Per il Sabato 11 Febbraio si creano tutte le premesse a realizzare
un’ascensione invernale a tutti gli effetti, con tanta, troppa neve. Piove a
dirotto fino a Venerdì notte che in montagna vuol dire neve a partire da 1400
metri in su ma con temperature tutto sommato abbastanza miti. A fare i canaloni
non se ne parla proprio né a sud ma neanche a nord, e una soluzione ideale
potrebbe essere una cresta. Io penso alla Tommaselli del Dolcedorme che si
potrebbe raggiungere soltanto da Civita via Colle Marcione attraversando la
Fagosa fino al Piano di Fossa prima e a quello di Acquafredda poi. Dal piano
impegnare la crestina del Passo delle Ciavole e risalita fino in vetta.
L’idea dei due miei compagni di viaggio ai quali mi
aggregherò è però diversa. Damiano che non sale in montagna dallo scorso
Settembre sarebbe propenso a valicare il Passo per andare a fotografare gli
spettacolari pini loricati di Serra delle Ciavole. Per lui è un’occasione unica
visto che dovrebbero essere completamente ricoperti di neve. Per Pasquale andrebbero
bene entrambe le opzioni.
Ci rechiamo a Lauropoli (fraz. Di Cassano allo Jonio) alle
6.45 per unirci a Damiano che ha il fuoristrada. Nel frattempo un magnifico
colpo d’occhio sulla dorsale del Dolcedorme colpito dalla luce rosea del sole
appena sorto rapisce il nostro sguardo. Percorrendo poi una scorciatoia in poco
tempo siamo a Civita per intraprendere la strada che porta sui monti e giunti
al rifugio Colle Marcione lo spettacolo che si spiega è assolutamente da
lasciare senza respiro.
Tutta la catena da Timpa del Principe a Serra Crispo è
completamente ricoperta da tantissima neve e di un candore che non vedevo da
molto tempo. I canaloni di Serra Ciavole sono strapieni al punto da essere
indistinguibili e osservando in modo particolare il Dolcedorme, spostato più a
sinistra mi accorgo che non è per niente facile conquistarlo. Purtroppo
commetto l’ingenuità di dimenticare le ciaspole nel baule della mia auto
tranquillamente parcheggiata a Lauropoli. Il caso vuole però che Damiano ne abbia
portato due paia dietro altrimenti non sarei andato molto lontano.
Si parte alle 8 dalla località Bellizzi seguendo la pista
che raggiunge la sorgente del Vascello e già da qui si rende indispensabile
l’uso delle ciaspole. La camminata comunque è abbastanza agevole e fino a Piano
di Fossa lungo la sterrata l’innevamento non ci crea problemi. Al piano la luce
è meravigliosa, la neve immacolata che per forza di cose dobbiamo violentare
ricopre ogni cosa. Dal palo di legno con le tabelle dei sentieri che emerge
dalla neve appuriamo che deve essercene almeno un metro e mezzo. Tutto intorno
è spettacolo puro, si vedono chiaramente i pini loricati abbarbicati sulle
rocce così sontuosi da sembrare sculture di cristallo.
Ora dobbiamo raggiungere il Piano di Acquafredda
affrontando la Scaletta, il sentiero che colmando ripidamente i duecento metri
di dislivello collega i due piani. Nell’attraversare la faggeta l’innalzamento
repentino della temperatura provoca lo scioglimento rapido della neve sugli
alberi causando una vera e propria pioggia, scariche copiose con pezzi di
ghiaccio.
Raggiungiamo in tre ore il Piano di Acquafredda, una
splendida conca carsica adagiata ai piedi della parete nod-est del Dolcedorme a
1820 metri di quota. Qui Damiano propone di andare su Serra Ciavole a
immortalare i loricati in queste condizioni. ”Quando ricapiterà una occasione
del genere !” dice e non gli do torto, però il mio istinto di scalatore mi induce
a puntare la Cresta Nord del Re dell’Appennino Meridionale. Soltanto a vederla
in questa veste glaciale mi cattura in una maniera quasi ipnotica. Allora si
decide: io vado in solitaria sul Dolcedorme, Pasquale e Damiano sulla Ovest di
Serra Ciavole. Rendez-vous a Piano di Fossa, i due compagni ritornando sui loro
passi, io obliquando lungo la parete est del Dolcedorme dopo la vetta e quindi
scendendo al Piano.
Una scelta un po’ atipica quella di separarci ma la mia
sarebbe stata una salita non tecnicamente rischiosa, quindi su terreno abbastanza
facile, la loro una ciaspolata. Al Piano di Acquafredda racchette ai piedi mi
avvio in solitaria ad attraversarlo e risalire il bosco prima di uscire allo
scoperto sul crestone. Più salgo maggiori diventano le pendenze fino a toccare
quasi 50 gradi al margine del bosco e gli ultimi metri sono davvero tremendi.
La neve è alta e farinosa e devo procedere a colpi di ciaspole come se gradinassi
con i ramponi su un pendio ghiacciato. A volte devo operare dei traversi per
trovare neve migliore che però mi fa sempre sprofondare e retrocedere ad ogni
passo.
Ormai però mi trovo al bordo del bosco e alla fine mi isso
anche a forza di braccia aiutandomi con i rami dei piccoli faggi. Un ultimo
sforzo ed è fatta, sono allo scoperto e la neve diventa più compatta, ma vi
assicuro che la parte terminale del bosco è stata massacrante costandomi
davvero tanta fatica. Levo le ciaspole che da una parte aiutano ma dall’altra
spaccano i muscoli delle gambe sostituendole ai ramponi.
Ora bisogna risalire il lungo crestone colmando il dislivello residuo di 300 metri ma nel frattempo si alza un nebbione talmente denso che non si vede più niente. Tutto diventa di un bianco abbagliante fondendosi neve e nebbia che mi sembra di galleggiare nel nulla assoluto. Di tanto in tanto la coltre si dirada di quel poco da lasciare intravedere il sole e le rocce affioranti lungo la cresta. La neve a volte è compatta, ghiacciata, a volte farinosa, a volte crostosa e fastidiosa ma procedo con andatura costante e passo cadenzato.
Dopo una bella pettata noto una gobba nevosa che dovrebbe
segnare la fine della cresta Nord e in effetti è così. La nebbia però diventa
ancora più fitta costringendomi a procedere lungo la dorsale finale e dirigermi
a intuito verso la vetta che a un certo punto penso di aver raggiunto. Il
versante Sud del Dolcedorme praticamente non esiste, è tutto completamente
bianco ma mi accorgo di costeggiare il bordo dei dirupi meridionali per via
delle cornici presenti. Alla fine penso di aver raggiunto la vetta, una gobba
nevosa che sembra più alta di quelle successive che distinguo a malapena.
Stoppo il gps fermando quindi la traccia e successivamente
vedo che lo stop è avvenuto esattamente a 2267 m., ne metro più ne metro meno.
Finalmente c’è un’apertura proprio verso la zona di Piano di Fossa che si
comincia a intravedere così mi avvio in diagonale lungo la parete Est fino a
trovarmi sopra di esso. Li in mezzo noto due puntolini scuri che non riesco a
distinguere fino a quando si avvicinano tra loro. Sono Pasquale e Damiano che
nel frattempo hanno raggiunto il Piano da un po’. Riescono anche a scorgermi e
a fotografarmi mentre scendo verso il bosco. Ci lanciamo un urlo reciproco per
tenerci in contatto e non appena siamo a portata di voce mi dicono che
cominciano ad avviarsi. Alla fine di una bella discesa nel bosco e dopo aver
rimesso le ciaspole li riprendo alla sorgente del Vascello.
Mi diranno di aver fotografato i pini loricati sulla Ovest
di Serra Ciavole che erano di uno splendore unico e che provvedo a postare dopo
il mio foto racconto. Gli ultimi passi prima di arrivare al fuoristrada ci
portano al cospetto della poderosa parete Ovest della Timpa San Lorenzo mentre dietro
di noi lasciamo le splendide montagne che oggi ci hanno regalato emozioni
uniche in un ambiente severo e maestoso.
Nessun commento:
Posta un commento