Finalmente, dopo le continue fluttuazioni di questo inverno
avaro, riesco ad organizzarmi per una fantastica due giorni in terra d’Abruzzo
toccando due complessi montuosi di straordinaria bellezza, il Sirente e Monte
La Meta, quest’ultima appartenente alle
Mainarde e ricadenti nell’unificato Parco Nazionale d’Abruzzo,Lazio e Molise.
Il Monte Sirente la cui cima più elevata raggiunge i 2349 m, fa parte
di un breve gruppo montuoso dell’Appennino Abruzzese ed è compreso nella catena
del Velino-Sirente appartenente al Parco Naturale Regionale Velino - Sirente.
La morfologia del territorio è davvero contrastante. “A far
da contraltare al dolce e sonnacchioso versante meridionale che scende placidamente
verso Ovindoli, a nord la montagna precipita bruscamente con un impressionante
muro roccioso che si estende per quasi 10 chilometri e nella sua parte centrale
supera d’un fiato un dislivello di oltre 600 metri. Questa discesa a picco è
interrotta solo da alcuni ampi e ripidi canaloni, sedi di antichi ghiacciai del
Pleistocene. Il più imponente di tutti è il canalone Maiori, vero paradiso per
gli scialpinisti.”(http://sirenteonline.wix.com)
Risalendo il Maiori, in entrambi i lati si diramano vie
alpinistiche ardite di grande respiro e di estrema eleganza. Una di queste sarà
la meta della giornata di Domenica 10 Aprile, il canalino “Ritorno al Sole” che
raggiunge infine la Cima Sud (2295 m.),salita per la prima volta da Guzzardi, Angelilli
e Davide il 18 Gennaio 1996.Ha uno sviluppo di 250 m. circa, difficoltà AD- con
inclinazioni a 50/55 gradi e un passo a 60.Il tutto fa parte, dal punto di
vista alpinistico del cosiddetto “Settore Centrale” che comprende oltre il
Maiori anche la Valle Lupara.
La partenza per l’Abruzzo inizia però sotto cattivi auspici
in quanto piogge e forti acquazzoni interesseranno le regioni centrali dal
sabato pomeriggio e ininterrottamente fino a domenica mattina, proprio poco
prima dell’ascensione. Il meteo però prevedeva miglioramento progressivo dalla
tarda mattinata per il sopraggiungere dell’alta pressione, e così è stato.
Passando per il pittoresco borgo di Secinaro ci si ritrova
presso lo Chalet del Sirente (1200 m.) dove attendo altri 16 intrepidi
appartenenti all’associazione Alta Quota di Roma, sodalizio molto ben
organizzato per le attività di montagna, dall’alpinismo alla mountain bike, capitanato
dal prode Silvio. Il piazzale dello chalet è colmo di auto parcheggiate nonostante
il tempo non sia eccezionale con cielo coperto e leggera pioggerellina.
Dopo i preparativi di rito ci si avvia lungo il sentiero che
si dipana al lato del fabbricato e si insinua nella faggeta aumentando man mano
di pendenza. Ad un bivio i “capogita” decidono di salire dritto quando invece
sarebbe stato più comodo andare a destra dove la pista era più ampia ed
evidente. Anche la mia traccia gpx scaricata preventivamente mi dava i due
percorsi che potevano essere seguiti scambievolmente.
Infatti quasi al termine della faggeta e all’attacco del
Maiori ci ritroviamo ad attraversare una zona senza sentiero cercando di farci
strada in mezzo ad un intrico di piccoli faggi contorti e piegati dal peso
della neve. Alla fine però ne usciamo anche se con qualche difficoltà. L’inizio
del Maiori è scoperto e dobbiamo risalirne un tratto su fastidioso ghiaione che
termina dopo un centinaio di metri cedendo il posto alla neve. E’ un canalone
molto ampio e dall’aspetto di una immensa conca circondata da speroni rocciosi di
ogni foggia e pareti impressionanti.
Alla nostra sinistra si stacca invece il Vallone della
Lupara, secondo per dimensioni dopo il Maiori, anch’esso costellato di vie
alpinistiche e canalini secondari come del resto tutto il versante nord del
Sirente. Purtroppo folate di nubi che si rincorrono impediscono di ammirare al
meglio il paesaggio che ci circonda rendendolo al contempo misterioso ed
arcano. Un po’ più in alto indossiamo caschetto e ramponi puntando dritti
l’attacco del canalino Ritorno al sole. Il nome della via sembra proprio evocativo
in quanto il tempo comincia a schiarirsi aprendoci gradualmente il sipario sui
contrafforti rocciosi delle pareti di vetta, scoprendosi e svelandosi in tutta
la sua maestosità.
Finalmente dopo una dura rampa su neve non proprio compatta
ma portante raggiungiamo la base dello stretto canalino che si insinua tra due
strette pareti rocciose sviluppandosi a forma di esse. In fila indiana vi entriamo procedendo slegati grazie alla consistenza della neve che non ci
“obbliga” ad assicurarci. Con neve ghiacciata e in diciassette li dentro sarebbe stata un’altra storia e avremmo preso
precauzioni diverse.
Al passaggio chiave, un passo a 60 gradi con poca neve
qualcuno in testa alla cordata incontra qualche difficoltà che si risolve
grazie all’assistenza di Silvio e Sua moglie Francesca. L’uscita della prima
parte del canale diventa spettacolare in quanto la nebbia completamente
dissoltasi cede il posto al fulgore del sole che abbiamo proprio di fronte e ad
un cielo blu cobalto. Ora capisco il perché del toponimo del canale.
Dopo un’ampia selletta risaliamo l’ultimo segmento
guadagnando l’esile crestina rocciosa che ci porta decisamente a conquistare i
2295 m. della Cima Sud. Spettacolare visione sul muro di roccia della vetta del
Sirente inciso da una marea di canalini. Proprio sulla vetta consumiamo il
nostro pranzo frugale che ci consente di recuperare una buona dose di energia e
proseguire verso la Sella del Maiori e successivamente verso la Castellina,
un’altra delle numerose vette del massiccio di 2277 m.
Anche questo duemila degrada dolcemente verso sud rendendo
il paesaggio piatto e tranquillo. Verso Nord invece impressionanti orridi
precipitano sulla Neviera, altro ampio e ripido canalone costellato a sua volta
di canali e speroni rocciosi precipiti. Stanchi ma ampiamente soddisfatti per
l’esaltante ascensione all’interno di uno dei più spettacolari massicci
dell’Appennino, ritorniamo sui nostri passi verso la Sella del Maiori e poi
discesa rapida lungo l’omonimo canale fino allo Chalet passando questa volta
per il sentiero migliore.
Ora non mi resta che rientrare e recuperare velocemente le
energie perché l’indomani mi attenderà un’altra salita di tutto rispetto sulle
Mainarde, il monte La Meta lungo il canale degli “Scontronesi”, ma questa volta
in solitaria.
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