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domenica 6 giugno 2021

Pollino Costone Nord Variante Bassa

 

Pollino atto V.E questa volta salutiamo per davvero la stagione invernale. Dopo l’ultima uscita del primo maggio mi domandavo chissà il Pollino ci avesse concesso un ultimo regalo la settimana successiva, e regalo “fu”, anche se preso per i capelli.Quest’anno senza dubbio ha comandato lui. Le circostanze che ruotavano tra condizioni e restrizioni mi hanno spinto quasi inevitabilmente verso il monte di Apollo per ben cinque volte anche se per vie diverse. In ogni modo non sono mancate belle e avventurose salite su altre cime.



L’unico rammarico non aver potuto oltrepassare i confini della Calabria per le ragioni che conosciamo, eccezion fatta per il monte Sirino, quando in compagnia del buon Falk abbiamo aperto la stagione invernale con la via Highlander e poi l’anello delle creste Imperatrice e Nord. Era però il mese di dicembre e gli spostamenti tra regioni consentiti.E poi è sopraggiunto con prepotenza il Burian. In una gelida giornata di gennaio insieme a Stefano, brillante guida Gae di San Sosti siamo risaliti per la cresta sud de La Calvia e il Cozzo del Pellegrino nei monti di Orsomarso registrando una temperatura di -12 a Valle Lupa.




 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La volta successiva siamo andati a conquistare il tetto del meridione, il Dolcedorme affrontando il maestoso crestone est in una giornata non fredda ma molto ventosa. Oltre Stefano e Pasquale compagno di mille avventure per questa occasione si è unita anche la “new entry” Pierpaolo.E poi dal mese di febbraio abbiamo inanellato una magnifica sequenza di salite su monte Pollino visto le eccezionali condizioni di ghiaccio che si sono venute a creare nei versanti esposti a nord. Prima la solitaria sulla Via dei Lupi classica dove ho conosciuto Ludovico e Gigi. La settimana successiva la cengia nordovest con Simone e Giuseppe da Mormanno.


 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Intermezzo su Serra Ciavole per l’impegnativo Canale Orientale di metà marzo con Pasquale dove pareva che l’inverno fosse arrivato al capolinea, e invece da lì in avanti abbiamo messo a segno altre tre salite consecutive sul Pollino, tutte sulla parete nord est.Ad aprile con Ludovico è stata la volta dell'adrenalinica e ghiacciatissima Sofi in una giornata semplicemente spettacolare, poi con Pasquale la variante B della Via dei Lupi e tentativo alla Grande Frana. Per ultima l’8 maggio insieme a Stefano il Costone nord con variante all’attacco che andrò a descrivere. Insomma, in quest’ultimo periodo credo di aver fatto una radiografia fedele e dettagliata di questo magnifico versante del Pollino.


 




 



Partiamo con l’incognita condizioni neve, ma portiamo ugualmente corda e un po’di attrezzatura sperando di fare il Costone Nord o in alternativa la Via dei Lupi che di solito è l’ultima “a morire”. Stefano è un ragazzo molto entusiasta, intraprendente e con tanta voglia di imparare che si sta avviando all’alpinismo. Per questo, anche se oggi non ci sarebbe bisogno di proteggere la via, colgo l'occasione per mostrargli qualche manovra base a scopo dimostrativo.



La primavera ormai ha preso piede e saranno i cromatismi dei crochi e delle fioriture a deliziare il nostro cammino. Saliamo dapprima per le collinette moreniche di Piano Toscano per entrare subito in faggeta. Giunti al margine del bosco ci imbrachiamo pronti ad approcciare la variante al Costone, una rampa decisamente inclinata fino ad allacciarci al percorso originale. Andiamo di conserva assicurata sfruttando le fessure delle rocce utilizzando i friends. Con la neve che ci ritroviamo i fittoni servono a ben poco.







Siamo anche in compagnia di due scialpinisti che velocemente discendono il Costone. Dopo una bella pettata sbuchiamo senza difficoltà sul margine destro della Grande Frana dove il panorama si apre grandioso sul circo glaciale solcato dalle tracce lasciate da me e Pasquale la settimana precedente. La cornice ancora tiene e mentre percorriamo gli ultimi metri verso la cima il cielo si ingrigisce e folate di nebbia cominciano ad avvolgere le zone sommitali.



 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Speravamo di trovare i nevai delle doline di vetta più corposi ma ormai si sono ritirati senza che si siano ancora formati i caratteristici crepacci ai bordi. Per la discesa stavolta impegniamo la cresta sud est, più lunga rispetto le altre vie ma giusto per variare, e dopo essere scesi da un Colle del Malvento molto innevato attraversiamo interamente i Piani tra laghetti e fioriture varie.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questo periodo sono un pantano perché l’acqua dei nevai in fusione non viene assorbita rapidamente dal terreno a causa del flish, termine dalla voce svizzera “terreno che scivola”, per indicare quei sedimenti argillosi, marne e arenarie che caratterizza soprattutto la zona orientale e settentrionale del massiccio. Fino a due secoli fa il fondo di questo pianoro, assolutamente perfetto come un prato inglese era occupato da un lago. Lo specchio d’acqua è poi scomparso per la riapertura di antichi inghiottitoi d’origine carsica. 



Immersi totalmente in un ambiente bucolico dove i cavalli a brado pascolano placidamente e indisturbati, ci dirigiamo verso l’imbocco del sentiero che ci riporterà a Colle Impiso. La transumanza delle mandrie nei piani alti del Pollino ancora non è avvenuta a causa dell’inverno che quest’anno si è protratto a lungo, e a metà maggio i nevai che ancora resistono nei canaloni ne sono la testimonianza.




Tutto sommato posso ritenermi ampiamente soddisfatto per quello che sono riuscito a fare nonostante le restrizioni. Adesso posso tranquillamente riporre piccozze e ramponi in attesa di vedere cosa riserverà la stagione estiva.


 





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