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domenica 19 febbraio 2017

Dolcedorme Cresta Tommaselli (Nord)



Per il Sabato 11 Febbraio si creano tutte le premesse a realizzare un’ascensione invernale a tutti gli effetti, con tanta, troppa neve. Piove a dirotto fino a Venerdì notte che in montagna vuol dire neve a partire da 1400 metri in su ma con temperature tutto sommato abbastanza miti. A fare i canaloni non se ne parla proprio né a sud ma neanche a nord, e una soluzione ideale potrebbe essere una cresta. Io penso alla Tommaselli del Dolcedorme che si potrebbe raggiungere soltanto da Civita via Colle Marcione attraversando la Fagosa fino al Piano di Fossa prima e a quello di Acquafredda poi. Dal piano impegnare la crestina del Passo delle Ciavole e risalita fino in vetta.




L’idea dei due miei compagni di viaggio ai quali mi aggregherò è però diversa. Damiano che non sale in montagna dallo scorso Settembre sarebbe propenso a valicare il Passo per andare a fotografare gli spettacolari pini loricati di Serra delle Ciavole. Per lui è un’occasione unica visto che dovrebbero essere completamente ricoperti di neve. Per Pasquale andrebbero bene entrambe le opzioni.




Ci rechiamo a Lauropoli (fraz. Di Cassano allo Jonio) alle 6.45 per unirci a Damiano che ha il fuoristrada. Nel frattempo un magnifico colpo d’occhio sulla dorsale del Dolcedorme colpito dalla luce rosea del sole appena sorto rapisce il nostro sguardo. Percorrendo poi una scorciatoia in poco tempo siamo a Civita per intraprendere la strada che porta sui monti e giunti al rifugio Colle Marcione lo spettacolo che si spiega è assolutamente da lasciare senza respiro.




Tutta la catena da Timpa del Principe a Serra Crispo è completamente ricoperta da tantissima neve e di un candore che non vedevo da molto tempo. I canaloni di Serra Ciavole sono strapieni al punto da essere indistinguibili e osservando in modo particolare il Dolcedorme, spostato più a sinistra mi accorgo che non è per niente facile conquistarlo. Purtroppo commetto l’ingenuità di dimenticare le ciaspole nel baule della mia auto tranquillamente parcheggiata a Lauropoli. Il caso vuole però che Damiano ne abbia portato due paia dietro altrimenti non sarei andato molto lontano.





Si parte alle 8 dalla località Bellizzi seguendo la pista che raggiunge la sorgente del Vascello e già da qui si rende indispensabile l’uso delle ciaspole. La camminata comunque è abbastanza agevole e fino a Piano di Fossa lungo la sterrata l’innevamento non ci crea problemi. Al piano la luce è meravigliosa, la neve immacolata che per forza di cose dobbiamo violentare ricopre ogni cosa. Dal palo di legno con le tabelle dei sentieri che emerge dalla neve appuriamo che deve essercene almeno un metro e mezzo. Tutto intorno è spettacolo puro, si vedono chiaramente i pini loricati abbarbicati sulle rocce così sontuosi da sembrare sculture di cristallo.




Ora dobbiamo raggiungere il Piano di Acquafredda affrontando la Scaletta, il sentiero che colmando ripidamente i duecento metri di dislivello collega i due piani. Nell’attraversare la faggeta l’innalzamento repentino della temperatura provoca lo scioglimento rapido della neve sugli alberi causando una vera e propria pioggia, scariche copiose con pezzi di ghiaccio.




Raggiungiamo in tre ore il Piano di Acquafredda, una splendida conca carsica adagiata ai piedi della parete nod-est del Dolcedorme a 1820 metri di quota. Qui Damiano propone di andare su Serra Ciavole a immortalare i loricati in queste condizioni. ”Quando ricapiterà una occasione del genere !” dice e non gli do torto, però il mio istinto di scalatore mi induce a puntare la Cresta Nord del Re dell’Appennino Meridionale. Soltanto a vederla in questa veste glaciale mi cattura in una maniera quasi ipnotica. Allora si decide: io vado in solitaria sul Dolcedorme, Pasquale e Damiano sulla Ovest di Serra Ciavole. Rendez-vous a Piano di Fossa, i due compagni ritornando sui loro passi, io obliquando lungo la parete est del Dolcedorme dopo la vetta e quindi scendendo al Piano.




 
































Una scelta un po’ atipica quella di separarci ma la mia sarebbe stata una salita non tecnicamente rischiosa, quindi su terreno abbastanza facile, la loro una ciaspolata. Al Piano di Acquafredda racchette ai piedi mi avvio in solitaria ad attraversarlo e risalire il bosco prima di uscire allo scoperto sul crestone. Più salgo maggiori diventano le pendenze fino a toccare quasi 50 gradi al margine del bosco e gli ultimi metri sono davvero tremendi. La neve è alta e farinosa e devo procedere a colpi di ciaspole come se gradinassi con i ramponi su un pendio ghiacciato. A volte devo operare dei traversi per trovare neve migliore che però mi fa sempre sprofondare e retrocedere ad ogni passo.





Ormai però mi trovo al bordo del bosco e alla fine mi isso anche a forza di braccia aiutandomi con i rami dei piccoli faggi. Un ultimo sforzo ed è fatta, sono allo scoperto e la neve diventa più compatta, ma vi assicuro che la parte terminale del bosco è stata massacrante costandomi davvero tanta fatica. Levo le ciaspole che da una parte aiutano ma dall’altra spaccano i muscoli delle gambe sostituendole ai ramponi.




 
Ora bisogna risalire il lungo crestone colmando il dislivello residuo di 300 metri ma nel frattempo si alza un nebbione talmente denso che non si vede più niente. Tutto diventa di un bianco abbagliante fondendosi neve e nebbia che mi sembra di galleggiare nel nulla assoluto. Di tanto in tanto la coltre si dirada di quel poco da lasciare intravedere il sole e le rocce affioranti lungo la cresta. La neve a volte è compatta, ghiacciata, a volte farinosa, a volte crostosa e fastidiosa ma procedo con andatura costante e passo cadenzato.




Dopo una bella pettata noto una gobba nevosa che dovrebbe segnare la fine della cresta Nord e in effetti è così. La nebbia però diventa ancora più fitta costringendomi a procedere lungo la dorsale finale e dirigermi a intuito verso la vetta che a un certo punto penso di aver raggiunto. Il versante Sud del Dolcedorme praticamente non esiste, è tutto completamente bianco ma mi accorgo di costeggiare il bordo dei dirupi meridionali per via delle cornici presenti. Alla fine penso di aver raggiunto la vetta, una gobba nevosa che sembra più alta di quelle successive che distinguo a malapena.




Stoppo il gps fermando quindi la traccia e successivamente vedo che lo stop è avvenuto esattamente a 2267 m., ne metro più ne metro meno. Finalmente c’è un’apertura proprio verso la zona di Piano di Fossa che si comincia a intravedere così mi avvio in diagonale lungo la parete Est fino a trovarmi sopra di esso. Li in mezzo noto due puntolini scuri che non riesco a distinguere fino a quando si avvicinano tra loro. Sono Pasquale e Damiano che nel frattempo hanno raggiunto il Piano da un po’. Riescono anche a scorgermi e a fotografarmi mentre scendo verso il bosco. Ci lanciamo un urlo reciproco per tenerci in contatto e non appena siamo a portata di voce mi dicono che cominciano ad avviarsi. Alla fine di una bella discesa nel bosco e dopo aver rimesso le ciaspole li riprendo alla sorgente del Vascello.




Mi diranno di aver fotografato i pini loricati sulla Ovest di Serra Ciavole che erano di uno splendore unico e che provvedo a postare dopo il mio foto racconto. Gli ultimi passi prima di arrivare al fuoristrada ci portano al cospetto della poderosa parete Ovest della Timpa San Lorenzo mentre dietro di noi lasciamo le splendide montagne che oggi ci hanno regalato emozioni uniche in un ambiente severo e maestoso. 

Scarica la traccia GPX

 Da questo punto seguono le foto dei pini loricati di Serra Ciavole. 

FOTO: PASQUALE BUONO