Per questa nuova trasferta ho pensato ad una ascensione sulle alpi Apuane, un massiccio montuoso che ancora non conoscevo. “Sono una catena montuosa situata nel Nord della Toscana, facente parte del Subappennino toscano. L'aggettivo "apuane" deriva dal fatto che nell'antichità erano abitate dai Liguri Apuani. La complessa storia geologica delle Alpi Apuane, è all’origine della caratteristica morfologia alpino-carsica e della notevole geodiversità di rocce e minerali, tra cui i Marmi, calcari massicci metamorfici celebri in tutto il mondo. La zona di Carrara in particolare è tutt'ora soggetta ad un'escavazione intensa che ha portato alla totale distruzione di intere colline e versanti di montagne”.(il meteo.it)
Anche se non superano i 2000 m. di quota, sono caratterizzate
da una morfologia assai aspra, con le loro valli profondamente incise ed i
versanti imponenti e molto inclinati, e ciò non deve farle sottovalutare
all’escursionista perché si troverà sempre ad affrontare itinerari
difficili, alpestri e selvaggi in tutti i suoi versanti. Giusto per citare le
cime più importanti si considerino il Pisanino, il Cavallo, lo stesso Monte
Contrario, il Grondilice, il Pizzo d’Uccello, il Sagro e il Tambura.
“Le Apuane sono inoltre conosciute per la bellezza dei propri marmi e per i profondi abissi e le grandi cavità del sottosuolo carsico. La posizione geografica del massiccio, la sua esposizione e la diversa natura delle rocce determinano la presenza di ambienti quanto mai vari e contrastanti, che favoriscono la ricchezza floristica e faunistica del territorio.”(parks.it)
Che dire poi delle numerosissime cave di marmo che nel corso
dei secoli hanno deturpato questi splendidi monti, ma che allo stesso tempo
hanno dato ricchezza e lavoro a migliaia di persone di queste terre, favorendo
una florida economia e facendo conoscere al mondo intero il pregiatissimo Marmo
di Carrara, materia prima di celebri scultori quali Michelangelo e Leonardo.
Salta
all’occhio del visitatore attento il metodo di trasporto dei ciclopici blocchi
di marmo trasportati dalle pendici montuose fino a Valle con la tecnica della “Lizzatura, termine che deriva dalla slitta
su cui i blocchi, legati in maniera particolare venivano fatti scivolare su
travi lignee lungo le vie che dal piazzale di carico in cava portavano fino al
piazzale di scarico a valle. Testimonianze certe e documentate della lizzatura
invece le abbiamo a partire dal 1500, quando note di Michelangelo e Leonardo,
fanno riferimento all'acquisto e al trasporto di blocchi di marmo dalle cave di
Carrara, per le loro opere scultoree, tramite slitte in legno, legate con dei
canapi e fatte scivolare su assi di legno. Da quando si hanno le prove
documentate i materiali e le tecniche utilizzate nella lizzatura rimasero
invariate per diversi secoli fino a quando la lizzatura non divenne dismessa
completamente”.(wikipedia).
L’edificio fatiscente presente nella Valle
degli Alberghi, proprio alle pendici di Monte Contrario, nei pressi
dell’attacco della via ferrata è una testimonianza della vita dura fatta di
sacrifici, fatiche e perfino la morte dei cavatori.
Per la
bella quanto difficile salita alpinistica contatto Pasquale, guida alpina di
Firenze che nel frattempo ha organizzato un folto gruppo di appassionati. Da
Firenze, giunto alle 6 del mattino direttamente dalla Calabria ci trasferiamo a
Massa dove si agganciano a noi altri compagni d’avventura. In un bar poco oltre
lo svincolo autostradale e dopo aver fatto colazione ne approfittiamo per
visualizzare sulla cartina la due giorni che ci porteranno a fare la ferrata di
Monte Contrario per scendere al versante opposto al rifugio Donegani,e il
giorno successivo,dal rifugio risalire alla foce di Giovo, proseguire per il
Grondilice ed avviarci in una lunga e complessa discesa che dalla Finestra del
Grondilice ci riporterà al punto di partenza alla località Biforco.
In auto risaliamo la valle del fiume Frigido, oltrepassiamo il paese di Forno di Massa verso la località Casa Biforco (376mt) fino al termine della stretta strada asfaltata, dove si trova uno spiazzo per lasciare l’automobile. La giornata non è delle migliori, nel complesso è nuvolosa, ma poteva andar peggio. Una intensa perturbazione che sta causando un ciclone mediterraneo arreca infatti un certo disturbo anche nell’area interessata all’ascensione, portando vento e una sottile pioggerella.
Così proseguiamo a sinistra per la strada sterrata che segue il Canal Fondone
e, dopo pochi minuti di cammino ci dirigiamo verso la lizza che porta alla
Valle Degli Alberghi. Seguendo il tracciato lungo il ripido sentiero, guadagniamo
quota velocemente, e al di sopra del Canale Degli Alberghi possiamo osservare
il panorama spettacolare della parte alta della valle, dove è ben visibile il
vecchio edificio degli Alberghi, ora abbandonato, che dava rifugio ai
lavoratori che estraevano il marmo dalle numerose cave della zona.
Intorno si vedono le cime dei monti e, in particolare, la maestosa parete sud-ovest del monte Contrario. Continuiamo con il sentiero che conduce alla Casa degli Alberghi (973mt) e, dopo averla oltrepassata, seguiamo la traccia che passa subito al di sopra della Casa stessa e che costeggia il monte Contrario, fino a raggiungere l’attacco (1050mt) della ferrata. Sono trascorse circa 2.30h di faticoso cammino da quando abbiamo lasciato le automobili a Biforco.
La ferrata inizia con un primo tratto caratterizzato da un ripido lastrone facendoci
capire che non sarà di certo una passeggiata. Il passaggio viene superato in
aderenza, aiutandosi con il cavo ,oppure anche con alcuni appigli ed appoggi
presenti, fino a giungere, dopo alcuni minuti, alla piccola zona pianeggiante
dove il cavo si interrompe per una decina di metri. Poco più oltre, verso nord,
inizia il secondo tratto, più lungo e più impegnativo perché la pendenza aumenta
e l’esposizione è maggiore. Chi è dotato di tecniche alpinistiche, può anche
sfruttare appoggi e appigli i quali diminuiscono man mano si sale di quota, per
cui i meno esperti, in qualche tratto, dovranno avanzare aiutandosi con il
cavo e con i paletti metallici che reggono il cavo stesso.
Nella parte finale, sempre più ripida con placche e gradoni di roccia non facili sono anche presenti dei gradini metallici a formare una scala ben piantata nella roccia. Ora la pioggia diviene più insistente bagnando la roccia e costringendoci ad indossare le giacche. Proseguendo verso l’uscita, con balzi sempre ben attrezzati anche con una scaletta metallica, si raggiunge il tratto finale dove si trova una lastra di roccia praticamente liscia e quasi verticale di circa 4 mt,dove,appoggiato lo scarpone in basso sul paletto reggi cavo ed afferrata la corda metallica, ci si tira su con gli scarponi in aderenza senza indugiare. Gli ultimi metri della ferrata sono in forte esposizione perché il cavo tende a sbilanciare lo scalatore verso destra. E finalmente, dopo quattro estenuanti ore vediamo l’uscita a quota 1645 m.
Dall’uscita della ferrata, dato un ultimo sguardo al versante tirrenico, il
panorama verso nord, stupendo, spazia ora sul versante garfagnino: ad est la
vetta del Contrario, a nord-est il Pisanino, a nord-ovest il Pizzo d’Uccello, ad
ovest il Grondìlice e, nella Val Serenaia, poco più in basso, il rifugio Orto
Di Donna (1550mt),raggiungibile in poco più di 20’ tramite un sentiero
inizialmente ripido e su terreno friabile, ma con l’aiuto di cavi metallici. Nel
frattempo il nostro sguardo è deliziato dai colori caldi dell’autunno che
dipingono le faggete tutt’intorno.
Il rifugio Orto di Donna in questo periodo però è chiuso, pertanto sarà necessario optare per l’altro rifugio posto 500 m. di quota più in basso, il Donegani che raggiungeremo dopo un’altra ora e mezza di cammino dapprima su sentiero e poi lungo uno sterrato usato anche dai mezzi che lavorano nelle cave di marmo presenti in zona.
Una ferrata difficile, lunga, faticosa, quasi paragonabile a quella da me
fatta cinque anni fa sul Monte Civetta, la celebre Ferrata degli Alleghesi, proprio
perché sempre verticale, dritta come una spada che non ti permette di prendere
fiato. In effetti sarebbero bastate tre ore o poco meno, ma quando si
affrontano itinerari di questa difficoltà con gruppi numerosi e sotto una fine
pioggia insistente, il tempo ci sta tutto.
Finalmente al Donegani possiamo rilassarci, gustare un’ottima cena e andare
a riposare perché l’indomani ci aspetta un’altra giornata molto impegnativa. Ma
questa la racconteremo nel prossimo post.
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