A metà Marzo sulle nostre
montagne l’inverno si ricorda che doveva fare il suo dovere e così per qualche
giorno tra mercoledì 16 e venerdì 18 butta giù un bel po’ di neve, fino a un
metro tondo su tutti i versanti. Il mio compagno di avventura Pasquale tra
Venerdì e Sabato ai Piani di Pollino con un amico in tenda realizza degli
scatti meravigliosi ai pini loricati di Serra Crispo e Ciavole ricoperti
interamente di neve conferendo loro un aspetto simile a gelati alla panna.
La mia intenzione è quella
di fare una bella salita su cresta con neve compatta ma la speranza è mal
riposta perché le temperature non attendono molto ad impennarsi per la giornata
di Lunedì. Comunque meglio tanta neve che
prati ricoperti di margherite.
Mi muovo da solo
destinazione Monte Pollino per la Cresta Nord-Ovest o Direttissima. Giungere in
auto a Colle dell’Impiso non costituisce assolutamente alcun problema in quanto
due giorni prima lungo la strada Ruggio-Visitone lo spalaneve fa piazza pulita.
Giungendo alle sette del mattino ai 1550 m di Piano Ruggio constato che la
temperatura è già di ben nove gradi e questo la dice lunga sul tipo di
condizioni che avrei trovato. Intanto sull’ambiente circostante impatta il
giallo del rifugio De Gasperi che se ne sta li tutto solo e sconsolato in
attesa che qualcuno lo prenda in gestione.
Il silenzio è assoluto,
oggi sul Pollino ci sono soltanto io come un lupo solitario mentre osservo le impronte
sulla neve che tradiscono la presenza di qualche salitore nei giorni
precedenti. Inizialmente la traccia è battuta e il piede non affonda ma questo dura
fino ai Piani di Vaquarro dove sono costretto a calzare le ciaspole per avere
una camminata un pò più comoda sulla neve non battuta che diventa più alta.
Da questo punto panoramico si
ha una bella visione d’insieme del versante orientale di Serra del Prete con il
suo caratteristico circo glaciale a “braccioli di poltrona”, testimonianza
dell’ultima glaciazione conclusasi trentamila anni fa detta di Wurm. Guardando
invece verso sud impatta la piramide del versante nord orientale del Pollino
rendendo chiara e ben distinguibile la via da risalire lungo la cresta.
Giunto al Piano Gaudolino
il manto nevoso si fa più cospicuo e a questo punto l’uso delle racchette da
neve si rende indispensabile. Noto alcune tracce che si diramano per la via
normale e per l’imbocco della pista che conduce ai Piani di Pollino proprio
dove comincio a dirigermi anch’io. L’atmosfera è magica e il luogo solitario,
la neve candida e fresca.
Per attaccare la cresta vado
verso est nel bosco di faggio puntando con lo sguardo la fascia oblunga di
rocce che emerge dagli alberi e che serve da riferimento. E’ un itinerario piuttosto
inedito e poco frequentato sia perché la via normale è vicina sia perché più a destra si innalzano fra dedali di rocce,
cenge e pini loricati le vie di misto tra le più belle ed esaltanti non solo
del Pollino ma dell’Appennino Meridionale quali Squirrell, Dyrekta e I Diavoli
ballano sul Pollino. Oggi però queste splendide vie non sono in condizione, la
neve infatti non si è trasformata per nulla e quindi la cresta Nord Ovest resta
così l’alternativa valida ed
affascinante di questo versante.
Per raggiungere l’attacco
devo faticare non poco per via della neve alta e fresca e le pendenze che
cominciano a diventare importanti,30,40,50 gradi da fare con le ciaspole.
Raggiungo con molta fatica un grosso pino loricato che si trova sul ciglio di
una parete rocciosa che ho precedentemente aggirato e qui decido di togliere le
ciaspole e calzare i ramponi.
Dò uno sguardo attorno a me
e noto una cengia piuttosto esposta che traversa e che va a morire in uno
stretto diedro privo di neve. Sempre per via della neve alta riesco a
raggiungerlo a fatica sperando di superarlo e sormontare verso terreni più
tranquilli ma così no è.
La paretina di cinque, sei
metri è un IV° pieno ed affrontarla da solo, senza un compagno che mi faccia
sicura è un rischio che non mi sento di prendere anche se aimè devo tornare sui
miei passi procedendo a marcia indietro e in forte pendenza. Tornato al punto
di partenza aggiro le rocce sulla sinistra e rimonto alla testata della
precedente parete. Dall’alto è ancora più evidente il rischio che mi sarei
preso.
Nella progressione i
ramponi aiutano poco e le piccozze servono solo come appoggio, anche i piccoli
arbusti intricati di faggio creano qualche problema. Il paesaggio intorno è
semplicemente grandioso, loricati colossali
troneggiano su anguste pareti strapiombanti mentre neve e rocce
disegnano un intrico di vie di straordinaria bellezza.
Dopo essermi un po’
rifocillato sotto un pino loricato e al riparo dal vento emergo dalla faggeta
risalendo l’ultimo tratto di cresta che raggiunge l’anticima Nord Ovest del
Pollino. A questo punto la montagna si spiega davanti a me in tutta la sua maestosa
grandezza mentre con lo sguardo seguo la linea interminabile che dovrò ancora
percorrere sopra spettacolari cornici di neve che sporgono sul Valangone lungo il filo fino in cima.
Piuttosto provato dalla
stanchezza per via della neve alta raggiungo il pilastrino che segna i 2248 m e
che è per metà sommerso dalla neve. Mi fermo giusto qualche minuto per riposare
al riparo dal vento e per qualche scatto sui Piani, dalla Serra Crispo al
Dolcedorme e poi via, discesa rapida lungo il Canalone sud Ovest che affronto
con le ciaspole; la neve infatti qui è notevolmente accumulata e prende in
pieno tutto il sole del pomeriggio.
Lungo la strada di Colle
Impiso c’è solo la mia auto ad aspettarmi ad ulteriore conferma che oggi sono
stato davvero da solo. Soltanto a Piano Ruggio una famigliola si diverte
giocando sulla neve. A parte la neve alta e fresca, a parte le temperature e la
fatica, oggi è stata una bella ed esaltante giornata in montagna.
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