Eccoci nell’areale di Monte Alpi,
estremo lembo settentrionale del Parco del Pollino,montagna aderta e severa.
Fatta eccezione delle vie normali per salire la vetta principale e la sua
gemella Santa Croce,tutti gli itinerari presentano caratteristiche e difficoltà
di tipo alpinistico in tutti i versanti,trattandosi di ascensioni impegnative,tecniche
ed adrenaliniche. Le abbondanti nevicate di quest’ultimo periodo però rendono
impossibili le risalite dei suoi canaloni,per cui si opta per i percorsi di
cresta come la Nord di Monte Alpi per me
inedita in versione invernale. Itinerario fatto da me tre volte in periodo
autunnale già presenta non poche difficoltà nella parte intermedia,e maggiormente
in ambiente innevato dove queste si moltiplicano e si amplificano. La sua
risalita pertanto non è affatto banale e semplice com’è indicato in alcune
guide che la “danno” facile.
La classica località di partenza che
guarda il versante Ovest è la sorgente Vena Nera in contrada Miraldo a 1000 m.
di quota. Da questo punto di osservazione la visione dell’impressionante parete
occidentale rapisce lo sguardo proiettandoti al cospetto della spettacolare parete dell’Heiger per la sua morfologia a
cenge , gradoni e salti strapiombanti,un vero paradiso della verticalità. Come
posso dimenticare inoltre la straordinaria salita del canalone “I
Moschettieri”realizzata con Mimmo qualche anno fa,via ripetuta per la prima
volta dopo dieci anni dalla sua apertura,un vero fiore all’occhiello di questa
gran bella montagna.
Oggi sono con Pasquale con il quale sto condividendo quasi tutte le ultime fatiche in montagna. Mentre ci avviamo verso l’attacco della cresta mi accorgo che la macchina fotografica non va più. Dopo dieci anni di onorato servizio in tutte le parti d’Italia ora si mette a scattare foto “sparate”,problema di otturatore bloccato probabilmente. Almeno mi permette di girare solo i video. La temperatura oscilla tra i -1 a +1 e subito incontriamo la neve. Un’altra caratteristica positiva è l’avvicinamento contenuto verso l’attacco delle vie.
Ci dirigiamo decisamente verso il
punto più comodo per affrontare la prima parte del crinale ma già la neve che
in alcuni punti presenta degli accumuli notevoli rende un po’ disagevole la
progressione. Le pendenze pronunciate inoltre non permettono l’utilizzo delle
ciaspole. Raggiunto il filo di cresta notiamo ampie zone scoperte di neve. E’
facile dedurre che i forti venti di tramontana dei giorni passati
avevano“sparacchiato” la neve proiettandola dai versanti nord orientali a
quelli sud occidentali. Seguiamo il filo alternando zone asciutte a profondi
gradoni di neve farinosa fra le rocce sporgenti deliziati allo stesso tempo dalla
presenza di curiose cornici a cupola modellate dal vento che si affacciano
dalle strapiombanti pareti. Già qui il panorama si fa superbo verso il
lontano Sirino,altro gigante di 2000 mentre
ci osserva con noncuranza.
Sempre seguendo il filo di cresta
gettando di tanto in tanto lo sguardo verso gli orridi stracolmi di neve
raggiungiamo il Belvedere,caratteristico punto panoramico allestito con
staccionate di legno e una casupola che a dire il vero non so proprio a cosa
serva. Il Belvedere è altresì raggiunto da un comodo sentiero che aggirando da
sinistra la cresta nord si snoda dolcemente all’interno del bosco della Lupara.
Raggiuntolo ed essendoci saziati di sublimi visioni a 360 gradi è bene
cominciare a delineare con lo sguardo il nostro percorso di salita,che dopo una
ripida impennata raggiunge una parete invalicabile.
A questo punto bisogna scegliere se entrare
da destra nella parte sommitale del canale “I Moschettieri”o aggirare da
sinistra cercando un percorso più agevole. Nelle tre precedenti ero sempre
entrato nel canale affrontandolo di petto per guadagnarne l’uscita,ma senza
neve. Ora vista la grande quantità di neve morbida in esso presente,preferiamo
aggirare la parete da sinistra,e dopo un traverso in diagonale puntiamo la
parete lungo il tratto meno impervio. Questi si rivela più ostico del previsto.
Dobbiamo impegnare una breve rampa ghiacciata a 50 gradi senza ramponi fino a
raggiungere un risalto roccioso da aggirare ulteriormente sulla sinistra. Ci
rendiamo conto che proseguire oltre senza attrezzatura alpinistica diventa
rischioso,così seppur trovandoci in un punto molto scomodo riusciamo a calzare
i ramponi,ma abbiamo solo una piccozza ciascuno e niente corda.
L’aggiramento facendo un
insidioso traverso molto esposto con pendenze a 65 gradi e con una sola piccozza non è la cosa
ideale e allora massima attenzione. Risaliamo una seconda rampa a 65 gradi e
raggiungiamo un pendio più appoggiato. Almeno respiriamo un po’. Quì aggiriamo
un altro salto di roccia da destra che ci porta attraverso un altro pendio a
65,70 gradi ma con neve più morbida verso un faggio che si rivela un utile
punto d’appoggio. Al di sopra d’esso il peggio è passato. Questo è il tratto
alpinistico della cresta nord da affrontare con ramponi,doppia piccozza facendo
sicura con un tiro di corda.
Proseguendo nella faggeta ci affacciamo
all’uscita del grandioso canalone “I Moschettieri” sulle cui pareti allignano
gli ultimi esemplari di pini loricati a nord d’Italia,alcuni dei quali
completamente ghiacciati tali da sembrare di cristallo. Poco dopo, emergendo
dal bosco,la cresta piega decisamente verso Est. La rimontiamo sul filo tra
caratteristiche cornici che si affacciano sui canaloni precipiti delle
“Sentinelle” e della “Ghost Line”fino a raggiungere la vetta,quota 1901 m.
Qui il paesaggio si apre
ulteriormente verso l’opposta cresta aerea di Santa Croce e Timpa del Corvo proveniente
dal Salicone di Latronico,al pittoresco lago Cogliandrino e sui monti Zaccana e
La Spina e a Nord il Raparo.Gran bella salita,mai scontata,sempre piacevole e
adrenalinica,di quelle vie che si ripetono volentieri. Dopo le foto di rito e
una veloce colazione giù in picchiata scendendo a guadagnare la via normale,ma
preferendo poi costeggiare il bosco e il canale Ghost Line fino alla base e
successivamente alla frazione “I Frusci” per ritornare infine all’auto.
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