Venerdì 12
Agosto il Monte Pollino ritorna ad essere oggetto dei miei interessi a motivo
di una via di salita aperta molti anni fa da Giorgio Braschi nel versante Nord.
Si tratta della risalita del costone che delimita e racchiude la Grande Frana a
sinistra chiamata “Via della Clessidra” perché usciti dalla parte boscata ci si
ritrova su una cresta rocciosa che man mano va a restringersi per allargarsi
nuovamente più in alto. Successivamente, alla base della parete esistono tre
possibilità di salita: la via originale che è un canalino lungo una cinquantina
di metri spostato a sinistra, non difficile ma da fare con attenzione, un altro
a destra più largo e più facile ed infine in mezzo, una parete che potrebbe essere
una variante alpinistica piuttosto breve con difficoltà di III o III + ,da
valutare bene.
Una via
alternativa scarsamente o quasi per niente frequentata, quindi al di fuori dei
soliti circuiti escursionistici che riguardano questa bella montagna. Il lato negativo
sta nel dover risalire quasi l’intero costone nel fitto del bosco e se lo si
vuole percorrere sul filo per godere degli affacci mozzafiato sulla Grande
Frana presenta tratti molto intricati di giovani e piccoli faggi contorti dal
peso della neve durante l’inverno, quindi da rendere la progressione molto
fastidiosa. La parte sommitale rocciosa risulta in tal modo molto breve e
l’uscita non particolarmente difficoltosa a meno che non si voglia operare
qualche variante.
Dopo essermi
informato preventivamente sulla presenza o meno di eventuali difficoltà in alto
(veramente pochi quelli che hanno fatto questo itinerario) decido di andare in
solitaria anche perché l’amico che avevo contattato qualche giorno prima ha
avuto un imprevisto all’ultimo momento. Nei miei piani c’è anche l’eventuale
salita al Dolcedorme nel caso il tempo lo permetta.
La giornata
è piuttosto variabile, nuvole e sole si rincorrono ma in compenso non fa caldo,
anzi direi piuttosto fresco per il periodo. In questo ponte di ferragosto poi vi
è una nutrita presenza di escursionisti che puntano verso le destinazioni più gettonate quali Pollino e Grande Porta.
Partito da
Colle dell’Impiso raggiungo i Piani di Pollino in un’ora e dieci minuti e
subito si svela davanti a me la via di salita. Attraverso così un tratto di
Piano Toscano costeggiando il bosco alla mia destra e sono in breve all’attacco
della cresta. Salendo nel fitto della faggeta cerco di mantenermi piuttosto a
destra a mezzacosta per non sbagliare ed evitando di deviare eccessivamente a
sinistra. Vado in tal modo ad uscire sul lembo sinistro della Grande Frana in
corrispondenza della parete che la delimita con presenza di enormi massi.
Sono andato
troppo a destra ma non ci sono problemi perché ritorno sui miei passi percorrendo
la base della parete per risalirla girando a destra lungo un pendio erboso molto delicato e ripido
seppur breve. Il problema potrebbe averlo l'escursionista che
eventualmente andrà a seguire la traccia gpx che sto registrando. Il percorso è
molto intricato e devo destreggiarmi in mezzo ai rami contorti e prostrati ma
in compenso, ogni tanto esco ad affacciarmi per godere della magnifica vista
della Grande Frana e dei Piani di Pollino, fra pini loricati monumentali che
stanno a guardia della via.
Finalmente fuori
dall’intrico non mi rimane che l’ultimo tratto di cresta allo scoperto dove
faccio le valutazioni sopra descritte. Nel frattempo noto la presenza di due
escursionisti che si affacciano dalla cresta sovrastante e che scendono in
direzione Sella Dolcedorme. Saranno gli stessi che incontrerò in vetta. Il
tempo comincia a cambiare e le cime più alte vengono avvolte dalle nubi anche
se non c’è rischio di pioggia. Risalgo senza difficoltà il canalino che sbuca
sulla cresta Est dove termina la via e qui al riparo dal vento mi fermo per una
pausa meritata. Stoppo il gps per memorizzare la traccia che mi dà due ore
e trenta totali di salita e un errore del calcolo del dislivello che non è di
706 m. ma effettivamente di 600 m circa. In pratica ha determinato una quota
non esatta della località di partenza.
Penso a
questo punto che posso puntare anche al Dolcedorme scendendo per la Cresta Est
e passando per la Sella Dolcedorme. Il dislivello totale infine sarà di circa
950 metri. Davanti a me ci sono i due ragazzi di prima mentre in cima al
Pollino noto un folto gruppo di altri escursionisti. Quasi in vetta al Tetto
del Parco nubi umide e pesanti arrivano da sud bagnando gli indumenti e facendo
scendere di parecchio la temperatura. In cima raggiungo Steven e Mauro,i due
escursionisti che mi hanno preceduto. Sono di Bergamo e vedendoli un po’
indecisi sulla via di discesa causa il nebbione che preclude la vista del
paesaggio, mi improvviso guida.
In pratica
sono partiti da Piano Gaudolino dove dopo aver pernottato, sono andati a visitare il
Patriarca del Pollino e hanno proseguito a mezza costa lungo il versante sud
del Pollino per raggiungere la Sella Dolcedorme. Ora, visto che dovrebbero rientrare
al capanno a fine escursione ,per evitare di fare a ritroso lo stesso percorso
che è anche un po’ scomodo li accompagno per la via di discesa lungo la parete
Est del Dolcedorme seguendo il bel sentiero che scende al Passo delle Ciavole.
Colgo in tal modo l’occasione di illustrare loro le bellezze del Pollino ed
eventuali itinerari da fare una prossima volta.
Raggiungiamo
i Piani popolati da vari branchi di cavalli a brado che pascolano felicemente e
indisturbati e visto che siamo in zona decido di andare a dare un’occhiata
all’inghiottitoio Avez i’Pullino, oggetto di studi e scavi da parte dello
speleologo Nino La Rocca nell’operazione Trabucco, finalizzati alla
disostruzione dell’ingresso e la verifica del possibile collegamento con altre
grotte ed inghiottitoi del comprensorio.
Anche qui
colgo l’occasione di spiegare in breve la natura carsica del territorio, facendo
notare che anticamente i Piani altri non erano che un antico lago pleistocenico
le cui acque sono defluite grazie all’apertura di questi inghiottitoi. Ora
rimangono soltanto alcuni laghetti che durano fino ad estate inoltrata le cui
acque vengono trattenute dal flish, ovvero il terreno argilloso e impermeabile che
caratterizza un po’ tutti gli altipiani del Pollino.
Dopo un autoscatto con Serra delle Ciavole sullo sfondo attraversiamo per intero i Piani fino all’ingresso della strafrequentata sterrata che porta al Colle dell’Impiso. Pochi metri dopo però c’è la deviazione per Piano Gaudolino che intraprenderanno i due compagni di viaggio per raggiungere il capanno. Il giorno seguente avrebbero puntato alla cima di Monte Pollino. Altre informazioni fornite a turisti ed escursionisti presenti in zona, quasi tutti del nord e via di ritorno a casa metabolizzando questa bella ed interessante uscita prima in solitaria e poi in compagnia di due simpatici ragazzi.
3 commenti:
Come hai potuto notare è una magnifica via, facile e molto panoramica...
Un caro saluto
Indio
Ciao Giuseppe, sono Stevens.
Volevo ringraziarti a nome mio e di Mauro per averci accompagnato in questo posto fantastico facendoci scoprire nuovi posti e nuove prospettive.
Rinnovo l' invito a visitare le nostre Orobie se ne avessi la possibilità.
Quando torneremo nelle tue zone ti scriverò per poterci rivedere.
Grazie
Stevens
X Stevens e Mauro
Grazie.Sono contento che abbiate apprezzato i luoghi visitati.Vi posso assicurare che c'è veramente tanto da vedere.Ciao e a presto
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