta e ritorno lungo
l’ampio canalone centrale ripercorrendo a ritroso lo stesso tracciato.
Dopo 6 ore A/R sono di nuovo ai Campitelli dove mi aspetta la mia auto.Sono circa le due del pomeriggio,il pianoro è ancora desolato e solo alcuni cavalli a brado mi fanno compagnia.Anche la cinquecento è andata via e prima di rientrare in Calabria mi sistemo un attimo consumando con calma il mio panino.
Anche questa trasferta è andata a buon fine permettendomi di mettere piede su due massicci montuosi di straordinaria bellezza che non conoscevo, il Sirente e La Meta. Sicuramente vi ritornerò perché come dice un antico proverbio Tuareg: “Al primo viaggio si scopre, al secondo ci si arricchisce.”
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