Attenzione: per alcune escursioni è possibile scaricare le tracce GPX in basso dopo il testo!!
venerdì 3 novembre 2006
Voglia di Dolcedorme
Scalare la Serra Dolcedorme,il tetto del Parco del Pollino, dà sempre grandi soddisfazioni.Il fascino di questa montagna dal profilo alpestre,con il suo circo di pini loricati secolari che costellano le sue pendici,la luminosità del cielo che lo abbraccia,imprimono sempre sensazioni indimenticabili,in tutte le stagioni.foto 1Era tanto che non salivo in vetta in un periodo di non innevamento:le ultime volte lo abbiamo “sfidato”nelle condizioni più avverse e per le vie più difficili. Ieri,1° Novembre, ci siamo cimentati in una nuova via (almeno in parte) salendo per un crestone parallelo alla classica “Via del Campanaro”,documentata in più di una delle guide del Pollino.L’abbiamo battezzata “Via della Porta” a motivo di una fessura trà due rocce sovrastata da un arco naturale.foto 2Il gruppo inizialmente è composto da sei persone;tre di esse ci lasceranno a metà percorso a motivo di impegni personali. Si parte dalla località di partenza “Valle Piana (900 m.)”,piana di nome ma non di fatto.In realtà lo è solo nella parte iniziale;più su diviene sempre più ripida fino a culminare nei formidabili dirupi delle Murge di Celsa Bianca.foto 3foto 4Il sentiero immerso nei boschi di faggio ,aceri e pini neri ci porterà dapprima al Passo di Valle Cupa (1317 m.) e poi in direzione del Timpone Campanaro (1492 m.).Il toponimo deriva infatti dal curioso profilo a campana di quest’ultimo se lo si osserva da un determinato punto.Risalendo oscuri valloni giungiamo al colle Campanaro e poi sul suo culmine per osservare tutta la cresta che si dovrà risalire.foto 5 Per operare la variante prevista dovremo ridiscendere nel vallone e impegnare il crestone parallelo a quello classico che porta in cima al “Cozzo Sorvolato (1966 m.),”battezzato così dai forestali a causa dei continui sorvoli per i lanci di acqua,effettuati dai canader e dagli elicotteri impegnati nelle operazioni di spegnimento dell’incendio dell’ottobre 1985.La cresta si rivela più ripida e impegnativa di quella classica,già percorsa qualche anno addietro.foto 6Ci insinuiamo così in un dedalo di rocce e vetusti esemplari di pini loricati di ogni forma e dimensione che insieme a esemplari scheletrici e vigorose piantine formano un’affascinante moltitudine al cospetto di luminosi orizzonti senza fine.foto 7foto 8foto 9 Ne approfittiamo di tanto in tanto ad osservare le pareti sommitali di vetta per trovare nuove vie alpinistiche da affrontare in futuro.Dopo qualche ora di vera fatica giungiamo così al punto dove si congiungono i due crestoni,che coincide proprio con la cima del Cozzo Sorvolato.Quì il gruppo si divide.In tre proseguiamo percorrendo senza alcuna difficoltà la cresta quasi orizzontale che porta alla vetta della Timpa del pino di Michele (2069 m.).Il luogo prende nome da un pino loricato usato dai briganti nel XIX sec. per impiccare Michele,un pastore che aveva parlato troppo con le forze dell’ordine impegnate nella lotta al brigantaggio.foto 10 Nel frattempo,gli ultimi isolati pini loricati ci accompagnano nel nostro ultimo sforzo per raggiungere la vetta del Dolcedorme percorrendo la maestosa cresta est.Il tempo ,come da previsione,comincia a cambiare;perturbazioni provenienti da ovest investono le cime circostanti.La vetta però è raggiunta.foto 11Nel libro di vetta apponiamo le firme e qualche simpatico e commosso commento/dedica.foto 12E’ la prima volta di Salvatore che tradendo un pizzico di emozione ci ringrazia per avergli fatto avverare questo suo piccolo sogno di scalare il Dolcedorme,talaltro dal versante più duro.foto 13 Dopo un pranzo frugale e un ottimo the caldo che ci riscalda le ossa, via per la classica discesa lungo il “Faggio Grosso”,foto 14ampio vallone che ci ricondurrà a Valle Piana quando ormai l’oscurità avrà preso il sopravvento sulla luce del giorno. E prima di partire,un ultimo saluto a “Sua Maestà” che ancora una volta ci ha voluto regalare emozioni forti e sensazioni indimenticabili. In foto: La cresta est del Dolcedorme
6 commenti:
raffaebasta
ha detto...
wow!
ah, a proposito, anzi non c'entra niente, c'è un nuovo sito che penso ti interesserà: www.cittadinielettori.org è carino, e speriamo sia anche utile...
freddo a mormanno??????e quando mai! stiamo solo a 2 gradi...che vuoi che siano?! se ci sei stato in quegli anni al sismografo di sicuro ti ha accompagnato un tipo coi baffi vagamente somigliante a che guevara....era mio padre! TORNERò A TROVARTI!!! ps:il sito che ti ho segnalato l'ha fatto uno dei migliori amici di quel luigi di mormanno che conosci tu...
Pollino atto terzo. La necessità di conciliare le esigenze imposte dai decreti e le condizioni in montagna mi conducono per la terza vol...
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La frase celebre
L'escursionismo è una pratica più romantica, quasi “sognante” e meditativa molto più di quanto non lo sia l'alpinismo dove la concentrazione è assai più determinate per l'uscita. Una differenza apparentemente sottile ma essenziale, una differenza che rende l'escursionismo una attività completamente diversa dall'alpinismo. Ben inteso, considerazione questa che non toglie nulla ne all'una ne all'altra delle due attività di montagna.
Ci sono cose, che non possono essere descritte o mostrate in una semplice immagine poichè devono essere intimamente vissute per poterne cogliere tutta la loro bellezza o il misterioso fascino che le circonda. Il Pollino è una di queste "cose".
Il Parco Nazionale del Pollino ha una superficie di 184.000 ettari ed è stato istituito con D.M. del 31 dicembre 1990 e successivamente con D.P.R. del 15 novembre 1993. Il territorio è interamente montuoso e raggiunge la massima altitudine nei 2.267 m della Serra Dolcedorme; le cime sono aspre e calcaree, mentre i versanti sono ricoperti da una fitta foresta temperata, composta anche da specie rare, come il pino loricato che costituisce l'elemento naturalistico più peculiare del parco. Custodisce un patrimonio faunistico ricco e di valore straordinario comprendendo specie molto rare, come il capriolo, il capovaccaio, la lontra il lupo, il gatto selvatico, lo scoiattolo, il cinghiale, il tasso, l'istrice e un piccolo roditore imparentato con il ghiro, il driomio (Dryomis nitedula). Tra gli uccelli, presenze importanti sono l'aquila reale, il corvo imperiale, il falco pellegrino e, soprattutto, il picchio nero.
L'area è divisa in due versanti: quello settentrionale, in Basilicata, rivolto verso la valle del fiume Sinni, digrada dolcemente ed è caratterizzato da boschi, prati e pascoli che presentano un gran numero di feomeni carsici (doline, inghiottitoi) e di erosione glaciale (depositi morenici, massi erratici); il versante meridionale, in Calabria, dall'orografia più accidentata ,scende ripido verso la costa occidentale e verso la piana di Sibari, a est, è inciso dall'azione erosiva dei corsi d'acqua ed è spoglio di vegetazione. Al suo interno, sulle pendici dei monti dell'Orsomarso, si trova una delle più estese zone wilderness della penisola; mentre sul Pollino, montagna sacra per gli antichi, esiste ancora un'isola etnica di lingua albanese.
Alle quote più basse compaiono associazioni vegetali xerofile: si tratta di praterie aride che, in base al substrato e alla pendenza, assumono via via forma di cespuglieti e poi di boschi tra cui leccete, ed estesissime formazioni di latifoglie comprendenti querce, aceri, frassini, castagni.
Intorno agli 800-1000 m appare il faggio, che impera fino alle quote più elevate, dove lascia il posto a rare formazioni di pino loricato (Serra delle Ciavole, Serra di Crispo), il vero gioiello vegetale del Parco. Infine, vi sono le praterie d'alta quota (Piani di Pollino, Piano Jannace). A seconda dell'esposizione dei versanti e dell'altitudine, al faggio si associa l'abete bianco, dando origine a una formazione ormai rarissima sull'Appennino meridionale.. Il versante calabro è solcato dal torrente più conosciuto del massiccio, il Raganello, che scava il proprio corso fra imponenti e spettacolari gole. Al suo sbocco, nella piana di Sibari, si trova la bella Civita, uno dei numerosi centri abitati di origine albanese del massiccio.
I Monti dell'Orsomarso l'Orsomarso si pone come un invalicabile ostacolo ai venti carichi d'umidità che arrivano dal Tirreno. Questi, innalzandosi e raffreddandosi, si condensano dando origine a una cappa che sembra coprire costantemente le vette. Umidità, pioggia, influenza marina, diversità nell'asprezza e nell'esposizione dei versanti determinano un'incredibile varietà di combinazioni degli assetti vegetazionali, che comprendono tanto specie mediterranee quanto d'alta montagna. In alcuni luoghi vegetano affratellati il corbezzolo, lacera, il faggio, il pino nero e il pino loricato, situazioni pressoché uniche in Italia.
Il Pino Loricato,simbolo del Pollino
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Il pino loricato è il simbolo del Parco nazionale del Pollino.E' un albero elegante ed imponente,foto 1originario della penisola balcanica.Alcuni botanici sono però del parere che l'esemplare del Pollino sia unico al mondo in quanto presenterebbe caratteristiche genetiche diverse rispetto al "cugino" dei balcani.Il nome deriva dalla costituzione a placche della corteccia,simile alla lorica,la corazza del fante romano.Sono dei veri e propri relitti dell'era glaciale,in perenne lotta per la sopravvivenza contro la furia dei venti e il gelo.Si presenta a bandiera,foto 2 con la chioma tutta da un lato nella direzione del vento,col risultato che sembrano emergere,forti e possenti e allo stesso tempo contorti e tormentatifoto 3dalle rupi impervie e inaccessibili su cui sono abbarbicati.Può raggiungere i 20,30 metri di altezza .Il più longevo è il "Patriarca del Pollino".Vegeta solitario tra i boschi di faggio del Pollinello e non possiamo che rimanere attoniti di fronte allo spettacolo imponente di una sfida ancora in atto tra il tempo e una creatura del mondo vivente.Ha attualmente 963 anni.foto 4
6 commenti:
wow!
ah, a proposito, anzi non c'entra niente, c'è un nuovo sito che penso ti interesserà:
www.cittadinielettori.org
è carino, e speriamo sia anche utile...
saluti pollineschi, raffa
freddo a mormanno??????e quando mai!
stiamo solo a 2 gradi...che vuoi che siano?!
se ci sei stato in quegli anni al sismografo di sicuro ti ha accompagnato un tipo coi baffi vagamente somigliante a che guevara....era mio padre!
TORNERò A TROVARTI!!!
ps:il sito che ti ho segnalato l'ha fatto uno dei migliori amici di quel luigi di mormanno che conosci tu...
nessun problema..
anzi, grazie per la simpatica parentesi.
davvero è il piu corto?
dai che si torna in carreggiata.
un carissimo saluto...ciao
ps: mizzika ke fredddoooo
Ciao Master,
grazie per i versi e per le belle parole che mi hai scritto!
E' vero sai anche se un luogo lo si visita mille volte, ogni volta ci regala emozioni e sensazioni diverse!
A me succede la stessa cosa con il mare!
buona domenica ...edva...**
emmm....
come ti pare questo?
sono tornato in riga?
thò...
cosa vedo!!
altre foto!
ciao a dopo.....
bellissime...
mi par perfino di sentire il profumo dell'aria...
un carissimo saluto
belle, belle....
troppo belle!
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