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Attenzione: per alcune escursioni è possibile scaricare le tracce GPX in basso dopo il testo!!

lunedì 3 ottobre 2016

Montea Anello del Canalone Nord in estiva



































Quando si parla della Montea la mente non può che andare alle tante escursioni estive ed invernali compiute in questi anni in una delle montagne più belle e selvagge del Meridione, ascensioni effettuate praticamente da tutti i versanti e in tutte le condizioni. Il Canalone Nord rappresentava una vera sfida a motivo del disagevole avvicinamento che esso comporta. Esso è facilmente visibile un po’ dappertutto nell’area Parco anche da molto lontano in quanto descrive una evidente Y di colore bianco e conserva la neve fino a primavera inoltrata per la sua esposizione. Con questa uscita di carattere esplorativo abbiamo dunque valutato la possibilità di realizzare l’ascensione in invernale studiando un percorso ad anello che potesse risultare il più agevole e logico possibile.



Il piano era quello di partire da Fontana di Cornia, sul versante sud, aggirare la parte terminale del Crestone Est lungo il sentiero che conduce alla Tavola dei Briganti e la Pietra Portusata, raggiungere la sterrata proveniente dal Pettoruto e dai Campicelli che scende al Varco del Palombaro, quest’ultimo un passaggio obbligatorio ai tempi di greci e romani della via istmica che collegava lo Ionio al Tirreno. Prima del Varco la sterrata intercetta il Canalone Nord che avremmo impegnato esplorando lo stesso e in modo particolare le varie uscite già osservate dall’alto, raggiungere la cima o la cresta, rientrando infine a Cornia percorrendo l’aereo crinale chiudendo in tal modo un fantastico anello.




Con me ci sono Pasquale, abituale compagno di cordata e Damiano da Lauropoli. Viste la complessità, la lunghezza e la durezza dell’itinerario che non può essere considerato soltanto escursionistico, occorrono forti motivazioni. Nonostante ciò si parte un po’ tardi, alle 8.30 circa dai 900 metri della Fontana di Cornia in una giornata tutto sommato bella ma un po’ umida. Verso Ovest le cime della Limpa, Castelluccia con l’aguzzo Canittello salutano la nostra partenza. La prima parte del sentiero non presenta difficoltà alcuna procedendo quasi sulla stessa curva di livello fino ad elevarsi leggermente in prossimità della Tavola dei Briganti, un bizzarro roccione a forma di fungo alto circa due metri, un vero scherzo della natura.




Purtroppo qualcuno ha pensato di impiantarvi degli antiestetici tiranti in acciaio tutt’intorno per evitare che cedendo la base esso possa cadere. Guardando la foto lascio giudicare a voi un simile obbrobrio. Seguendo questa logica demente dovremmo applicare simili protezioni a tutti i monumenti di roccia in apparente precario equilibrio ignorando il semplice fatto che la natura e il tempo delle cose devono fare il loro corso. E allora se un giorno, chissà quando, la Tavola dei Briganti dovesse abbattersi, che cada e basta.


Poco più su, sempre lungo il sentiero incontriamo un altro monumento caratteristico, la Pietra Portusata, un enorme teschio riverso con un foro naturale nella roccia attraversata da un faggio. Prima che la vegetazione attorno ad essa si infoltisse notevolmente, in un determinato periodo dell’anno e da una particolare angolazione si poteva cogliere il sole al tramonto attraverso l’occhio della Pietra. Dopo questa tappa il sentiero piega a sinistra verso il bivio della sterrata che conduce al Varco del Palombaro. Nel frattempo godiamo della vista mozzafiato sul gruppo della Mula con gli scoscendimenti della Pietra dell’Angioletto.




































Mentre procediamo sentiamo però delle voci e i rumori di mezzi motorizzati pensando a qualche fuoristrada appartenente a cercatori di funghi. Sarà invece tutt’altro perché giunti al bivio ci ritroviamo uno stradone largo realizzato da poco, una vera e propria autostrada al posto di quello che era uno splendido sentiero di montagna. Scendendo verso il Varco del Palombaro la sorpresa diventa sbigottimento e costernazione perchè tre poderosi autocarri si stanno muovendo con il loro carico di grossi tronchi. Dovrebbero appartenere ad una ditta locale di trasformazione di legname che opera disboscamenti in zona violentando in tal modo una località che fino ad ora consideravo una delle più selvagge e scarsamente antropizzate del Meridione.



































Al momento della stesura di questo post non conosco bene tutto ciò che concerne la portata e la natura di tali opere di disboscamento ma un articolo scritto su “Scirocco blog Tiscali” mi ha lasciato molte riserve sul fatto che purtroppo si sta consumando l’ennesimo scempio nel nome del profitto in questo splendido e altrettanto delicato ecosistema.


Tralasciando per ora queste considerazioni torniamo alla nostra avventura. Il canalone inizialmente non presenta difficoltà sostenute e si procede su grosse rocce compatte fino a che non si incontra un salto insuperabile di alcuni metri anche per la presenza di stillicidio d’acqua. Avendo esigenze puramente esplorative operiamo un delicato aggiramento a destra su pendio ripido e per un tratto esposto. Siccome dal margine notiamo un successivo salto, continuiamo sul lato destro del canalone aggirando anche questi. Bisognerà vedere in che condizioni saranno in inverno, se li troveremo innevati o meno considerando che in questo punto la quota si aggira soltanto intorno ai 1100 m.



L’aggiramento di queste difficoltà ci fa deviare un po’ troppo verso destra e dopo un’occhiata alla mappa gps correggiamo la rotta tagliando a sinistra attraversando al contempo una diramazione secondaria del canale principale. Purtroppo a questo punto la parete in cui esso si trova incassato non ci  permette di ridiscendervi e così lo costeggiamo fino a che esso non si allarga trasformandosi in ghiaione di calcare bianchissimo. La diramazione che va verso sinistra morirà proprio sotto la parete verticale della cima in cui vi è il punto geodetico della Montea. Quello che interessa a noi è la parte centrale del canalone che a sua volta, un pò più in alto si biforca ulteriormente.



Il ramo di destra termina nella faggeta sotto la vera cima di Montea, il ramo di sinistra che descrive una curva va ad uscire proprio sotto le pareti della cresta fra le due cime presentando un ventaglio di piccoli canalini che sono le uscite, tutte molto belle ed estetiche. Costeggiando una di questi canalini su pendio ripidissimo in faggeta sbuchiamo proprio a ridosso della caratteristica guglia rocciosa dove alla sua base vi è un pino loricato orizzontale, poco prima della cima secondaria.




La fatica è stata notevole su un terreno talmente ripido che neanche le foglie cadute riuscivano a posarsi e purtroppo poco sotto l’uscita in cresta sono stato colto da crampi anche a causa del forte tasso di umidità che mi ha fatto sudare tantissimo. Durante un’escursione non ricordo di aver mai dovuto cambiare la maglietta che questa volta era talmente zuppa che si poteva strizzare. Anche Damiano ha avuto qualche disturbo gastrico dovuto all’acido lattico ma il tutto, sia per me che per lui si è risolto in un quarto d’ora.




Usciti in cresta speravamo di godere dei vasti panorami che solo questa magica montagna sa regalare ma la fitta nebbia ci ha precluso ogni sublime visione. Completamente diverso lo scenario rispetto all’ultima volta in cui io e Pasquale salimmo sulla Montea e dove si riusciva a vedere l’intera costa calabra, lo stretto di Messina con i Nebrodi, il mastodontico Etna fumante, tutte le isole Eolie fino ad Ustica. Avvolti dalla nebbia consumiamo il nostro panino prima di recuperare le forze necessarie per il ritorno lungo il crinale. Prima ci concediamo qualche scatto sulla cima a 1785 m. dove notiamo che il traliccio metallico accanto al pilastrino dell’IGM è stato divelto dalla forza del vento e delle bufere che si scatenano su queste cime.



 

































Dopo nove ore di duro cammino e 1200 metri di dislivello colmati su pendenze impensabili rientriamo alla fontana di Cornia a recuperare il nostro fuoristrada. Fatte tutte le nostre considerazioni non ci resta che pensare cosa partorirà il prossimo inverno la medesima via fatta oggi in condizioni diverse.


Scarica la traccia GPX

2 commenti:

ppsy55 ha detto...

interessantissima, seguo tutto ciò che posti qui, e molte tue vie sono in agenda...

Pollinofantastico ha detto...

Grazie del passaggio.Se ti serve qualche informazione non esitare a chiedere.
Saluti