Dando
un’occhiata alla descrizione dell’itinerario per raggiungere il Ciagola da
Papasidero salta all’occhio la sua quota abbastanza modesta di 1463 m. pensando
che alla fine non sia niente di che. Non lasciatevi ingannare perché bisognerà
colmare un dislivello complessivo di circa 1350 metri se si sale anche sul
Timpone Sirio in una distanza di 8 chilometri. Non per niente le indicazioni in
paese danno ben 6 ore di marcia fino alla vetta, una salita davvero impegnativa
e lunga.
Localmente
il Monte Ciagola è chiamato “U Cuppunu”(grossa coppa) proprio per la sua forma di
perfetta piramide mentre dal punto di vista della sua posizione geografica è
considerato“l’Osservatorio sul Parco” perché dal suo culmine sono visibili
tutti i gruppi montuosi del Pollino, dal Monte La Caccia al Monte Alpi, tutte
le cime fatta eccezione del settore delle Timpe, Serra Ciavole, Sparviere e
Sellaro. Il panorama spazia e si allarga ulteriormente anche dal Sirino alle
vette cilentane del Bulgheria, Gelbison e Cervati. Inoltre, anche se il Ciagola
è la montagna di Papasidero e Aieta, si riescono a scorgere ben trentasei
comuni. Ecco perché la sua ascensione ha tutti gli ingredienti per essere
considerata appagante e di tutto rispetto.
Le giornate
terse di questi giorni hanno suscitato in me il desiderio e la voglia di fare un
itinerario nuovo ed eccezionalmente panoramico allo stesso tempo, qualcosa che
mi mancava, e il Monte Ciagola è arrivato al momento giusto. Penso anche che sono
trascorsi quasi venti anni da quando cercai di raggiungerlo senza successo
perchè ingannato dalla quota non eccelsa lo presi un po’ sottogamba.
Ricordo che
con il mio compagno, partimmo troppo tardi raggiungendo soltanto il Timpone
Sirio alto appena 1090 metri in quanto cominciava già ad imbrunire. A quel
punto alla vista di quel “gran piramidone” che si stagliava maestoso e lontano davanti
a noi realizzammo che dovevamo fare dietro front considerata la distanza ancora
notevole da coprire senza calcolare il ritorno. Erano altri tempi è vero, però
rimane sempre la consapevolezza che non è un’escursione da sottovalutare.
Luogo di
partenza è il piccolo borgo di Papasidero, un vero gioiello ricco di storia
incastonato nella Valle del fiume Lao. Nei pressi sorge la grotta del Romito
appartenente al Paleolitico superiore, famosa per il ritrovamento di luoghi di
sepoltura contenenti ciascuno una coppia di individui disposti secondo un
rituale ben definito.
All’ingresso
vi è un masso sul quale vi è inciso uno stupendo graffito di Bos Primigenius
dalle proporzioni perfette. Il nome deriva dal greco Papas Isidoros, un monaco
bizantino basiliano di un monastero greco ortodosso della zona. Si pensa che
Papasidero sia sorto sull’antica città di Skidros, una delle colonie di Sibari
che faceva da collegamento tra Sibari e Laos.
Quando
arriviamo alle 7.30 circa fa un freddo micidiale, che ti entra nelle ossa e dopo
aver lasciato l’auto in una piccola area parcheggio, con Pasquale ci dirigiamo
verso la chiesa di S.Maria di Costantinopoli, appoggiata ad una parete rocciosa
del fiume Lao. Raggiungibile attraverso un ponte a doppia arcata essa è meta
prediletta della devozione dei papasideresi.
Dopo aver
osservato il luogo immerso in una cornice suggestiva e fascinosa iniziamo la
lunga marcia risalendo una bella gradinata in pietra e successivamente la
tortuosa mulattiera che arrampicandosi in destra idrografica del Lao ci
condurrà all’attacco vero e proprio del sentiero. La pista guadagnando quota
progressivamente ci immette nell’alveo dello spettacolare Canale Cassisi,
caratterizzato dalla presenza di maestosi calanchi sulla destra con formazione
di fine sabbia grigia fino a raggiungere la sua testata.
Già da
questo punto il panorama diventa interessante verso est con il Monte La Destra
che comincia a farsi vedere, poi il contrafforte centrale del Pollino con ben
in evidenza il viadotto Italia dell’autostrada. Verso Nord Ovest sorge invece
il Timpone Sirio che a guardarlo così non gli attribuiremmo mai la modesta
quota di 1090 metri e la parte sommitale del Ciagola che emerge dal Piano delle
Fosse.
In questa
prima parte condividiamo la salita con un pastore che conduce e si fa condurre
dal suo mulo accompagnato da due cuccioli di pittbull. Il sentiero che
serpeggia fra questi sottili calcari grigi gradualmente porta ad una casetta
con una tabella che indica “Schiena del Fellaro”e invece di proseguire lo
abbandoniamo puntando dritto verso la parte più bassa del crinale del Timpone
Sirio con l’obiettivo di attaccarlo e percorrerlo interamente.
Purtroppo
incappiamo in un fitto boschetto di ginestre, felci e rovi che ci farà penare
una buona mezz’ora finchè usciti allo scoperto guadagniamo in breve il crinale
pietroso del Sirio risalendone il culmine. Una coppia di cavalli a brado nel
frattempo ci osserva stupita pensando probabilmente da dove siano sbucati e
cosa ci facciano questi due qua.
Da questo
punto di osservazione il panorama comincia ad aprirsi grandioso in tutte le
direzioni con un mare di nubi che progressivamente va a condensarsi lasciando
emergere le vette circostanti come isole. Verso Ovest e Sud Ovest si mettono in
bella evidenza la Serra Ummara, il Cozzo Petrara e Serra La Limpida, tre vette
minori che superano di poco i mille metri ma anch’esse estremamente
panoramiche, dei fantastici balconi naturali sul Tirreno e il litorale di Praia
a Mare.
Dalla vetta
del Timpone Sirio ecco apparire la piramide perfetta del Ciagola, il cui
crinale pietroso dovremmo risalire ripidamente colmando 500 metri di dislivello
dalla sua base. Ma prima di ciò occorrerà scendere dal versante Nord del
Timpone Sirio perdendo un centinaio di metri di quota fino a raggiungere la
sella posta tra le due montagne che segna la testata del Piano delle Fosse.
Adesso
comincia la parte più faticosa del percorso in quanto si sale sempre
ripidamente il crinale su massi di roccia dalle forme più bizzarre di ogni
foggia e dimensione mentre in alto si nota un castello roccioso con una
crestina che pare segnare la vetta ma è pura illusione. Arrivati in quel punto
un'altra bastionata rocciosa da superare si staglia davanti maestosa. Il mio
altimetro satellitare mi dice che mancano ancora 150 metri di dislivello e
quindi si va dritto per dritto fino a guadagnare finalmente l’agognata cima.
Sulla vetta
del Ciagola il tempo e lo spazio sembrano fermarsi perché il panorama e le
condizioni ambientali sono davvero eccezionali, tra i più belli e grandiosi che
abbia mai visto. L’orizzonte da Nord a Sud Est è coperto da un ovattato mare di
nubi che nasconde alla nostra vista il Tirreno ma che, come dicevo prima lascia
emergere le vette circostanti. Il maestoso Monte Sirino proprio davanti a noi a
Nord con i monti La Spina, Zaccana e Alpi; ben nitidi come se fossero
vicinissimi appaiono i monti del Cilento, il Cervati, il Gelbison e la piramide
del Bulgheria che gioca a nascondino con le nuvole.
Verso sud
entra in scena la sfilata della catena sud occidentale dei monti di Orsomarso,
il gruppo della Montea con La Caccia e il Petricelle, La Mula e i paurosi
canaloni del Cozzo del Pellegrino e de La Calvia. Andando verso sud est ecco le
cime più arrotondate del gruppo del Caramolo con lo Scifarello, la Serra Lupara
e Timpone Magara. Ad Est sgombero di nubi l’intero blocco centrale del Massiccio
del Pollino, i Colli dell’Anticristo, Coppola di Paola, Monte Pollino,
Dolcedorme, Serra del Prete, la Manfriana con Timpa del Principe e la Serra di
Crispo. A completare il quadro fa capolino anche una splendida e argentea luna
che domina su tutto.
Restiamo molto tempo a contemplare cotanta bellezza mentre gli scatti con le nostre macchine non si sprecano e i nostri occhi non si saziano, ma è ora di tornare purtroppo, a malincuore perché non vorremmo mai lasciare un luogo così bello. Durante la discesa per la medesima cresta folate di nubi ci avvolgono nascondendo il paesaggio circostante.
Poi invece di dirigerci verso la sella prendiamo a sinistra verso un valloncello invaso da felci bruciate rintracciando una pista che porta ad un rudere. Il sentiero risulta segnato con segni di vernice sbiaditi bianco-rossi che ci porta dritti per la via del ritorno, attraversando dapprima il Piano delle Fosse e successivamente Schiena del Fellaro fino alla testata del canale Cassisi. Raggiungiamo finalmente il borgo di Papasidero praticamente al tramonto dopo nove ore di duro cammino ma di grande soddisfazione.
2 commenti:
ancora una volta una bella escursione!ciao e alla prossima...
Eccezionale.Speriamo adesso di aprire la stagione invernale.
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