Dopo la bella trasferta alle isole Eolie rieccomi a percorrere i sentieri di casa mia con l’intento di realizzare una salita impegnativa di tipo alpinistico. Tra un ventaglio di possibilità insieme a Pasquale decidiamo per una via del versante Est di Serra delle Ciavole, tanto spettacolare quanto irraggiungibile.
Mentre il
suo versante Ovest è piuttosto mite e facilmente abbordabile, quello orientale
è “cattivo”, duro e tormentato. In compenso lo scenario è impressionante; si
presenta infatti come una bastionata rocciosa verticale fatta di canaloni
paurosi, lisci colossali e pareti di roccia marcia dove allignano esemplari
mastodontici di pini loricati, alcuni dei quali simili al Patriarca del
Pollinello per dimensione.
Su questa parete
sono state realizzate vie alpinistiche invernali ed estive davvero superbe
quali il Canale Orientale, la Via del Dente, il Grottino, la Normale Est, la
Via dei Moranesi e la Santarsiele Caldarola. Qualche giorno prima mi era stata
indicata una via fatta dall’amico Mimmo che parte a destra rispetto l’attacco
della Moranesi. Essa impegna una rampa che conduce a due pini loricati, successivamente
si porta su di una cengia ad andamento piuttosto orizzontale e si risolve
guadagnando una uscita che raggiunge il crinale principale e poi la vetta.
Come dicevo in precedenza per raggiungere la base della parete bisogna operare un avvicinamento considerevole.
In auto si percorre la strada che da Civita porta a Colle Marcione e continua
verso la Falconara. Si parcheggia a quota 1050 m. dove termina l’asfalto in
prossimità di una masseria e si prosegue a piedi per qualche chilometro finchè
non si incontra una sbarra a sinistra.
Nel
frattempo verso est troneggiano le gigantesche pareti della Timpa di San
Lorenzo e della Falconara. Da qui parte una sterrata che procedendo per macchie
e radure intercetta infine la strada forestale della Fagosa proprio al bivio
per Piano di Fossa. La si percorre per qualche centinaio di metri fino al
pittoresco Laghetto ghiacciato (d’inverno) con vista superba della Est delle
Ciavole.
Dopo aver
fotografato il posto davvero pittoresco ed ameno abbandoniamo la pista per
Piano di Fossa spostandoci verso destra direzione parete Est ed attraversando
il bosco di faggi su pendenze non molto accentuate raggiungiamo finalmente i
primi segni delle frane e dei ghiaioni della Serra arrivando a toccare la
parete a quota 1700 circa. Siamo in prossimità dell’attacco del Canale
Orientale per cui bisogna obliquare verso Nord procedendo su rocce e sfasciumi fino
a raggiungere l’imbocco della Moranesi.
Lo
spettacolo è grandioso tra pareti e guglie impressionanti, canaloni, dirupi
rocciosi e pini loricati eccezionali, alcuni che fuoriescono direttamente dalle
rocce verticali prostrandosi con la chioma rivolta verso il basso. Questo è il
regno della roccia e del Pino loricato anche se non mancano estese macchie di
ginepro emisferico che tappezzano in parte le pareti rocciose.
Prima di
arrivare all’attacco della via in prossimità di un eccezionale pino loricato
andiamo a dare uno sguardo ai lisci colossali della parete posta a destra del
canalone della Moranesi. Ritornando sui nostri passi all’inizio della rampa ci
imbraghiamo tirando fuori casco, un minimo di attrezzatura alpinistica e uno
spezzone da 20 metri di corda non sapendo cosa troveremo lassù. Giunti alla
fine vi sono due pini loricati, uno più in alto rispetto il secondo. Dovremmo
continuare verso il più alto ma sentiamo un forte ronzio di vespe, forse un
grande nido e per evitare spiacevoli sorprese puntiamo il secondo, quello più
in basso.
Il pino
loricato è ricurvo e ci costringe a passare di sotto dove però vi sono dei
lastroni piuttosto esposti che bisogna aggirare. Procedendo in conserva
assistita superiamo l’ostacolo guadagnando un pendio ripidissimo tappezzato di
ginepri. Essi sono di aiuto in quanto ti ci puoi aggrappare ma rappresentano
anche un fastidio perché si può scivolare.
In tal modo giungiamo all’inizio della cengia di cui parlavo prima, proprio all’altezza di
un altro pino loricato colonnare, gigantesco, uno dei più belli che abbia mai
visto. Sarebbe opportuno che i dendrologi ne appurassero età e dimensioni
perché potrebbe competere con il Patriarca strappandogli forse il primato.
L’intenzione è quella di percorrere la cengia ma arriviamo ad un altro punto
delicato, una piccola selletta sormontata da un loricato.
Dall’altra
parte però pare si sia verificato uno smottamento perché non riusciamo a
proseguire e notiamo che vi è argilla scura,umida. Bisognerebbe a questo punto
affrontare una labile crestina instabile non molto tranquilla per andare in
alto ma preferiamo proseguire sulla sinistra del loricato verso una paretina di
una decina di metri circa.
Valutiamo la
difficoltà un IV su roccia non saldissima e facendo sicura alla sua base su due
spuntoni parto io da primo arrampicando per tutto il tiro non riuscendo a
proteggere. Al termine vi è però un bel tronco del solito loricato dove si può
rinviare e proseguire su di un pendio verticale aiutandoci sui ginepri.
L’altro tiro
anch’esso ostico ci costringe a superare alcune rocce miste a ginepri fino a
trovare un tronco secco incastrato dove fare sicura (III +). Dopo aver
recuperato il compagno proseguiamo in conserva per praterie fino a guadagnare
il crinale principale di Serra Ciavole dove terminano le difficoltà.
Da quì la vista spazia sui vasti panorami che Serra delle Ciavole ci
regala in tutte le direzioni. Visione circolare di assoluta bellezza dal Monte
Raparo, Alpi, Sirino e più vicini Zaccana e La Spina. Poi tutta la valle di San
Severino Lucano, Serra Crispo, i Piani di Pollino, il Pollino stesso e Serra
del Prete. Guardando da Sud Ovest a Sud Est l’intera ed infinita catena del
Dolcedorme, Manfriana, Timpa del Principe e le Timpe di Porace, Cassano, San
Lorenzo e Falconara a circondare e delimitare l’immensa foresta del Bosco
Fagosa. Un vero spettacolo per gli occhi e lo spirito.
Finalmente
possiamo riposarci e rilassarci sulla vetta di Serra Ciavole a quota 2130 metri
e consumare il nostro meritato panino per recuperare un po’ di energia e
ripartire per il lungo ritorno che ci aspetta. La via più breve è il crinale
sud tappezzato di faggi e pini loricati fino a rientrare in faggeta direzione
Piano di Acquafredda dove il pendio diventa molto ripido. Incrociamo così la
pista che collega Piano di Acquafredda a Piano di Fossa chiamata la “Scaletta” e
ci dirigiamo verso Piano di Fossa e successivamente verso il laghetto
incontrato la mattina. Dal laghetto il ritorno all’auto sarà ancora molto lungo
fino a fare buio, ma in compenso godremo dei colori autunnali del bosco lungo
tutto il cammino e un bellissimo tramonto su Serra Dolcedorme mentre i nostri
pensieri correranno alla bella ed avventurosa via realizzata questa mattina su
uno dei versanti più spettacolari e selvaggi del Pollino.
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